BUZI, Girolamo Maria
Nato il 23 marzo 1720 a Morrovalle (Macerata) da Agostino e da Maria Rastelli, originaria di Fiume, dopo aver compiuto i primi studi nel luogo natale, vestì l'abito degli eremitani agostiniani nel convento di Ancona. Qui compì l'anno di noviziato; poi fu inviato a Roma, ove nel convento di S. Agostino seguì i corsi di filosofia sotto la guida del padre Antonio Agostino Giorgi (uno dei più noti ed apprezzati rappresentanti della corrente teologica "rigida") e studiò la lingua greca; con il Giorgi iniziò anche lo studio della teologia, discutendo poi alcune tesi all'Aquila. Durante la permanenza a Roma il B. conobbe sicuramente il padre Gianlorenzo Berti, di cui subì un fondamentale influsso. Iniziò quindi, probabilmente nel 1745, la trafila degli incarichi d'insegnamento nell'Ordine: prima come lettore di filosofia a Pesaro, a Perugia e a Padova, ove rimase tre anni (1747-1749); poi come reggente di teologia a Ravenna (1750), Recanati (1751), Rimini (1752), Milano (1753), Firenze (1754). Testimoniano tra l'altro l'impegno con cui il B. diresse gli studi in questo periodo alcune interessanti tesi discusse sotto il suo magistero: De sacris NoviTestamenti scriptoribustheologico-critica disceptatio (Ravennae 1750) di Giuseppe Agostino Chicherio e De sacrisutriusque Testamenticodicibus theologico-criticadisceptatio (Mediolani 1753) di Prospero Marini. In questi anni egli si dedicò anche alla predicazione che svolse in parecchie città, tra cui Venezia, Verona, Trieste e Udine. Nel 1755 il B. conseguì la laurea magistrale a Roma, dove probabilmente rimase per alcuni anni ricevendo dal padre generale F. S. Vazquez, che dava in quel periodo nuovo impulso alla serietà degli studi nell'ambito dell'Ordine, l'incarico di compendiare gli otto volumi De theologicis disciplinis del Berti, adottati già dal 1746 in tutti gli Studi maggiori d'Italia ed anche all'estero. Ma il B. non completò la sua fatica a Roma, perché chiamato ad insegnare teologia nel collegio Campana di Osimo dal vescovo Pompeo Compagnoni dal 1764 al 1769. In questi anni fra il 1767 e il 1768apparirono i primi quattro volumi Io. Laurentii Berti... librorum XXXVII de theologicis disciplinis accurata synopsis quam ad usum seminarii auximatis concinnavit notis perpetuis,ac novis quibusdam dissertationibus auxit et in lucem nunc edit Fr. Hier. M. B. Augustinianus... Accedunt de locis theologicis libri X qui in auctore desiderantur (Auximi). Il quinto e ultimo volume promesso, dedicato alle fonti teologiche, uscì però soltanto in appendice all'edizione napoletana del compendio (Neapoli 1769-70) con il titolo Ad Io. Laurentii Berti... librorum XXXVII de theologicis disciplinis accuratam synopsim supplementum,sive de locis theologicis libri X,compendiaria ac scholastica methodo conscripti ab eiusdem augustinianae familiae theologo celeberrimo,tomus V (Neapoli 1773).
Dopo il 1769 il B. governò vari conventi agostiniani, finché nel 1776 fu eletto, nel capitolo generale di Roma, provinciale delle Marche, priore e visitatore generale del convento di Pesaro, ove viveva ancora nel 1793 (Vecchietti, p. 119): dopo tale data non se ne ha più alcuna notizia.
La Synopsis del B. ebbe una grande fortuna, paragonabile a quella dell'opera integrale del Berti, che fu quasi del tutto soppiantata. Oltre alle edizioni di Osimo e Napoli ne abbiamo numerose altre, che furono pubblicate anche all'estero (Valenciae Hedetanorum 1770-71; Bassani 1792; Matriti 1804-1806): tra l'altro anche il vescovo di Murcia l'adottò per il suo seminario. In Italia essa ebbe una certa fortuna negli ambienti giansenistici più moderati: è significativo che G. B. Molinelli l'avesse adottata come testo di teologia al collegio Nazareno di Roma, finché nel 1776 non fu costretto dai superiori a scegliere un testo tomista e perciò meno sospetto. Un acceso giansenista come il de' Ricci, confortato nel suo assunto dal Palmieri, criticava invece tanto il Berti quanto il B., perché "hanno contro coscienza realizzato la Chimera del giansenismo, hanno sostenuto la Monarchia Papale, e vergognandosi delle massime dei Gesuiti si sono mostrati inconseguenti, e a forza di malafede hanno con viltà sostenuta la buona fede"; anzi secondo il vescovo di Pistoia il compendio del B. "ha rincarato sugli errori di esso [Berti], e fa un pregiudizio irreparabile alla gioventù" (Codignola, p. 126). Questa presa di posizione è, comunque, successiva al sinodo di Pistoia del 1786, quando in una situazione di rottura con la Curia dispiaceva soprattutto la dottrina del Berti e del B. favorevole al primato papale. In realtà, invece, la Synopsis del B., compendiando in modo parziale l'originale del Berti, poneva in evidenza le istanze apologetiche dei più scabrosi punti del pensiero che avevano mosso il compendiatore: cosicché il primo tomo, in quo de primi hominis lapsu,et gratia reparatoris tum de legibus,atque humanis officiis disputatur, insieme al secondo, trattava l'argomento del terzo e quarto volume del Berti; mentre il terzo tomo, continens dissertationes de Verbo facto homine,tum de sacramentis in genere,ac de baptismo, e il quarto, continens dissertationes de reliquis novae legis sacramentis, riassumevano gli ultimi quattro volumi del Berti. Era perciò evidente la maggiore importanza attribuita alle controversie sul peccato originale e sulla grazia. Comunque da questo punto di vista un fondamentale interesse presenta il Supplementum, opera del tutto originale del B.: in esso nell'esame dell'autorità delle fonti teologiche, della Sacra Scrittura (pp. 1-103), dei concili (pp. 104-204), della Chiesa (pp. 205-238), del pontefice (pp. 239-252), dei Padri (p. 265), della scolastica (pp. 308 s.), della filosofia (pp. 309-310), della storia profana (p. 311), della ragione (p. 312), mentre viene liquidata in poche battute l'importanza degli scolastici e della filosofia in genere ("philosophorum auctoritas et universalis consensus in rebus theologicis rem de fide non facit") e viene sottovalutata, contro l'opinione delle stesse correnti più innovatrici in campo cattolico, il valore della testimonianza storica ("Nulla historia sive prophana, sive ecclesiastica certum theologo fidei argumentum", p. 311), il B. proclama la superiorità della dottrina agostiniana sulla predestinazione, il libero arbitrio e la grazia, alla cui dimostrazione è dedicata una Appendix (pp. 267-290), seguita da un capitolo De agctoritate S. Augustini in rebus theologicis. A combattere l'opposta tesi molinistica è anche inserito l'Examen doctrinae P. Ludovici Molinae de concordia liberi arbitrii cum gratiae donis R. D. Iacobo Le Bossù Ordinis S. Benedicti Doctore Parisiensi auctore (pp. 297-307).
Fonti e Bibl.: Novelle letterarie di Firenze, XXVII (1766), col. 509; F. Vecchietti, Biblioteca picena..., III, Osimo 1793, pp. 116-119; D. A. Perini, Bibliographia augustiniana..., Firenze 1929, p. 163; E. Marchetti, G. B., in Corriere adriatico (Ancona), 3 febbr. 1933; Carteggi di giansenisti liguri, a cura di E. Codignola, I, Firenze 1941, pp. XXXII, 126 n., 283 e n. 1, 284, 293; F. Rojo, Ensayo bibliografico de Noris,Bellelli y Berti, in Analecta augustiniana, XXVI (1963), pp. 340 s.