GABRIELLI, Girolamo
Scarse sono le notizie biografiche riguardanti questo letterato, nato a Senigallia probabilmente negli ultimi decenni del sec. XVI. Personaggio di grande erudizione, appartenne a una nobile e antica famiglia, della quale aveva fatto parte, nel Cinquecento, un Andrea medico e filosofo. Visse prevalentemente nella natia Marca Anconetana. Ebbe rapporti epistolari con Giulio Veterani, segretario del duca d'Urbino. Nella Biblioteca comunale Federiciana di Fano è custodito un parere legale del G., che farebbe pensare a una attività legata all'ambito forense.
Della sua produzione letteraria è conosciuto unicamente il poema cavalleresco in ottave Lo Stato della Chiesa liberato da' Longobardi (Vicenza 1620). Gli argomenti di ciascuno dei 46 canti furono composti da Lodovico Aleardi, vicentino e accademico Olimpico. Nell'ambito del nutrito numero dei poemi cavallereschi composti nei primi decenni del Seicento l'opera non si distingue per l'originalità: il G. si riallacciò all'ormai sperimentato filone delle vicende della guerra di Carlo Magno contro i Longobardi. Più che alla Gerusalemme liberata del Tasso, egli si collegò però a personaggi e vicende ariostesche, e del Furioso volle comporre, quanto all'argomento, quasi un'appendice.
La vicenda parte dall'assedio di Ravenna a opera dei Longobardi, contro i quali il papa chiede l'aiuto di Carlo Magno (il quale, persa la sua connotazione tradizionale, diventa decisamente un personaggio di secondo piano). Nel campo dei Romani, in procinto di avanzare sulla città, si distingue Giustino, il cui duello con la longobarda Rosmonda viene interrotto da un'ignota fanciulla. Egli, dopo aver superato una serie di prove, sarà il protagonista di un viaggio nei tre regni dell'oltretomba che riprende, per spunti e situazioni, quello dantesco (canti XV-XVI-XVII). Dopo il ritorno di Giustino sulla terra il poema riprende la materia cavalleresca. Dio decreta infatti la vittoria di Carlo Magno e permette che dai Longobardi prenda il nome la zona più guerriera d'Italia. Alla trama principale si connettono però, in un gioco tutto ariostesco, numerose storie parallele. Maghi, castelli, episodi d'amore e d'amicizia caratterizzano infatti una trama che si collega alla materia del Furioso anche per i personaggi (Gano, Orlando, Bradamante, Marfisa…). Non manca infine l'intento encomiastico: nel canto XIV la maga Manto guida i protagonisti in un castello magico nel quale vengono celebrate le imprese dei Gonzaga.
Fonti e Bibl.: G.M. Crescimbeni, De' comentarj intorno all'istoria della volgar poesia, Venezia 1730, IV, p. 174; F.S. Quadrio, Della storia e della ragione d'ogni poesia, Bologna 1739, IV, p. 681; L. Siena, Storia della città di Sinigaglia, Senigallia 1746, p. 296; F. Vecchietti, Biblioteca picena, Osimo 1795, IV, p. 247; A. Belloni, Gli epigoni della Gerusalemme liberata, Padova 1893, pp. 448-456, 503; Id., Il Seicento, in Storia letteraria d'Italia (Vallardi), Milano 1929, pp. 220 s.; Id., Il poema epico e mitologico, in Storia dei generi letterari ital., I, Milano s.d., pp. 288 s.; F. Foffano, Il poema cavalleresco, II, ibid., ibid. s.d., p. 221; G. Mazzatinti, Inventari dei manoscritti delle biblioteche d'Italia, XLVIII, pp. 118, 124; LI, p. 104.