CRISTIANI, Girolamo Francesco
Nacque a Brescia il 3 ag. 1731 da Paolo Antonio e dalla torinese Giovanna Maria Massa. La famiglia apparteneva alla borghesia delle professioni, ma non volle o non poté farlo studiare presso uno degli istituti retti dai gesuiti o dagli scolopi che allora erano la sede educativa consueta ai ceti medio-alti. Il C. seguì invece privatamente, sotto la guida di alcuni religiosi, i corsi detti allora di grammatica e di umanità, mentre il padre gli fornì elementi di matematica e di lingua francese; su queste basi studiò attivamente, da solo, la geometria e la trigonometria. All'età di diciassette anni il padre l'inviò a Torino presso la famiglia matema, al probabile scopo di avviarlo ad una professione (uno zio era funzionario negli uffici finanziari del governo sabaudo), mentre non risulta che il C. iniziasse studi universitari; comunque l'intento, se ci fu, fu presto abbandonato: secondo il Mazzuchelli, vicino alla famiglia, a Torino il C. ebbe occasione di approfondire, sempre da autodidatta, l'algebra e l'analisi, ma non oltre il 1750 egli tornò a Brescia, dove completò la sua formazione studiando logica con un gesuita (in seguito nella sua cultura è ben avvertibile un solido fondo logico-metafisico). Difficoltà economiche in cui venne a trovarsi il padre lo costrinsero ad interrompere gli studi e a lavorare come apprendista presso una banca per circa un anno; il lavoro però non lo interessò e nel 1751, quando il padre fu nominato ingegnere addetto ai confini della parte di Lombardia appartenente allo Stato veneto, tornò agli studi, curando particolarmente meccanica, idrostatica, ingegneria edile.
Le modalità di questi ulteriori studi, che mostrano ormai chiaro l'intento di percorrere la carriera paterna, non sembrano aver implicato alcun curriculum scolastico preciso né il conseguimento di alcun titolo; ciò rende la formazione del C. sintomatica d'una fase di trapasso sia nella configurazione sociale delle professioni tecnico-ingegneristiche sia, in senso culturale, della penetrazione dello sperimentafismo, e della ricerca avanzata in fisica e matematica in zone marginali rispetto ai centri universitari e in strati tecnici prima soliti a formarsi con modalità empirico-consuetudinarie. In questa fase, che in Italia si colloca nel medio Settecento, questi ceti restano ancora in parte estranei all'università, ma la loro preparazione teorica si estende e precisa, acquisendo una nuova consapevolezza delle proprie finalità e logica interna; il fenomeno ebbe nel C. dimensioni particolarmente notevoli: tutto lascia supporre infatti che le sue letture e le influenze di cui risentì siano state ben più ampie di quelle esplicitamente citate nei suoi scritti. In essi è palese, ad esempio, una conoscenza aggiornata non solo delle discipline applicative, ma della ricerca di base (numerose le sue citazioni, da Leibniz a Newton, Wolff, J. Riccati, Grandi, Poleni, Manfredi, D'Alembert) e soprattutto, ciò che è forse più notevole in un tecnico formatosi in sostanziale isolamento, dei nuovi sviluppi filosofici, particolarmente in gnoseologia ed epistemologia; la sua competenza filosofica, inoltre, non si limita ad un piano privato o accademico scisso dall'operare professionale, perché tende a fungergli da base secondo modalità che, se rientrano nel tono generale del discorso illuministico, mostrano qualche originalità. Tutto questo consente di vedere in prospettiva unitaria i tratti culturali e professionali della vita del C., che, dopo un periodo di pratica con il padre, fu nominato suo coadiutore.
Nel gennaio 1758 sposò Paola Marini, di Crema, e per conseguire l'indipendenza economica lavorò (sembra con l'aiuto del padre) ad un'opera storico-critica sulle unità di misura italiane ed estere, da dedicare al governo veneto per ottenere un inquadramento permanente nei suoi ruoli; l'opera fu stampata a Brescia nel 1760 col titolo Delle misure d'ogni genere antiche, e moderne con note letterarie, e fisico-matematiche, a giovamento di qualunque architetto ed ottenne il suo scopo già prima della pubblicazione, dato che nel frontespizio il C. è già detto "ingegnere della Serenissima" (nel novembre del 1760 la sua carica fu specificata con la nomina a capitano ingegnere di Terraferma a vita, ciò che era una concessione inconsueta).
Il Delle misure (che fu ben giudicato dalle Novelle della repubblica letteraria, XXXII[1760], coll. 314-17, dalle Novelle letterarie, XXIII [1762], col., 112, e da matematici come Poleni e Marzagaglia) è organizzato in sei capitoli che trattano delle misure "lineari", "itinerarie" (per grandi distanze), "superficiali", "de' pesi", "de' vasi" (cioè di capacità) e "mentali". Con quest'ultima insolita denominazione di per sé significativa della consapevolezza filosofica che nel C. è lo sfondo dell'uso applicativo di certe nozioni, egli indica misure che, come quelle di velocità o portata d'un corso d'acqua, non si riferiscono ad oggetti fisici statici, ma ad astrazioni relative a fenomeni dinamici. Mentre i primi cinque capitoli presentano e confrontano, con un ampio corredo di note, varie unità di misura di età trascorse o proprie dell'epoca (rapportate tutte ad una lineare, il braccio parigino), l'ultimo è quasi una sintesi dell'idrodinamica allora nota, ed è in parte originale poiché organizza deduttivamente la materia, presentando in modo sistematico risultati e nozioni ottenuti separatamente da ricercatori che vanno da Galileo a Poleni.
Dopo il 1760 il C. conseguì ottima fama professionale e riconoscimenti accademici. Nel 1761, in risposta a un problema di matematica finanziaria proposto dal modenese G.B. Giardini, pubblicò a Brescia una Lettera in proposito di cambio, o di pronto pagamento... indirizzata ad un eccellente Artigliere suo amico, che dal caso concreto passava a questioni tipicamente teoriche come quella del valore intrinseco delle monete, della capitalizzazione e dell'interesse. La Lettera (recensita nelle Novelle della repubblica letteraria. XXXIII [1761], coll. 197 s.)., che fu forse un'eco dell'esperienza bancaria giovanile, resterà un episodio isolato 'nella produzione del C., che sarà ingegneristica o saggistica, su temi filosofici, etici e religiosi. Al primo genere appartiene già la Dissertazione epistolare intorno alla utilità de' modelli nello studio di varie facoltà matematiche (Brescia 1763; fu nettamente più diffusa una seconda edizione bresciana del 1765, intitolata Dell'utilità e della dilettazione de' modelli), apparsa subito prima d'un trasferimento del C. a Venezia, dove gli si era offerta una possibilità di carriera nel corpo d'artiglieria: questa però risultò insussistente, ed egli ottenne la dispensa dall'impegno dal savio alla Scrittura Alvise Tiepolo, tornando subito a Brescia.
La Dissertazione (recensita dalle Novelle letterarie, XXVII [1766], coll. 458-59, e dalla Biblioteca moderna, IV [1767], pp. 29-30) documenta l'integrazione, nel C., tra interessi teorici ed applicativi. L'utilità di modelli tridimensionali (cioè di plastici) in tutti i settori architettonici ed ingegneristici non è solo giustificata con considerazioni di evidenza e completezza della rappresentazione, ma anche con altre di psicologia dei processi conoscitivi e logiche, che inquadrano in modo generale la questione, pur nei limiti propri del saggio. Il C. avvalora poi le sue tesi con citazioni di alcuni autori (come I. Riccati e Boscovich), che mostrano l'esistenza d'un filone epistemologico interno alla scienza italiana del medio Settecento, che non è mai stato specificamente studiato. Alla Dissertazione, come manifestazione d'uno spessore culturale inconsueto, va associata la Confutazione dell'idee innate letta in un'assemblea dell'Accademia Letteraria di Brescia il 17 aprile 1766 (Brescia 1766), che più che come tardiva ripresa provinciale d'un tema attuale negli anni '20 e '30 del secolo interessa per qualche originalità argomentativa: il C. ammette la difficoltà di dimostrare sperimentalmente il sensismo, e tenta di accreditarlo aprioristicamente mediante il principio di semplicità della natura, inteso nel senso che, se il creatore ha potuto far sorgere nella mente umana intere classi di idee per via sensoriale, è superfluo postulare un'altra genesi per determinati gruppi di esse. Una copia del saggio fu inviata dal C. a Voltaire, che l'apprezzò con una lettera dei settembre 1766.
La Confutazione è il testo d'una conferenza che il C. tenne in una accademia bresciana, verosimilmente in quella fondata dal Mazzuchelli, della quale anche il padre era membro; in seguito sarà associato a varie altre, tra le quali gli Agiati di Rovereto. Dopo il 1760 fu impegnato in una vasta attività di geodeta, architetto civile e militare, ingegnere addetto alla regolazione dei corsi fluviali; i suoi interessi per Parchitettura sono solo parzialmente documentati dalle due dissertazioni Della media armonica proporzionale da applicarsi nell'architettura civile, dedicate a Giovanni Bottari (Brescia 1767) e sostenenti la tesi d'un rapporto ottimale tra le dimensioni lineari degli edifici. Fu Più costante la sua attenzione per questioni di architettura militare, attestata anche dal Mazzuchelli (ad essa si riferiscono alcuni dei circa quaranta inediti che alla morte del C. rimasero ai figli, quali un Compendio architettonico-militare intorno allo stato del recinto interno ed esterno della città di Brescia, una Descrizione architettonico militare di una fabbrica... al confine cremonese, una Dissertazione sulla struttura de' magazzini da polvere; in quest'ambito vanno collocati anche un Saggio sulla guerra navale, di cui furono scritte le sole parti sulla costruzione ed armamento delle navi, e un Saggio teorico-pratico sulla polvere da schioppo).
Il nome del C. fu anche in predicato per l'insegnamento della matematica nel collegio militare istituito a Verona dafia Serenissima, ma egli non era incline alla didattica e non si adoperò molto per l'incarico, poi andato al Lorgna; la maggiore attività tuttavia egli la esplicò nell'idraulica pratica e particolarmente nella regolazione dei fiumi, di cui fu uno dei maggiori esperti per la fascia di Lombardia appartenente allo Stato veneto, proseguendo un'illustre tradizione unitamente a lombardi come Lecchi e Frisi e a veneti come Lorgna e Cossali. Mentre però queste altre personalità ebbero formazione e collocazione accademica, fornendo così anche elaborazioni teoriche e manualistiche, l'attività del C. fu principalmente pratica, ed i suoi scritti furono quasi tutti relazioni al governo o consulenze per controversie legali, e rimasero in gran parte inediti. Si possono menzionare: Allegazione legale idrodinamica, Brescia 1771(unicoedito); Della riparazione del fiume Mella; Allegazioni in risposta alle scrittura del p. Lecchi... intorno a' rettifili del fiume Ollio (il C. sostenne contro Lecchi l'opportunità di tagliare le anse del fiume, ed il suo parere prevalse); Relazione idrometrica intorno al fiume Brembo; Piano d'un ponte di legno sostituito al porto di Soncino; Trattato storico-politico-economico e topografico sopra il fiume Oglio; Dissertazione idrostatica sopra i difetti in generale de' fiumi; Del rigurgito, ossia del riflusso dell'acque correnti; Lettera idrostatica sopra il modo di distruggere gl'imbonimenti dell'Adige.
Il C. fu anche uno dei cinque membri della commissione addetta a studiare l'influenza del fiume Brenta sulla laguna veneta; allo scopo egli effettuò rilevazioni e calcoli, rimasti in parte tra gli inediti, che dettero poi origine ad una delle più importanti tra le opere a stampa, Dell'inalveazione e regolamento del fiume Brenta conforme al piano idrometrico del Sig. Avvocato fiscale A. Artico, Milano 1795. Le idee del C. sull'argomento furono tra le più influenti, tanto che nel suo Sunto storico delle discussioni agitate sull'affare di Brenta, premesso al Giornale del viaggio nella Svizzera di A. Querini (Venezia 1835, a cura di G. Festari), G. Casoni le discuterà in dettaglio.
Nel 1777 la moglie del C. morì, ed egli si risposò con la bresciana Ludovica Zerbini; la sua vita, oltre che nell'attività professionale, trascorse in studi e letture ed in attente cure rivolte alla formazione dei figli, che impostò in un cattolicesimo rimasto rigoroso pur in un orientamento filosofico che, come si è visto, era aperto agli sviluppi recenti: sono documenti del suo interesse per la vita familiare e i temi religiosi alcuni inediti ricordati dal Peroni, come il Mémoire adressé à M.r le docteur F. Pinzoni touchant un inopiné changement de vie d'un des enfants de l'auteur, la dissertazione Della divozione... edificazione e santificazione de' Cristiani (indirizzata al figlio maggiore Paolo Antonio), tre dialoghi Degli attributi di Dio, una dissertazione epistolare Del sistema dell'abate P. Tamburini in fatto di religione, un saggio Dell'amor di Dio. Unici stampati tra gli scritti di questo genere saranno un saggio dal titolo Deduzione sopra l'asilo sacro (Milano 1766), e un Sentimento critico-apologetico intorno alla controversia nata sul punto dell'iscrizione D.O.M. Sacrum et magnae Matri in coelum receptae, Verona 1805, nettamente svalutato dal Moschini. Appaiono poi strettamente collegabili a questa produzione alcuni testi etico-psicologici e gnomici, quali un Discorso epistolare filosofico sopra le belle arti e le scienze matematiche, un poemetto La giustizia, un Saggio filosofico sopra le passioni e - unico edito - una Dissertazione epistolare teorico-pratica intorno all'arte ginnastica (Verona 1806). Infine, ma meno vivi, si riscontrano nel C. degli interessi letterari, già prevalenti nel padre: oltre al poemetto sulla giustizia, vanno riferiti ad essi uno Scherzo poetico contro i poetastri moderni, pubblicato a Verona nel 1803, e la Lettera a G. B. da Lisca, Verona 1804.
In probabile coincidenza con la campagna d'Italia e il crollo della Repubblica di Venezia il C. lasciò Brescia per trasferirsi a Verona, dovera già nel 1799. Che il trasferimento dipendesse dalle vicende politiche è reso verosimile dal fatto che in seguito ad esse Brescia fu incorporata nella Cisalpina, mentre Verona divenne asburgica, e anche dal fatto che il C. lavorò da allora per il governo austriaco. Il suo attento interesse per quelle vicende si espresse in un Prospetto delle battaglie seguite nel distretto veronese tra gli Austriaci e i Francesi (Verona 1799), mentre rimasero inediti una Memoria critico-filosofica sopra parecchie terribili vicende... corredate di note storiche-politiche-morali e un Tableau des evenements et des rapports qui ont formé pendant le cours de huit mois la malheureuse situation d'un illustre professeur de l'ex gouvernement vénitien.
In questi anni il C. pubblicò anche una biografia del padre (Vita di Paolo Antonio Cristiani, Verona 1802). Morì, a Verona. il 30 dic. 1811.
Fonti e Bibl.: Tra i manoscritti rimasti alla famiglia, e oggi irreperibili (subito dopo la morte del C. furono visti dal Peroni, che ne dette un elenco completo), dovette avere particolare rilievo l'epistolario poiché, oltre che con le personalità già ricordate il C. fu in contatto con altri esponenti scientifici dell'Italia settentrionale, come F. Riccati, ed esteri, come il Lalande, di cui fu uno dei consulenti italiani per la revisione dei testo del Voyage en Italie. Nonostante egli si dica corrispondente di G. Bottari, non vi sono lettere del C. nel carteggio di questo, nella Bibl. Corsiniana di Roma. Due sue lettere sono a Milano, Bibl. Ambrosiana, Ms. Y. 151 sup., cc. 395-396; una, del 28 apr. 1807, è in Bibl. Apost. Vaticana, Autografi Ferraioli, 3864; cinque lettere a S. Bettinelli sono a Mantova, Bibl. comunale, Lettere Bettinelli; G. M. Mazzuchelli, Gli scrittori d'Italia, in Bibl. Apost. Vaticana, Vat. lat. 9267, ff. 456v-460v; Nuove memorie per servire all'istoria letteraria, 1760, pp. 81, 177, 183; Excerptum totius Italicae nec non Helveticae litteraturae, 1761, 3, p. 531; Minerva o sia Nuovo Giornale de'letterati d'Italia, XIX(1763). f. 52; Si vedano inoltre: G. de Lalande, Voyage en Italie, Paris 1786, I, p. LV; VIII, pp. 570-572; IX, pp. 232-233; A. Comolli, Bibliogr. storico-critica dell'architettura civile ed arti subalterne, III, Roma 1791, pp. 133-138, 231; G. A. Moschini, Della letter. venez. del secolo XVIII, Venezia 1806, I, p. 88; IV, p. 37; Ritratti d'alcuni personaggi veronesi, Brescia 1807, sub nomine; V. Peroni, Biblioteca bresciana, I, Brescia 1818, pp. 301-306; Catalogo ragionato dei libri d'arte e d'antichità posseduti dal conte Cicognara, I, Pisa 1821, pp. 85 s.; G. Dandolo, La caduta della Repubblica di Venezia, App., Venezia 1857, p. 165; Memorie dell'I. R. Accad. di scienze, lettere ed arti degli Agiati in Rovereto, Rovereto 1901, pp. 470-473.