GARAVINI, Girolamo
Nato a Ferrara probabilmente nella seconda metà del Cinquecento (nessuna notizia è stata reperita sulla sua nascita negli archivi locali), fu uno dei grandi attori di professione del suo tempo e divenne famoso per il personaggio del capitano Rinoceronte che interpretava nelle commedie all'improvviso.
Sposò la bolognese Margherita Luciani, anche lei attrice, nota sotto il nome d'arte di Flavia, dalla quale ebbe due figli, Carlo Amedeo e Caterina.
Presente nella compagnia degli Accesi al servizio del duca di Mantova almeno dal 1602 (lettera di P.M. Cecchini a Vincenzo I Gonzaga del 15 febbr. 1602, in Comici dell'arte. Corrispondenze, I, p. 203), nella stagione teatrale 1605-06 ne condivideva la guida con il Cecchini (lettera dello stesso al duca del 12 febbr. 1606, ibid., pp. 220 s.); Federico Zuccaro nel suo Passaggio per l'Italia (p. 28) ricorda infatti una compagnia recitante a Mantova nel dicembre 1605 e a Torino nel febbraio 1606 "guidata dal capitano Rinoceronte et Frittellino, con le lor Donne meravigliose".
Nel giugno 1608 troviamo il G. a Mantova durante i festeggiamenti per le nozze di Francesco Gonzaga con Margherita di Savoia: il nome del capitano Rinoceronte appare infatti tra le comparse di un corteo danzante che reca doni alla sposa (Zuccaro, La dimora di Parma, p. 51). Crediamo quindi di poter anticipare a questa data il sodalizio artistico del G. con i Fedeli di G.B. Andreini, protagonisti nello stesso ciclo festivo della rappresentazione dell'Idropica di B. Guarini, con i quali era documentato soltanto dal giugno 1609. In occasione di una successiva fusione dei Fedeli con gli Accesi a Torino nell'agosto 1609, e delle controversie che ne derivarono, il G. sostenne la causa dell'Andreini a scapito di quella del Cecchini (lettera di Andreini a Vincenzo I Gonzaga del 14 ag. 1609, in Comici dell'arte. Corrispondenze, I, pp. 90-92). In seguito il G. fu sicuramente nelle fila dei Fedeli nel 1612, 1619, 1620, 1623 e durante le tournées francesi del 1613-14, del 1620-21 e del 1624-25: durante quest'ultima morì, a Parigi, il 2 ott. 1624.
I coniugi Garavini dovevano formare una coppia professionalmente molto valida (lettera di T. Martinelli a Ferdinando Gonzaga del 15 ag. 1612, ibid., p. 379). D'altro canto numerosi sono i riconoscimenti dell'abilità recitativa del G. da parte dei suoi autorevoli colleghi: incombendo sulla compagnia la minaccia della sostituzione del capitano Rinoceronte (il G.) con il tipo spagnolo di Matamoros - S. Fiorillo, T. Martinelli pregò il duca di lasciarlo al suo posto poiché "in consenza di tutti che se intende de comedie non ci è par suo" (lettera di Martinelli a Francesco IV Gonzaga del 26 nov. 1612, ibid., p. 389); secondo Cecchini poi, il G., pur non essendo in grado di sostenere la parte del capitano spagnolo, "dice poi benissimo italiano, et ha concerto con Arlechino" (lettera al duca Ferdinando Gonzaga del 28 ag. 1620, ibid., p. 286). Il fatto che il tipo del capitano interpretato dal G. fosse italiano, fa anche escludere l'ipotesi che il capitano, chiaramente spagnolo, ritratto nelle Compositions de rethorique di Martinelli sia Rinoceronte.
La difesa a oltranza della presenza del G. nella compagnia, va letta, oltre che come tributo alle sue capacità artistiche, nel contesto del delicato gioco di equilibri che veniva a crearsi sulla scena: qui il G. e Martinelli formavano una coppia perfetta (è facile immaginare il "docile" G. lasciare all'Arlecchino un grande spazio per l'improvvisazione), una sostituzione poteva quindi avere forti ripercussioni sul successo degli spettacoli.
Pare che il G. fosse un uomo particolarmente religioso (Ottonelli, p. 255) e che mantenesse un comportamento castigato sulla scena senza mai cadere nella volgarità dei lazzi osceni comuni alle maschere. La tradizione vuole che l'attore indossasse "di piastre di ferro pungente, un largo, et aspro Ciliccio" (Andreini, p. 37) per "haver una mortificatione, e freno dal dire oscenità" (Ottonelli, p. 191) e per "non cooperare a chiunque de' Compagni ne dicesse. Quindi s'alterava non poco, et acremente riprendeva, chi le proferiva, protestandosi, che haverebbe cessato di recitare" (Ottonelli, pp. 255 s.). Anche N. Barbieri nella Supplica narrando di questa abitudine del G. commenta: "Par veramente che contrasti cilicio e comedia, penitenza e trastullo, mortificazione e giocondità; ma non è strano a tutti, ché molti sanno benissimo che l'uomo può star allegro ed anche far penitenza de' suoi peccati".
Il comportamento automartirizzante del G. assurge così a simbolo della vicenda di coloro che praticavano il teatro con una lacerazione interna tale da rendere ancora inevitabile la necessità di giustificazione del mestiere comico, pur lavorando al fianco di attori di quella generazione della Commedia dell'arte (Andreini in testa, poi Cecchini e Barbieri) che tentava in ogni modo di ribadire l'onorabilità della professione teatrale e di rivendicare per questa un posto a pieno diritto tra le arti e una stabile funzione nella vita della società.
Fonti e Bibl.: F. Zuccaro, Il passaggio per l'Italia con la dimora in Parma del signor cavaliere Federico Zuccaro, con le feste e trionfi meravigliosi celebrati in Mantoa per le nozze del serenissimo prencipe Francesco e la serenissima infanta Margherita di Savoia, Bologna 1608, p. 28; Id., La dimora di Parma… con le feste, e trionfi maravigliosi celebrati in Mantoa per le nozze… Francesco, e… Margarita di Savoia, Bologna 1608, p. 51; G.B. Andreini, Laferza. Ragionamento secondo contra l'accuse date alla Commedia, Parigi 1625, pp. 37-39; N. Barbieri, La supplica. Discorso famigliare… a quelli che… trattano de' comici (1634), a cura di F. Taviani, Milano 1971, p. 27; G.D. Ottonelli, Della christiana moderatione del theatro. Libro quarto detto L'ammonitioni a' recitanti, per avvisare ogni christiano a moderarsi da gli eccessi nel recitare, Firenze 1652, pp. 191, 255 s.; Comici dell'arte. Corrispondenze, edizione diretta da S. Ferrone, a cura di C. Burattelli - D. Landolfi - A. Zinanni, Firenze 1993, ad indicem; F. Bartoli, Notizie istoriche de' comici italiani che fiorirono intorno all'anno MDL fino a' giorni presenti, I-II, Padova 1781, pp. 252 s.; M. Sand, Masques et bouffons. Comédie italienne, Paris 1860, I, pp. 48, 197; A. Baschet, Les comédiens italiens à la cour de France sous Charles IX, Henri III, Henri IV et Louis XIII, Paris 1882, ad indicem; L. Rasi, I comici italiani. Biografia, bibliografia, iconografia, Firenze 1897, I, t. 2, pp. 984-986; I. Sanesi, Lacommedia, Milano 1954, I, pp. 536 s., 541 s., 571, 599, 838, 840 s.; A. Nicoll, Masks mimes and miracles, New York 1963, pp. 252, 324, 328, 330-333, Appendice; F. Taviani - M. Schino, Il segreto della commedia dell'arte. La memoria delle compagnie italiane del XVI, XVII e XVIII secolo, Firenze 1992, pp. 105, 108 s.; S. Ferrone, Attori mercanti corsari. La commedia dell'arte in Europa tra Cinque e Seicento, Torino 1993, ad indicem; Enc. dello spettacolo, V, coll. 901 s.