Letterato, commediografo, poligrafo (Siena 1660 - Roma 1722). Prese il cognome di un prozio che lo aveva adottato, mutando quello paterno di Nenci. Professore all'univ. di Pavia (1698), spirito arguto e lingua mordace, si attirò odî che lo costrinsero (1708) a riparare a Roma. Celebre e fortunata la sua commedia Il don Pilone, ovvero il bacchettone falso (1711), adattamento paesano del Tartuffe di Molière; in L'avarizia più onorata nella serva che nella padrona ovvero La sorellina di don Pilone (rappr. 1712; pubbl. 1721) derise la sua stessa famiglia e la moglie. Meglio riuscì nel Gazzettino o Avvisi ideali (opera scritta a Roma tra il 1712 e il 1713 e fatta circolare manoscritta; pubbl. solo nel 1801), nel quale dileggiò religiosi, accademici, cortigiani. Pubblicò le opere di s. Caterina da Siena, dalle quali trasse il Vocabolario cateriniano (1717, fino alla R), dove, sostenendo la superiorità del senese sul fiorentino, attaccò la Crusca che lo costrinse a interrompere l'opera e lo espulse. Scrisse anche varî libretti d'opera.