MAGAGNI, Girolamo (detto Giomo del Sodoma)
Nacque a Siena nell'ottobre del 1507 da Francesco "de Magagnis" e da sua moglie Caterina (Milanesi, in Vasari, p. 409). Cominciò a lavorare nella bottega del Sodoma (G.A. Bazzi), come testimonia Vasari e come conferma il primo documento noto sul M. che il 20 luglio 1529 dovette difendersi dall'accusa di essersi introdotto, insieme con un tal Gianni Scricciolo, nella casa e nello studio del maestro mentre questi era malato a Firenze e di aver sottratto una gran quantità di oggetti (Hobart Cust, pp. 304-307).
Intorno al 1526-27, del resto, il M. sembra aver collaborato con il Sodoma nello stendardo processionale con la Vergine e angeli, oggi sull'altare del Rosario nella sacrestia della chiesa di S. Domenico a Siena, dove si è ipotizzato un suo intervento nelle figure degli angeli in basso (Riedl - Seidel, 1992, p. 673).
Non appare invece condivisibile la proposta di F. Sricchia Santoro (1988, p. 142) di vedere la mano del M. anche nelle tavolette con i Misteri del Rosario sotto la tavola dipinta dal Sodoma, intorno al 1530, per l'altare Accarigi nella stessa chiesa (Riedl - Seidel, 1992, p. 658). Sempre in S. Domenico si trovava comunque la prima opera documentata del M.: un S. Domenico, oggi perduto, commissionatogli il 10 luglio 1537 (ibid., pp. 482 s.).
Il 13 luglio 1548 frate Marco Massaini commissionò al M. e a Niccolò di Pietro Paolo la decorazione ad affresco della cosiddetta cappella della Madonna Rossa dei frati dell'Osservanza, con immagini di santi alle pareti, la Visitazione e la Natività sulla volta e una tavola con una Crocifissione e santi sulla parete d'altare.
Il 3 aprile dell'anno successivo, però, venne chiesta una perizia sul lavoro effettuato dai due pittori che "sono rimasti d'achordo di non siguire dette pitture". Non si conoscono i motivi che portarono all'interruzione del lavoro né quanto effettivamente venne realizzato; ma il perito dei frati, Bartolomeo Neroni detto il Riccio, e quello dei due pittori si accordarono infine per un pagamento pari a un terzo del pattuito (Milanesi, 1856, pp. 180 s., 186). Della decorazione di questo oratorio, demolito nel secolo scorso, resta oggi solo un affresco con la Crocifissione e santi, staccato nel 1933 e attualmente sul primo altare a destra della chiesa dell'Osservanza, variamente attribuito al M. o al Riccio, ma che stilisticamente sembrerebbe doversi piuttosto ascrivere a quest'ultimo (L'Osservanza, p. 94), a cui, del resto, lo attribuivano anche le fonti più antiche (Mancini, I, p. 194).
Ancora il Riccio fu chiamato il 20 genn. 1550 (1549 secondo lo stile senese) a stimare i lavori eseguiti dal M. e da Niccolò di Pietro Paolo per la decorazione dell'organo vicino alla cappella della Madonna nel duomo di Siena di cui, probabilmente, faceva parte anche la tavola con la Gloria di angeli, oggi nel Museo dell'Opera del duomo (Carli, 1946, p. 19). L'11 dic. 1556 è invece il M. a testimoniare come fiduciario di un altro allievo del Sodoma, Lorenzo di Cristoforo Brazzi, detto il Rustico, in una contesa tra questo e Bartolomeo Giri (Borghesi - Banchi, 1898, pp. 546 s.).
La maggioranza delle opere realizzate dal M. per la città di Siena (Bacci, pp. 307-309, 312) risulta però perduta, come l'affresco nella chiesa della Trinità (Romagnoli, 1835, p. 494) e il "Christo" in S. Croce (Riedl - Seidel, 1985, p. 259 n. 8). Restano soltanto la pala con la Vergine e il Bambino, s. Pietro, una santa, s. Romualdo e s. Mustiola sul primo altare a destra dell'antico monastero camaldolese di S. Mustiola, una delle poche opere attribuitagli unanimemente fin da Mancini (I, p. 84), e due tavole con S. Rocco e S. Caterina ai lati della Madonna di Coppo di Marcovaldo nella chiesa dei Servi di Siena (Sricchia Santoro, 1988, p. 142).
Questi lavori mostrano uno stile caratterizzato da evidenti incertezze nella resa anatomica e fortemente influenzato dalle tipologie del Sodoma che vengono però riprese in maniera semplificata, come dimostrano i visi grandi e piatti di alcune figure. Su questa base la critica ha poi attribuito al M. una Sacra Famiglia con s. Giovannino e un tondo con l'Adorazione dei pastori, oggi nella Pinacoteca nazionale di Siena (Brandi, 1933, pp. 82 s.: sul secondo si veda però anche il parere negativo di A. Maccherini, in Da Sodoma a Marco Pino, p. 22) e, più recentemente, due opere nella Collezione Chigi - Saracini: un Cristo Portacroce e un Ritratto di donna (forse Camilla de' Saracini) databili intorno alla metà del secolo (Sricchia Santoro, 1988, pp. 143-146).
Il M., rimasto celibe, fece testamento il 24 apr. 1561 lasciando come unica erede la sorella Elisabetta. Nel codicillo aggiunto il 26 aprile dell'anno successivo si definisce "corpore languens" (Milanesi, 1856, p. 216). Risulta già morto l'11 maggio 1562, quando venne stilato l'inventario dei suoi beni (ibid., p. 409).
Fonti e Bibl.: G. Vasari, Le vite (1568), a cura di G. Milanesi, VI, Firenze 1881, pp. 399, 409 s.; G. Mancini, Considerazioni sulla pittura, (1617-20), a cura di A. Marucchi - L. Salerno, Roma 1956-57, I, pp. 84, 194; II, pp. 56, 80; F. Baldinucci, Notizie de' professori del disegno (1681-1728), IV, Firenze 1769, p. 242; E. Romagnoli, Biografia cronologica degli artisti senesi 1200-1800, (1835), VII, Firenze 1976, pp. 485-495; Id., Cenni storico artistici di Siena e de' suoi suburbj, Siena 1836, pp. 14, 30; G. Milanesi, Documenti per la storia dell'arte senese, III, Siena 1856, pp. 110-112, 130, 180 s., 186 s., 216; Id., Sulla storia dell'arte toscana. Scritti vari, Siena 1873, pp. 57, 196 s.; G. Frizzoni, Arte italiana del Rinascimento. Saggi critici, Milano 1891, pp. 166, 184; S. Borghesi - L. Banchi, Nuovi documenti per la storia dell'arte senese, Siena 1898, pp. 546 s.; R.H. Hobart Cust, Giovanni Antonio Bazzi hitherto usually styled "Sodoma". The man and the painter 1477-1549, London 1906, pp. 187-192, 219, 240 s., 304-307, 370 s.; E. Bulletti, L'oratorio della "Madonna Rossa" presso l'Osservanza, in Rass. d'arte senese, IV (1908), 4, pp. 94-97; E. Jacobsen, Sodoma und das Cinquecento in Siena. Studien in der Gemäldegalerie zu Siena, Strassburg 1910, pp. 67, 77 s.; A. Segard, Giov. Antonio Bazzi detto Sodoma et la fin de l'école de Sienne au XVIe siècle, Paris 1910, pp. 36 s., 212 s.; A. Venturi, Storia dell'arte italiana, IX, Milano 1931, pp. 534 s.; C. Brandi, La Regia Pinacoteca di Siena, Roma 1933, pp. 82 s., 292; P. Bacci, L'elenco delle pitture, sculture e architetture di Siena compilato nel 1625-26 da mons. Fabio Chigi poi Alessandro VII secondo il ms. Chigiano I.I.11, in Boll. senese di storia patria, XLVI (1939), 3, p. 210; 4, pp. 300, 307 s., 312 s., 327; E. Carli, Il Museo dell'Opera e la Libreria Piccolomini, Siena 1946, p. 19; A. Hayum, Giovanni Antonio Bazzi. "Il Sodoma", New York-London 1976, pp. 274 s.; E. Carli, Il Sodoma, Vercelli 1979, pp. 65, 71 s.; L'Osservanza di Siena. La basilica e i suoi codici miniati, Milano 1984, pp. 16, 94; P.A. Riedl - M. Seidel, Die Kirchen von Siena, I, 1, München 1985, p. 259; Da Sodoma a Marco Pino. Pittori a Siena nella prima metà del Cinquecento (catal., Siena), a cura di F. Sricchia Santoro, Firenze 1988, pp. 142-146; P. Torriti, La Pinacoteca nazionale di Siena. I dipinti, Genova 1990, pp. 568-570; Da Sodoma a Marco Pino. Addenda, a cura di F. Sricchia Santoro, Firenze 1991, pp. 22, 72; P.A. Riedl - M. Seidel, Die Kirchen von Siena, II, 1, 2, München 1992, pp. 482 s., 673; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXIII, pp. 551 s.