GIRELLI, Girolamo
Nacque a Brescia nel 1490. Non si hanno notizie sulle prime fasi della sua vita né su quando entrò in religione, nell'Ordine francescano. Dopo il conseguimento della laurea, presumibilmente in teologia, nel 1528 fu chiamato a Perugia, per ricoprire la lettura di filosofia, che mantenne fino al 1530. In questo anno era anche presente nel convento della città natale. Nel 1533 lesse filosofia all'Università di Pavia. Nel 1539 ottenne la lettura di metafisica presso l'Università di Bologna, ma il 12 ottobre dello stesso anno fu registrato come lettore di metafisica a Padova, con lo stipendio di 80 fiorini, al posto del deceduto Simone Ardeo.
Il trasferimento a Padova, però, non recise subito i rapporti con Bologna, almeno stando alla documentazione riportata dal Piana (p. 235), che assicura la presenza del G. nella facoltà di teologia di Bologna in occasione del conferimento della laurea a Felice de Pelegrinis da Messina, il 4 marzo 1540. Nel 1549 il G. divenne anche reggente del convento al Santo. Con numerosi intervalli dovuti alla salute malferma, tenne la lettura fino al 1565. Degli argomenti prescelti, eccettuata la consueta esposizione di G. Duns Scoto ai quattro libri delle Sentenze di Pietro Lombardo, risulta che per l'anno 1545-46 lesse "de scientia et providentia Dei" e per l'anno 1555-56 "de loco et motu angelorum". Fra gli allievi del G. andranno ricordati almeno il ragusano Vito Piazza e Pietro Ridolfi da Tossignano.
La stagione padovana, nell'alveo della fiorente tradizione aristotelica, rappresenta per il G., senza alcun dubbio, la più vivace. A parte un commento al proemio della Fisica di Aristotele pubblicato nel 1553 (In prohoemium physicorum Aristotelis exquisita enarratio, Patavii, apud Aloysium Segalinum, 1553), di primario interesse furono per lui le questione di carattere gnoseologico. A questo ambito va riferita la pubblicazione di due Quaestiones, vertenti l'una sul primo oggetto conosciuto dalla mente umana e l'altra sulla conoscenza del singolare (Quaestiones de primo cognito, et de cognitione singularis, ibid. 1553). Legato alla medesima area problematica è un terzo scritto, relativo alla questione delle specie intelligibili secondo la formulazione che Marcantonio Zimara aveva dato durante il primo periodo d'insegnamento padovano, e che nel 1554, per le cure del filosofo salentino Francesco Storella, era stata riproposta a stampa. Nel 1561 il G. pubblicò a Venezia (al segno della Fontana) il Tractatus adversus quaestionem M.A. Zimarrae de speciebus intelligibilibus ad mentem antiquorum, Averroys praesertim. Sulla scia della lezione di Pietro Pomponazzi, di cui era stato alunno, e di A. Achillini, il G. vi afferma l'inutilità delle specie all'atto conoscitivo e recepisce i nuovi indirizzi maturati, mostrando in seno al proprio Ordine una certa eccentricità rispetto alla più accreditata tradizione scotista. L'interesse per la questione delle formalità rimase profondo nel G., testimoniato dalla costante opera di annotazione e cura editoriale riservata ai trattati di formalisti e dalla stesura, rimasta inedita, di un trattato di formalità, conservato presso la Biblioteca comunale di Brescia.
Del G. è nota anche la partecipazione alle prime fasi del concilio di Trento (1545-47), nelle congregazioni De Sacra Scriptura e De iustificatione. Dei suoi interventi negli atti restano però solo tre citazioni scritturali. Il 6 marzo 1565 fece pubblica professione di fede cattolica secondo la prescrizione prevista nella bolla di Pio IV del 13 nov. 1564.
Il G. morì a Brescia il 5 marzo 1573.
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