COLONNA, Girolamo
Nacque a Napoli nell'anno 1534 da Giovanni figlio del cardinale Pompeo, e da Caterina di Girolamo Pellegrino. Fu dunque uno dei membri del ramo napoletano della famiglia dei nobili Colonna di Roma (ebbe anche, per l'eredità di qualche feudo, il soprannome "di Palma") e per questo visse sempre nella ricchezza e nella magnificenza proprie del suo rango.
Forse fin dalla prima giovinezza era stato avviato agli studi - anziché alla carriera militare - perché aveva carattere mite e modo di fare elegante e cortese che si adattavano di più alla conversazione dotta che all'uso delle armi. Così egli si dedicò ad approfondire la giurisprudenza accanto alle lettere italiane, latine e greche, e fu ugualmente attratto dalla musica e dalla astronomia.
Perciò, ben presto, molti contemporanei lo stimarono uomo coltissimo, dotato di una profonda e raffinata erudizione, e ritennero che egli avesse scritto anche molte opere. In realtà a noi resta solo il suo commento alla raccolta dei frammenti di Ennio, edito postumo, dal figlio Giovanni (Q. Ennii poetae vetustissimi quae supersunt fragmenta ab Hieronimo Columna conquisita, disposita et explicata, ad Ioannem filium, Neapoli, O. Salviani, 1590; 2 ediz., Amstelodami 1707); a questo lavoro, infatti, è legato il ricordo del C. perché molti studiosi di Ennio, almeno fino all'Ottocento, lo hanno tenuto in gran conto apprezzando e lodando sempre le capacità critiche del curatore.
Il C. fu amico di Giovan Girolamo Acquaviva, duca d'Atri (celebre fra i contemporanei che lo giudicavano grande studioso di scienze e di filosofia); seppe mettere insieme una ricchissima raccolta di statue, di medaglie, di quadri e di oggetti antichi che, con una biblioteca di duemilacinquecento volumi, testimonia la sua passione per lo studio dell'antichità.
Sposò Artemisia di Pirro Frangipane da cui ebbe quattro figli: Giovanni, duca di Campochiaro, Pompeo, che intraprese la carriera ecclesiastica e giunse fino a ricoprire l'ufficio di referendario, Fabio, celebre scienziato e accademico dei Lincei, e Decio.
Alla morte della moglie il C. pensò di prendere gli ordini sacri e forse per questo cercò nella conoscenza della lingua ebraica, cui si applicò negli ultimi anni di vita, uno strumento per prepararsi meglio alla nuova attività che intendeva intraprendere. Invece, poco prima di ricevere l'investitura di un vescovato, morì a Napoli di calcoli alla vescica il 3 apr. 1586. Fu seppellito in S. Maria Annunziata nella cappella della famiglia materna dei Pellegrino; sulla sua tomba fu posto un epitaffio che ci è rimasto.
Bibl.: P. Merula, Q. Ennii poetae Annalium... fragmenta..., Lugduni Batavorum 1595, p. 15; I. A. Thuanus, Historiarum sui temporis, pars quarta, Francofurti 1621, p. 174; C. D'Engenio, Napoli sacra, Napoli 1624, p. 406; F. Stelluti, Persio tradotto in verso sciolto..., Roma 1630, p. 194 n. 6; F. Mugnos, Teatro geneal. delle famiglie nobili, titolate feudatarie ed antiche del Regno di Sicilia, I, Palermo 1647, p. 293; N. Toppi, Bibl. napoletana, Napoli 1678, pp. 345-46; L. Nicodemo, Addizioni copiose alla Biblioteca di N. Toppi, Napoli 1683, pp. 138-39; D. De Angelis, Della patria d'Ennio, Roma 1701, pp. 7, 11-37; A. Teisserius, Catalogi auct., II, Coloniae Allobr. 1705, p. 112; Giorn. de' letter. d'Italia, IV (1710), pp. 390-416 (rec. alla nuova ediz., 1707, del commento a Ennio); A. Teisserius, Les élogesdes hommes savans, III, Leyde 1715, pp. 396-98; A. Coppi, Memorie colonnesi, Roma 1855, p. 361; C. Trasmondo-Frangipani, Cenni biografici diFabio Colonna…, in Giorn. arcadico, CCVII (1867), p. 65, 67-69; P. Litta, Le fam. cel. ital., s. v. Colonna, tav. VI.