CINOZZI (Cinozzi dei Gini), Girolamo
Nacque a Firenze il 22 apr. 1461 da ser Angelo di Cinozzo e da Ginevra di Piero Dal Pozzo Toscanelli, figlia di un fratello del celebre medico e matematico Paolo.
Già nel sec. XIV vi erano stati nella famiglia, che originariamente portava il cognome Cini, alcuni linaioli e rigattieri che godevano di una discreta posizione sociale ed erano abilitati all'esercizio delle cariche pubbliche. li nonno paterno del C., Cinozzo di Giovanni, fu uno speziale di modesta agiatezza, con un negozio al centro della città, qualche possedimento in campagna e un giro di relazioni abbastanza vasto: dei suoi figli il primogenito, Simone, divenne un noto medico, Bartolomeo, linaiolo, fu membro della Signoria nel maggio-giugno 1454 e ser Angelo esercitò con fortuna la professione notarile ed ebbe anche alcuni uffici di qualche importanza. Nel 1447 e nel 1466 fu notaio della Signoria e negli anni intorno al 1480 era notaio del camerlengo dell'arte della lana. Oltre al C., ser Angelo ebbe quattro figli: Bartolomeo, che entrò nel convento fiorentino di S. Marco nel 1488 e vi morì di tisi dieci anni dopo; Lorenzo, che con il nome di fra' Placido divenne anche lui domenicano nel 1496 e fu più tardi autore della nota Epistola sulla vita del Savonarola (Villari-Casanova, pp. 3, 28); Caterina, che sposò nel 1487 Michele del Cittadino portando una dote di 1.000 fiorini, e Alessandra, che forse si fece monaca o morì in tenera età. I titoli politici dei Cinozzi furono riconosciuti dal governo della Repubblica quando due membri della famiglia - lo stesso C. e il cugino Piero di maestro Simone - furono ammessi a far parte del Consiglio generale istituito nel 1495.
II.C. studiò logica e medicina a Pistoia (nel 1480, quando, l'università fiorentinopisana era stata trasferita in quella città) e a Pisa, dove la sua presenza è attestata da documenti del 1481, del 1482 e del 1485. A Pisa dovette laurearsi in quest'ultimo anno, per iniziare poco dopo l'esercizio della professione medica a Firenze, dove nel 1487 sposò Gismonda Falconieri, che apparteneva a una vecchia flamiglia del patriziato cittadino e che gli dette quattro figli: Angelo, Giovanna, Niccolò e Simone. Questo matrimonio fa pensare che la collocazione sociale del C. doveva essere vicina al ceto dirigente; e un altro indizio che convalida tale ipotesi viene dalle notizie dei suoi amichevoli rapporti con Giovan Vittorio Soderini, fratello del celebre gonfaloniere Piero (1502-1512) e autorevole protagoinista nella vita pubblica fiorentina del tempo.
Come i suoi fratelli Bartolomeo e Lorenzo, il C. fu un fervente seguace del Savonarola e nel 1497 partecipò attivamente alle polemiche che coinvolsero i piagnoni, pubblicando, nel giro di pochi mesi, una Epistola in difesa delle sue idee religiose, un opuscolo con il testo della predica che il Savonarola tenne in S. Maria del Fiore, fra contrasti e tumulti, il giorno dell'Ascensione (4 maggio) e una lettera all'abate generale dei vallombrosani in risposta ai velenosi libelli del monaco Angelo Fondi, detto Angelo da Vallombrosa o Angelo Peccatore. Il C. cercava così di difendere la posizione del priore di S. Marco in un periodo di grandi difficoltà, quando la città era afflitta da una terribile carestia, da una pericolosa epidemia di peste e da un disorientamento che favoriva i nemici dei piagnoni, i quali si trovavano anche a dover fronteggiare l'aperta e irriducibile ostilità di Alessandro VI, la cui scomunica contro il frate ribelle fli pubblicata a Firenze il 18 giugno. Gli scritti del C. vanno quindi visti nell'ambito di questi accesi contrasti che preludevano alle più gravi vicende fra le quali si concluse tragicamente, nella primavera dell'anno successivo, la vita del Savonarola. L'ultimo di quegli scritti, cioè la lettera contro Angelo da Vallombrosa, venne pubblicato proprio nel momento in cui - alla fine di agosto del 1497 - era recentissimo il ricordo delle esecuzioni, avvenute pochi giorni prima, di Bernardo del Nero e di altri noti nobili fiorentini accusati di aver complottato a favore di Piero de' Medici. Nelle vere lotte politiche che si affiancavano alle polemiche sul profetismo savonaroliano, il C. non dovette tuttavia avere una parte di rilievo, perché non risulta che egli abbia svolto azioni degne di ricordo nei maneggi rivolti ad assicurare il mantenimento del controllo sul governo cittadino ai capi della fazione piagnona. Nonostante che le sue idee fossero ben note e che avesse anche sottoscritto la famosa petizione al papa in favore dei Savonarola del luglio 1497 (Villari-Casanova, p. 517), non fu considerato persona pericolosa quando mutarono le sorti della politica fiorentina e coinvolto nei processi dell'aprile-maggio 1498.
Mancano notizie su di lui per il periodo successivo al 1497, Morì dopo il 1529, perché il suo nome è ricordato in un atto di quell'anno.
Il primo opuscolo che uscì fra i citati fu probabilmente l'Epistola di Hier. Cinozzi phisico in favore della verità predicata dal venerando padre frate Hieronymo da Ferrara (Firenze, Bartolomeo de' Libri, 1497; cfr. Gesamtkatalog, n. 7043). In questo scritto evidentemente destinato a scopi di propaganda, il C. diceva di voler rispondere ad alcune obiezioni dell'amico Taddeo Ugolini e cercava di scagionare il Savonarola dall'accusa - presumibilmente diffusa in. vari ambienti fiorentini - di ricevere fra i suoi seguaci gente di dubbia fama; attaccava poi i nemici dei piagnoni, invitando l'Ugolini a considerare "quanto fermento putrido..." fosse quello che corrompeva "questa massa" di malevoli e invidiosi. Per la grande corruzione di quei tempi, Cristo era stato indotto a inviare alcuni riformatori che restaurassero la fede nella sua purezza; e non doveva far meraviglia la resistenza di chi voleva mantenersi nel peccato. L'edizione (su un testo che si ritiene raccolto da Lorenzo Violi) della Predica del ven. p. frate Hieronymo da Ferrara facta, la mattina della Ascensione, 1497, fu subito largamente diffusa in due stampe composte a breve distanza di tempo (Firenze, Lorenzo Morgiani e Johann Petri, e ibid., Bartolomeo de' Libri; cfr. Ridolfi, Cronologia, pp. 148 s., nn. 48-49; Indice gener. degli incunaboli., V, p.48, n. 8759, e la moderna edizione di questa predica in Savonarola, Prediche sopra Ezechiele, II, pp. 351-371). Con i suoi frequenti richiami alla perversità degli antisavonaroliani, la predi.ca dell'Ascensione ci riporta ai drammatici contrasti di quei giorni: la sua efficacia è poi accresciuta dal racconto che il C. inserì fra le due parti dei testo (corrispondenti al discorso fatto in chiesa e a quello ripreso la sera, dopo l'interruzione causata dai compagnacci, in S. Marco) per portare la sua testimonianza sui fatti ai quali aveva assistito. In quel racconto egli fra l'altro confermò, un po' ingenuamente, che alcuni notabili piagnoni, nonostante il recente divieto. della Signoria, avevano preso le armi per difendere il Savonarola: ammise cioè una circostanza che aveva provocato molte critiche fra i Fiorentini (Parenti, Storia fiorentina, pp. 181-188). Date le vivacissime dispute seguite alla predica, quello del C. fu dunque un intervento destinato a stimolare le controversie in corso e dovette suscitare un grande interésso anche alivello popolare. Infine, il 25 agosto, il C. pubblicò l'Epistola... al vener. p. abbate... di Valenbrosa contra all'abate anachorita, ex Florentia, die XXV Agusti MCCCCLXXXXVII (Firenze, Bartol. de' Libri; cfr. Gesamtkatalog, n. 7044; Schnitzer, Die Flugschriftenliteratur, p. 26, e De Maio, Savonarola, p. 98). L'opuscolo conteneva una sdegnata risposta agli attacchi mossi contro il Savonarola da Angelo da Vallombrosa con i suoi libelli dell'11 e del 31 luglio (Gesamrkatalog, nn. 1914, 1918). Il C. vi faceva seguire alla lettera all'abate di Vallombrosa una Epistola... a tutti i fedeliet amatori della verità nella quale spiegava i motivi che lo avevano indotto a polemizzare contro un personaggio che non meritava molta attenzione.
Gli opuscoli del C. fanno pensare a una preparazione culturale legata alle tradizioni degli studi di logica e di medicina e lontana dalle tendenze umanistiche: essi sono l'espressione di genuini sentimenti religiosi e rivelano una consuetudine con le Sacre Scritture che doveva essere abbastanza comune fra i savonaroliani. Come harilevato il Weinstein (Savonarola and Florence, p. 242), le idee del C. concordano pienamente con i temi centrali che ricorrono nelle opere dei suoi compagni di fede: come la maggior parte dei piagnoni, egli crede sinceramente che le riforme fiorentine siano l'avvio al rinnovamento generale della Chiesa e che Firenze - la nuova Gerusalemme - sia stata scelta dalla Provvidenza per portare iI mondo verso una nuova era.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Firenze, Catasto, 78. cc. 101r-102r; 1015/I, cc. 137r-138v; Ibid., Decima repubblicana, 28, cc. 373r-374v; Ibid., Manoscritti, 350 (= Carte Ancisa, CC), cc. 584r, 589v; 354 (= Carte Ancisa, GG), cc. 665r-666r, 672v; 355 (= Parte Ancisa, HH, 1), c. 107v; 359 (= Carte Ancisa, LL), cc. 152v-153r, 249r; Ibid., Nobiltà è cittadinanza, Quartiere di S. Giovanni, 1-2, c. 15r; Ibid., Notarile antecos., A415, cc. n.n.; B 1047 (Protoc. del 1493), cc. n.n.; L 277, c. 7v; S141, cc. n.n.; Ibid., Priorista Mariani, VI, cc;1418v-1419r; Ibid., Raccolta Sebregondi, 5260; Firenze, Bibl. Medicea Laurentana, Conventi soppressi, S. Marco, 370: Annalia conventus S. Marci, cc. 97v, 158r; Firenze, Biblioteca nazionale, Carte Passerini, 37, ad vocem;39: G. Cambi Importuni, Cittadini abili al Consiglio generale della Repubblica principiato l'anno 1495, c. 179v; Ibid., Poligrafo Gargani, 604, 607, ad vocem;Pisa, Archivio arcivescovile, Dottorati, 2, cc. 132v, 225r; G. Cambi, Istorie fiorentine, in Delizie degli eruditi toscani, XX(1785), coll. 331, 396; XXI (1785), coll. 18, 104, 174; I. Nardi, Istorie della città di Firenze, a cura di L. Arbib, Firenze 1842, I, pp. 119-125; B. Cerretani, Istoria fiorentina, in J. Schnitzer, Quellen und Forsch. zur Geschichte Savonarolas, III, München 1904, pp. 43-46; P. Parenti, Storia florentina, ibid., IV, Leipzig 1910, pp. 181-188; F. Guicciardini, Storie fiorentine, a cura di R. Palmarocchi, Bari 1931, pp. 132-147; La vita del Beato Ier. Savonarola scritta da un anonimo del sec. XVI e già attribuita a fra Pacifico Burlamacchi, a cura di R. Ridolli, Firenze 1937, pp. 106-109; G. Savonarola, Prediche sopra Ezechiele, a cura di R. Ridolfi, Roma 1955, II, pp. 351-371, 389; P. Villari, La storia di fra G. Savonarela e de' suoi tempi, Firenze 1898, II, pp. 23, CCXXXVIIs; P. Villari-E. Casanova, Scelta di prediche e scritti di fra G. Savonarola, con nuovi documenti intorno alla sua vita, Firenze 1898, p. 517; J. Schnitzer, Die Flugschriftenliteratur für und wider Savonarola, in Festgabe für K. T. v. Heigel, München 1903, pp. 225 s.; Id., Savonarola, Milano 1931, I, pp. 458, 463, 478, 492, 504; II, pp. 517 s.; D. Marzi, La Cancelleria della Repubblica fiorentina, Rocca San Casciano 1910, pp. 500, 503; R. Ridolli, Cronologia e bibliografia delle prediche di G. Savonarola, Firenze 1939, pp. 148 s. nn. 48, 49; A. Alessandrini, Angelo da Vallombrosa, in Diz. biogr. d. Italiani, III, Roma 1961, pp. 238-240; L. Martines, Lawyers and Statecraft, in Renaissance Florence, Princeton 1968, p. 487; R. De Maio, Il Savonarola e la Curia romana, Roma 1969, p. 88; D. Weinstein, Savonaroia and Florence, Princeton 1970, pp. 240, 242; G. Pampaloni, Il movimento piagnone secondo la lista del 1497, in Studies on Machiavelli, a cura di M. P. Gilmore, Firenze 1972, pp. 335-347; R. Ridolfi, Vita di G. Savonarola, Firenze 1974, pp. 283-313, 610, 618; A. F. Verde, Lo Studio fiorentino, 1473-1503, Pistoia 1977, III, 1. pp. 368 s.; III, 2, pp. 969, 971 s., 974, 976, 978, 1153 s.; L. Hain, Repert. bibliogr., II, 2, p. 285. nn. 14398, 14399; D. Reichling, Appendices ad Haimi- Copingeri Repertorium bibliographicum, 1, p.76, a. 1054; Gesamtkatalog der Wiegendrucke, II, coll. 272 s., nn. 1914, 1918; VI, coll. 684 s., nn. 7043, 7044; Indice gener. degli incun. d. Bibliot. d'Italia, II, p. 95, nn. 3001, 3002; V, p. 48, nn. 8759, 8760.