FOSCARI, Girolamo
Ultimo dei numerosi figli di Alvise di Federico, del ramo "ducale" a S. Pantalon, e di Elisabetta Loredan, nacque a Venezia il 7 giugno 1586. Quando il padre morì, il F. era appena quattordicenne, e dovette quindi provvedere per tempo a se stesso.
Decise così di intraprendere la carriera nell'apparato militare della Repubblica; eletto provveditore dei cavalli in Dalmazia, il F. giunse a Zara nel giugno 1612 e vi si fermò sino al luglio del 1614. Da due anni la regione era travagliata da una serie di incidenti e di scorrerie, che costrinsero il F. a una spossante azione di vigilanza e repressione: così il 6 genn. 1613 il provveditore generale Filippo Pasqualigo informava il Senato che seicento turchi, comandati dal sangiacco Mustafà Beg, avevano compiuto una razzia nel territorio zaratino, portando via tutto il bestiame; subito s'era mosso il F., "ma per l'avantaggio grande che hebbero turchi, non gli è riuscito di poter giungere in tempo", ed era tornato febbricitante, dopo due notti passate all'addiaccio. Giusto un mese dopo la situazione si riproponeva "nelle parti superiori della Bosnia", col risultato di costringere il F. a farsi "ben spesso veder in campagna", e lo stesso succedeva il 23 marzo, allorché gli incursori furono "cacciati gagliardamente dall'Ill.mo Provveditore fin al confine".
Una vita tanto dura, scandita dal quotidiano esercizio della violenza, finì per logorare il F., al punto che un anno e mezzo più tardi il successore del Pasqualigo, Lorenzo Venier, fu costretto a prendere severi provvedimenti nei suoi confronti. Nel luglio 1614 era infatti giunto a Zara il nuovo provveditore della cavalleria, Alvise Mocenigo, ma il F. tardò a passargli le consegne: doveva prima risolvere una questione personale, che si concluse con l'omicidio di tale Francesco Martini, comandante di un reparto di schiavoni al soldo della Repubblica.
Ne seguì la contumacia dalla politica per qualche anno, ma poi il F. riprese l'attività accettando di recarsi provveditore a Legnago, ove risiedette dal 27 nov. 1617 all'8 luglio 1618; due giorni dopo leggeva in Senato una relazione in base alla quale "l'acuto funzionario veneto" (così viene definito il F. nell'Introduzione alle relazioni dei rettori di Legnago) parrebbe non essersi mai occupato d'altro che di civica amministrazione, specie laddove egli indicava quale necessario presupposto di una ripresa dell'economia cittadina l'incentivazione dell'industria serica, provvedimento tanto più opportuno in quanto "il fedel presidio de' sudditi ben animati" sarebbe risultato assai più efficace, per la conservazione di quella fortezza, di tutti "gli apparati militari e le altre provvisioni".
Tre mesi dopo (23 ott. 1618) era eletto nobile in Armata, riprendendo così la carriera delle armi; ignota ci è la durata dell'imbarco, e così le successive vicende della vita del F. sino alla data del 23 giugno 1626, allorquando fu eletto provveditore della cavalleria a Candia. Veniva in tal modo riaffidato al F. - benché in una sede lontana - il primitivo incarico, che intraprese, secondo quanto testimoniato dai dispacci del provveditore generale del Regno, F. Morosini, con energia ed entusiasmo, iniziando subito la rassegna delle truppe dislocate nelle varie piazzeforti.
Morì a Candia il 16 ott. 1628, appena sette mesi dopo il suo arrivo nell'isola.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Venezia, Misc. codd., I, Storia veneta 19: M. Barbaro - A.M. Tasca, Arbori de' patrizi veneti…, III, p. 511; Ibid., Segretario alle Voci. Elezioni Maggior Consiglio, reg. 11, c. 165; ibid., Elezioni Pregadi, regg. 8, c. 97; 9, cc. 97, 165; 11, c. 74; sul provveditorato della cavalleria in Dalmazia, Ibid., Provveditori da Terra e da Mar, bb. 427-428, passim; su quello a Candia, ibid., b. 786, nn. 277, 317. Sulle vertenze coi Turchi in Dalmazia, cfr. I libri commemoriali della Repubblica di Venezia. Regesti, a cura di R. Predelli, VII, Venezia 1907, pp. 130 ss.; per il reggimento a Legnago, Relazioni dei rettori veneti in Terraferma, a cura di A. Tagliaferri, VIII, Provveditorato di Legnago, Milano 1977, pp. XVIII s., XXXII, XLVII, LII, 151-158.