CORNER, Girolamo
Nato a Venezia il 3 dic. 1706 da Giambattista, del ramo di S. Polo al ponte dei Nomboli, e Cecilia Gradenigo, percorse una rapida carriera politica favorita dall'appartenenza ad una delle più ricche e influenti famiglie della Repubblica. Savio agli Ordini dal 12 luglio al 30 sett. 1732, podestà di Vicenza nel 1733-34, entrò il 31 marzo 1734 tra i savi di Terraferma e conservò la carica, a semestri alterni, sino al giugno del 1737. Il 21 marzo di quest'anno venne nominato ambasciatore presso Filippo V di Spagna: raggiunse Madrid nell'estate dell'anno successivo e inviò al Senato il suo primo dispaccio il 12 ag. 1738.
In mancanza di problemi di rilievo nei rapporti bilaterali tra i due Stati, il C. centrò il suo interesse sulle vicende politiche europee e sulla difficile situazione economica e sociale della penisola iberica. Raccolse precise informazioni sui maneggi della regina Elisabetta per procurare un trono a Parma al figlio Filippo, anche a prezzo del sommovimento politico dell'Europa, intera, e quando l'Inghilterra dichiarò guerra alla Spagna riservò numerosi dispacci alle operazioni militari in America che vedevano travolgenti vittorie della marina inglese a danno delle disorganizzate forze spagnole. Nel novembre 1740 morì l'imperatore Carlo VI e i pretendenti all'eredità asburgica diedero il via alla guerra di successione austriaca: il C. raccolse un'ampia messe di notizie sugli antecedenti politici e diplomatici del conflitto, sui preparativi di Filippo V per una spedizione militare in Italia e sul dissesto finanziario dello Stato spagnolo, ricco di risorse potenziali, ma minato da un secolare malgoverno e dalla crescente sfiducia popolare nei confronti della monarchia. Vivaci e brillanti sono alcuni dispacci del dicembre 1738 che informano il governo delle turbinose vicende dell'avventuriero Teodoro, un irlandese "di genio arrischiato ed intraprendente di professione" che viaggia per tutta l'Europa, truffa ministri e privati, si fa re di Corsica "ostentando grande figura, con qualche ricco vestito", fallisce e risorge varie volte, non senza il fondato sospetto di qualche segreto aiuto da parte dell'ambiziosa regina di Spagna. Per quanto concerne più direttamente gli interessi della Repubblica veneta il C. si prodigava per impedire che la guerra di corsa spagnola contro le navi inglesi danneggiasse la flotta veneziana, forniva informazioni sui focolai di peste segnalati in varie parti d'Europa e operava per allacciare rapporti commerciali col regno di Portogallo. Ormai la guerra di successione divampava in tutta Europa ed il C. si rammaricava di trovarsi in una corte importante ma lontana dai campi di battaglia e dai più decisivi maneggi diplomatici, ben conscio "che non vi sii maggior rischio che di scrivere in una corte li pensieri e le direzioni dell'altra, per la ragione che, o possono giungere a Venezia noiose, perché troppo tarde o non vere, perché nel tempo che vengono in Ispagna situata quasi negli ultimi confini di Europa e che vanno a Venezia prendere possono altra faccia" (disp. 20 dic. 1740).
Richiamato in patria nell'estate del 1741 (l'ultimo dispaccio da Madrid è del 1° agosto), venne subito nominato, il 10 agosto dello stesso anno, ambasciatore a Parigi, ma si avviò a raggiungere la nuova sede solo nel novembre dell'anno successivo (il primo dispaccio da Parigi è del 2 dic. 1742).
Anche la missione a Parigi si rivelò per il C. avara di soddisfazioni: i suoi dispacci arrivavano a Venezia dopo venti giorni e quindi del tutto inutili a riferire con prontezza sulle operazioni militari in Germania, rispetto alle quali ben più tempestivi si rivelavano i corrieri da Vienna. "Gl'affari politici poi d'Europa se mai per lo passato furono in ora maggiormente lo sono in dense tenebre involti e perciò in tanta oscurità di cose, nulla più rappresentarò a Vostra Serenità che le materie e li fatti, perché da essi trarre ne possa accertati giudici e così scrisse in un momento di sconforto il 6 febbr. 1743, nel pieno di vicende politiche ormai troppo grandi per le ambizioni della Repubblica veneta, chiusa da tempo in una tenace neutralità che a lui toccava difendere con ostinazione e non poche difficoltà. Nel maggio del 1744 fu costretto a trasferirsi ad Arras, al seguito del re Luigi XV impegnato nella campagna militare contro l'Austria: in una corte dove "prevale e domina il lusso" e non "la moderazione", il C. era quasi preso da "terrore" al pensiero delle enormi spese richieste dai continui trasferimenti, sempre attuati con lo sfarzo necessario a "mantenere onesta figura" in rapporto ai ben più dotati ambasciatori delle grandi potenze. Dall'estate all'inverno del 1744 il C., sempre al seguito della corte francese, si trasferì successivamente a Lilla, Metz, in Alsazia ed in Fiandra, e chiese più volte la sostituzione nella carica.
Rientrato a Parigi, morì improvvisamente il 10 genn. 1745
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Venezia, M. Barbaro, Arbori de' patritii veneti, III, f. 30; Ibid., Senato. Dispacci ambasciatori, Spagna, filze 156-159; Francia, filze 234-235; Ibid., Segretarioalle voci. Elezioni Pregadi, reg. 22, ff. 2, 16, 17, 30, 36, 75; Relaz. degli ambasciatori venetial Senato, s. 3, Sec. XVIII, a cura di R. Moscati, Milano 1943, p. XXII; Relaz. Dei rettori venetiin Terraferma, VII, Podestaria e capitanato diVicenza, a cura di A. Tagliaferri, Milano 1976, p. 457.