FATTORINI, Girolamo Luigi
Nacque il 10 dic. 1777 a Chioggia (in prov. di Venezia) - città in cui la famiglia, originaria di Pesaro, si era trasferita intorno al 1636 - da Giacomo, ultimo cancelliere grande di Chioggia, occasionalmente poeta, e da Ancilla Pasquinelli.
Molto poco sappiamo della vita del F., il quale, stando agli scarsi cenni biografici che di lui rimangono, esercitava la professione di avvocato (cfr. Michieli, p. 456), e fu noto soprattutto come autore di teatro, attività cui comunque sembra si dedicasse, a quanto afferma egli stesso, saltuariamente. Si cimentò inizialmente con atti unici e farse: Il raro esempio, ovvero Marianna, pubblicato nella collana "II teatro moderno applaudito, ossia Raccolta di tragedie, commedie, drammi e farse" (LVIII, Venezia 1801), Caisler. Il filantropo militare, farsa dedicata all'amico A. Caisler, capitano di fanteria al servizio dell'imperatore d'Austria, e pubblicata nella serie "Anno teatrale in continuazione del Teatro moderno applaudito" (a. II, t. XII, ibid. 1805), Guglielmo, ossia Tutto col tempo (ibid., a. III, t. X, ibid. 1806), Zamé, ossia La più nera delle ingratitudini, edita nella collana "Terza raccolta di scenici componimenti applauditi in continuazione all'anno teatrale" (ibid. 1807).
In alcune Riflessioni critiche, pubblicate in appendice alla citata farsa Caisler (pp. 31-36), il F. aveva esposto alcuni fondamenti di poetica drammatica, insistendo soprattutto sulla naturalezza, che si proponeva di ottenere con la semplificazione della trama, spogliata di ogni inverisimiglianza ("Uno forse degli inconvenienti del teatro d'oggidì si è appunto l'inverisimiglianza che in un giorno medesimo nasca quella folla di combinazioni, che a forza si vogliono far entrare in un dramma", p. 31), con l'istituzione dell'atto unico, con lo sfoltimento di troppo artificiosi soliloqui ("sono stato assai parco nei soliloqui. Quale sconvenienza sulla maniera del Goldoni, o di qualche altro scrittore del giorno, che un uomo venga a discorrerla lungamente da solo, e che narri una storia a se medesimo per farla intendere dall'uditorio", p. 33).
Qualche anno dopo, quando riprese a scrivere per il teatro dopo una lunga interruzione, il F. si riallacciò all'esperienza della farsa, componendo una commedia in tre atti in prosa, Il giuocatore al lotto, pubblicata nella "Biblioteca teatrale italiana e straniera" (Venezia 1820).
In alcuni Cenni storici-critici sull'opera, nei quali ricostruisce la genesi del proprio lavoro, il F. rivendica l'ascendenza goldoniana e ribadisce la scelta di un realismo medio di ambientazione borghese, sottolineando tuttavia l'originalità del carattere rappresentato: "Io non conosco alcun autore, che abbia posto sul teatro quella mania in oggi estesa a un gran numero di persone che tentano nella sorte la riparazione delle loro disgrazie. Un giuocatore di lotto è quindi un carattere interessante per la voga in cui salì questo giuoco" (XI, p. 78).
L'ultima opera di cui ci è giunta notizia è il dramma in cinque atti in prosa Andelson, ossia L'amico generoso (pubblicato nel n. 10 del Giornale teatrale di Padova nel 1820), "tratto da una novella del D'Arnaud" (cfr. Gambarin, P -43), nel quale le premesse goldoniane, offuscate comunque da una densa patina di sentimentalismo, vengono riaggiustate nel quadro di una concezione romantica del teatro come "istruzione diretta a formare il cuore e i costumi" (cfr. A. Scarpa, p. 38). Al teatro il F. si era già avvicinato come traduttore, pubblicando tra l'altro una farsa di A.-A.-H. Poinsinet, La serata di moda (Venezia 1801). Profondo conoscitore di molte lingue, si dedicò di nuovo a più riprese alla traduzione, dando alle stampe la versione di un dramma di G. Tourret, I commedianti per accidente. Clementina, ossia Coraggio e beneficienza (Milano 1833), dedicata alla nobildonna Giustina Renier Michiel, del cui salotto letterario pare fosse assiduo frequentatore (cfr. Foscolo, Epistolario, I, p. 163 n.), e le opere Inni gratulatori del popolo ebreo tradotti dal testo originale (Chioggia 1836) e Satira terza di Giovenale (ibid. 1843).
Il F. fu pure autore di un canzoniere, Erotiche. Precedute da un Saggio sul romanticismo (ibid. 1831), dove tra le numerose reminiscenze classiche è possibile percepire echi della nuova poesia romantica, sopratutto manzoniana.
Interessante è, in particolare, il lungo saggio che precede i versi, forse la prima analisi critica del romanticismo prodotta in una regione, il Veneto, in cui il movimento non ebbe una larga e rapida diffusione e non permeò la vita culturale; è probabilmente questa la ragione per cui il F., lontano dai centri in cui infuriavano le polemiche letterarie, non fece alcun accenno ai maggiori esponenti romantici, limitandosi alle questioni generali. Nella prima parte del Saggio il F. traccia un rapido excursus della poesia italiana da Dante in poi individuandone alle origini il carattere nazionale, andato poi perduto con l'infiltrarsi dell'imitazione classica, e quindi con l'eccessivo uso della mitologia, che il F. ammette solo se limitato ai fatti universalmente noti. Quindi, d'accordo con i romantici, ritiene che gli argomenti della poesia debbano essere nazionali: "La ragione e la storia poetica concorrono a dimostrare che quanto più gli argomenti sono nazionali, tanto più accrescono l'interesse, e maggiore producono l'effetto" (Saggio, p. 65); e aggiunge: "Se non piace che questo genere si intitoli romantico lo si dica nazionale, né alcuno ci potrà contrastare una poesia acconcia alla religione, a' costumi ed alle passioni nostre" (ibid., p. 128). Ma nel Saggio il F. si accosta con prudenza al romanticismo, alle cui idee non aderi mai completamente: nell'ultima parte dell'analisi avanza infatti alcune riserve, criticando i romantici quando "vogliono distruggere ogni regola, tranne la sola dell'unità di interesse, sostenendo che si debba mirare unicamente all'effetto della composizione" (ibid., p. 128).
Il F. morì a Chioggia il 21 (secondo altri il 3) febbr. 1846.
Fonti e Bibl.: U. Foscolo, Epistolario, I, a cura di P. Carli, Firenze 1970, p. 31; A. A. Michieli, Ugo Foscolo a Venezia, in Nuovo Archivio veneto, n. s., II (1903), p. 456; G. Gambarin, La polemica classico-romantica nel Veneto, in Ateneo veneto, XXXVI (1913), 1-2, pp. 43-47; G. Mazzoni, L'Ottocento, I, Milano 1913, p. 236; I. Tiozzo, I nostri. Note biografiche intorno a chioggiotti degni di ricordo, Chioggia 1928, pp. 350 s.; A. Scarpa, Il romanticismo veneto e G.L.F., Venezia 1934; A. M. Mutterle, Narrativa e poesia nell'età romantica..., in Storia della cultura veneta, VI, Dall'età napoleonica alla prima guerra mondiale, Vicenza 1986, p. 120.