DELLA TORRE (a Turre, Turriamis), Girolamo
Nacque a Verona nel 1444 da Giovan Battista, di nobile famiglia, forse appartenente al ramo dei Della Torre di Milano, e che aveva sposato in prime nozze Lucia Giusti e in seconde Lucia Campagna: ma non conoscendo la data di morte della prima moglie, non sappiamo di quale delle due donne fosse figlio il Della Torre. Giovanissimo, compì con successo gli studi all'università di Padova, applicandosi inizialmente alle discipline umanistiche e, in seguito, alla filosofia, per rivolgersi infine allo studio della medicina teorica e pratica. La sua fama gli procurò, forse fino dal 1462, l'iscrizione, sebbene fosse forestiero, all'albo del Collegio dei medici di Padova, e, non ancora laureato, ottenne anche l'incarico di lettore di medicina pratica straordinaria, sotto il patrocinio del doge Nicolò Marcello. Nel 1465 aveva già uno stipendio di 50 ducati.
Nel 1480 (il 29 maggio) fu chiamato ad insegnare medicina pratica all'università di Pisa, per la durata di due anni e col salario di 300 fiorini; tuttavia non poté lasciare Padova (dove abitava in "contrata Heremitari") per l'opposizione dei suoi studenti, che gli impedirono il trasferimento. In seguito il salario gli fu portato a 120 ducati e, nel 1485, a 200. Ciò non impedì al D. di recarsi successivamente a Ferrara, dove fu lettore di medicina teorica in quella celebre università per gli anni 1486-87 (secondo una testimonianza del Cugusi Persi il D. sarebbe stato a Ferrara già nel 1473). Richiamato a Padova per volere del doge Agostino Barbarigo, ottenne, sulla base del giudizio favorevole espresso dal Collegio medico, l'insegnamento di medicina pratica ordinaria, con lo stipendio di 300 ducati.
Nel 1491, nel Collegio dei medici e filosofi riunitosi il 1º luglio nella chiesa di S. Urbano a Padova, il D. compare tra coloro che offrirono un contributo in danaro per la costituzione del Monte di pietà (prestito che gli fu restituito il 27 ottobre dello stesso anno, quando il suo stipendio era di ben 600 ducati). Si ha, inoltre, notizia di varie dispute che il D. ebbe con il collega Gabriele Zerbi riguardo alla precedenza nelle cerimonie pubbliche: i due maestri vennero infatti a diverbio nel corso stesso della processione in onore di s. Antonio, il 14 giugno 1497, e in altre numerose occasioni.
Questi episodi, assai frequenti del resto nell'ambito universitario, riflettono, aldilà delle ambizioni personali di ciascuno, la coscienza di una dignità professionale da difendere, che si sviluppa nell'ambito della nuova posizione sociale acquisita dal Collegio dei medici, sia in campo universitario di fronte al Collegio dei giuristi, sia nella vita cittadina, dove l'opera dei medici era richiesta sempre più di frequente nelle strutture pubbliche nascenti.
È in quest'ottica che si può senz'altro collocare l'attività del D., il quale, oltre all'insegnamento universitario, si dedicò pure all'esercizio medico privato, prestando la sua opera anche fra i ceti meno abbienti. La fama raggiunta in questo campo fece sì che personaggi importanti, come la regina di Cipro Caterina Corner e l'oratore milanese Battista Sfondrati (nel settembre 1497), ricorressero alle sue cure. Nel marzo 1503 fu chiamato, inoltre, a Firenze per visitare Lorenzino de' Medici, ma vi giunse il giorno della sua morte, e poté assistere soltanto al funerale.
Nell'ambito universitario, il D. fu in stretti rapporti professionali con illustri colleghi, quali Giovanni dell'Aquila, Bernardino Speroni, il già ricordato Gabriele Zerbi, Alessandro Sermoneta e altri ancora. Continuò la sua attività di docente (dal 1487 per diciannove anni consecutivi) e prese parte ad innumerevoli commissioni di laurea; fra l'altro, nel 1485, fu tra gli esaminatori di Giovanni Francesco Beolco, padre di Angelo il Ruzzante, e, successivamente, del suo stesso figlio Marco Antonio, che si laureò il 1º febbr. 1501 (il 26 aprile dello stesso anno, padre e figlio parteciparono insieme ad una stessa commissione di laurea); il D. compare tra gli esaminatori fino al 23 dic. 1505. Quando ormai meditava di ritornare a Verona, per dedicarsi alla revisione delle opere che nel frattempo aveva scritto, ma non pubblicato, fu colpito da febbri violente, che lui stesso aveva diagnosticato.
Morì a Padova l'11 febbr. 1506, all'età di 62 anni. Grandi esequie gli furono tributate alla presenza di personaggi, quali il pretore Andrea Gritti e il prefetto Paolo Pisano; orazioni funebri furono scritte e pronunciate in suo onore da Bernardino Partenio e Piero Valeriano, i quali, oltre ad esaltare la sua condotta di vita e la sua sapienza, elencano anche le opere da lui composte. Il suo corpo fu traslato a Verona dal figlio Marco Antonio e sepolto a S. Fermo Maggiore nella cappella di famiglia. Per cura dei figli fu posto sulla tomba, eseguito da Andrea Briosco detto Andrea Riccio, un epitaffio che celebra la virtù e la fama del Della Torre.
Il D. ebbe sicuramente quattro figli: Marco Antonio (v. voce Dalla Torre, Marco Antonio, in questo Dizionario), professore anch'egli di medicina e anatomia a Padova e a Pavia, Giovan Battista, filosofo e astronomo, e Raimondo. Giulio, nato a Verona nel 1480 c., fu giureconsulto, ma la sua attività più nota fu l'esecuzione di medaglie celebrative, elencate dal Forrer (1916), tutte firmate, che denunciano un'attenta conoscenza delle tecniche artistiche coeve, e lo mettono in risalto come un dilettante di alto livello qualitativo (Middeldorf 1978). Si nota una certa attinenza con l'arte di Andrea Riccio. Di Giulio sappiamo anche che compose un trattato dal titolo: De felicitate ad Paulinam sororem, da cui si deduce che il D. ebbe anche una figlia. Giulio morì probabilmente nel terzo decennio del XVI secolo (era ancora vivente nel 1558).
Il D. scrisse: Commentaria continua in Galenum, Consiliorum libri III, e due trattati frutto della ricerca in campo medico, il De variolis liber I e il De plantis et floribus libri II, che tuttavia non fece in tempo a pubblicare. Delle sue opere sembra che sia rimasto solo un manoscritto intitolato De venenis (Bibl. ap. Vaticana, Barb. lat. 229), scritto al tempo del suo insegnamento padovano, patrocinato da Agostino Barbarigo. Del D. si hanno, inoltre, le correzioni al Super prima fen quarti libri Canonis Avicennae di Gentile da Foligno (Patavii, Nicolaus Petris de Harlem, 1476), e al Liber nonus ad Almansorem di Rhasis, già commentato da Giovanni Arcolano (Venetiis, Bernardino Stagnino, 1493).
La fama e il prestigio che il D. ottenne nel corso del suo lungo insegnamento universitario sono testimoniati in particolare da alcuni "carmina" composti in suo onore dal ferrarese Antonio Tebaldeo (ms. Vat. lat. 3389); inoltre Antonio Gazzi, padovano, anch'egli professore all'università, gli dedicò il De phisici integritate et de perfecto medico (Venezia, Bibl. naz. Marc., Lat. III, 7 [= 2268]), e il veronese Giovanni Tolentino nel curare la stampa dell'opera di Ugo Benzi, Expositio in primamfen quarti CanonisAvicennae (Pavia, Francesco de' Nebbi, 1498, e Venezia, B. Locatelli per gli eredi di O. Scoto, 1503), vi appose all'inizio una dedica a Della Torre.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Verona, Carte Giuliani-Della Torre; Padova, Università, Arch. antico, Atti del Collegio dei filosifi e medici, ad annos; Ibid., Arch. vescovile, Diversorum, ad annos; Arch. di Stato di Pisa, Arch. dell'Università, G. 2. II, c. 88r; Arch. di Stato di Firenze, Ufficiali dello Studio, 4, c. 32r; P. Valeriano, Oratio in funere Hieronymi Turriani veronensis [Venetiis], ex aedibus Lazari Soardi [1506]; B. Zambotti, Diario ferrarese dall'anno 1476 sino al 1504, in Rer. Ital. Script., XXIV,7, t. 2, a cura di G. Pardi, ad Ind.; Acta graduum academicorum ab anno 1501 ad annum 1525, a cura di E. Martellozzo Forin, Padova 1969, pp. 6-146 passim; A. Chiocco, De Collegii Veronensis illustr. medicis et philosophis, Veronae 1623, pp. 12-20; G. F. Tomasini, Gymnasium Patavinum, Utini 1654, p. 297; U. C. Papadopoli, Historia Gymnasii Patavini, I,Venetiis 1726, pp. 293 s.; S. Maffei, Verona illustrata, II,Verona 1731, coll. 148 s.; F. Borsetti, Historia almi Ferrariae Gymnasii, II,Ferrariae 1735, p. 58; S. M. Fabbrucci, Academicarum rerum series nona, in Nuova Raccolta di opuscoli scientifici e letterari, a cura di A. Calogerà, XLIV, Venezia 1750, p. 29; J. Facciolati, Fasti Gymnasii Patavini, Patavii 1757, II, p. 131; E. Cugusi Persi, Notizie stor. sull'università degli studi di Ferrara, Ferrara 1873, p. 76; G. Pardi, Lo Studio di Padova nei diarii di M. Sanuto, in Nuovo Archivio veneto, n. s., LXXI-LXXII (1918), pp. 71-86; Le figure principali della medicina ferrarese del Quattro e Cinquecento ... (catal.), Ferrara 1962, s.v.; G. De Sandre, Dottori, università, Comune a Padova nel Quattrocento, in Quad. per la storia dell'università di Padova, I(1968), pp. 36, 42; Id., Il Collegio dei filosofi e medici e le prime vicende del Monte di pietà in Padova, ibid., pp. 83 s., 86; E. Martellozzo Forin, Sulla cronologia delle lauree di G. e G. Amaseo, ibid., p. 164; D. De Sandre, Chiose all'ined. testamento di Giovanni dell'Aquila, ibid., pp. 167, 169; L. Rossetti, Bibliografia dell'università di Padova, ibid., pp. 182, 292, 304; A. F. Verde, Lo Studio fiorentino. 1473-1503, II,Firenze 1973, pp. 302 s.; D. De Bellis, La vita e l'ambiente di Niccolò Leonico Tomeo, in Quaderni per la storia dell'università di Padova, XIII (1980), pp. 39, 74 s. Per Giulio: L. Forrer, Biogr. Dictionary of medaillists, New York 1916, VI, pp. 115 s.; G. F. Hill, A Corpus of Italian medals of the Renaissance before Cellini, I,London 1930, pp. 142 s.; U.Middeldorf, On the dilettante sculptor, in Apollo, CVII (1978), 194, p. 312; G . Gorini, G.D. ...,in Palladio e Verona (catal.), a cura di P. Marini, Vicenza 1980, pp. 138-43; L. Franzoni, Autoritratto bronzeo di G. D. presso la fondazione Miniscalchi-Erizzo, in Atti e mem. d. Accad. di agric., scienze e lettere di Verona, s. 6, XXXIV (1982-83), pp. 321-40; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, XXXIII, p. 296 (s.v. Torre, Giulio della).