MASSARI, Girolamo (Massario, Hieroymus Broyanus). – Nacque ad Arzignano (presso Vicenza) tra il 1480 e il 1485 con ogni probabilità da Bartolomeo di Domenico. Il 12 luglio 1468 Domenico Massari si era addottorato in «arti e medicina» presso l’Università di Padova (Acta graduum academicorum Gymnasii Patavini ab anno 1461 ad annum 1470, a cura di G. Pengo, Padova 1992, pp. 323 s.)
A sua volta il M., secondo una tradizione ripresa da Pierre Bayle, si addottorò in medicina.
Esercitò la medicina ad Arzignano, fra il 1508 e il 1515, e a Brogliano, sede dei possedimenti della famiglia. Negli anni successivi, e prima del 1544, il percorso del M. fu simile a quello dei membri della nobiltà vicentina e bresciana che condividevano le linee dottrinali del mondo riformato: Giulio Thiene, Giulio Martinengo e Antonio Francesco Pigafetta, la cui casa a Vicenza aveva costituito una piccola accademia dove si discutevano i problemi della grazia, del libero arbitrio e della Trinità. Il M. si alimentò di questo spirito razionalistico prima di diventare, intorno al 1544, canonico regolare dell’Ordine agostiniano nel convento di S. Pietro di Cremona con il nome di Giovanni Antonio Vicentino.
Verso la fine di agosto 1550, dopo aver rinsaldato i rapporti con i Thiene e i Martinengo, il M. fuggì dal convento di S. Pietro insieme con Claudio Peverano (Urbano da Cremona) e Giulio Martinengo (Teofilo Piacentino). Si ritirò con i compagni a Piacenza, dove fece la conoscenza di quel Massimo Teofilo Martinengo che avrebbe rivisto a Zurigo verso la fine del 1551, quindi insieme raggiunsero i Grigioni.
La fuga avvenne con la protezione di Pietro Paolo Vergerio che, in una lettera a Heinrich Bullinger del 30 apr. 1551, definì il M. «pio viro et propter evangelium profugo» (Bullinger, p. 191). Quando raggiunse Basilea, il M. aveva un’altra lettera di presentazione di Vergerio a Bullinger, del 13 febbr. 1551, in cui Vergerio lo presentava in lotta contro il Papato sull’esempio di «Iosiae aut Samueli» e, mediante lui, inviava a Théodore de Bèze – allora residente a Basilea – un libello sotto forma di epistola contro il concilio. Giovanni Calvino era stato informato personalmente dell’arrivo del M. e ne aveva discusso con Vergerio. Il M. era già inserito nel flusso dei rifugiati a Basilea che possedevano fin dal loro apparire un compito precipuo: combattere «regnum Satanae» (ibid.).
A Basilea, il M. trovò ospitalità nella casa di Konrad Gesner, dove poté tenere rapporti con i medici riformati (anatomisti) padovani come Gabriele Falloppia e con il botanico Melchiorre Guilandino. Contemporaneamente fu coinvolto nella lotta teologica. Nel 1552 giunse infatti a Basilea Guglielmo Grataroli, che si iscrisse all’Università e, dal 1558, insegnò medicina. Al suo arrivo, il M. gli consegnò il De erroribus Trinitatis di Michele Serveto e altri due dialoghi sulla Trinità attribuiti allo stesso Serveto. Il timore dell’accusa di antitrinitarismo portò Grataroli e il M. a scontrarsi. Tuttavia il M. aveva la protezione di Gesner e di Bonifacio Amerbach contro quanti lo accusavano di essere, come Pietro Perna, un libertino e un antitrinitario. Anche Vergerio nutrì questo sospetto nei suoi confronti quando, nel 1554, il M. raggiunse Strasburgo.
L’accusa di essere un probabile seguace di Serveto colpì il M. nel 1552. Fu erroneamente confuso con il «Marrinus» al quale Serveto scrisse a proposito della sua Christianismi restitutio (1552); nello stesso anno Grataroli lo accusò davanti al rettore dell’Università di Berna di essere fautore di anabattisti e libertini. Lentamente, i rapporti fra Grataroli e il M. si trasformarono in un dialogo sulla Trinità, interrotto tuttavia quando il M. prese posizione sulla condanna al rogo di Serveto (27 ott. 1553). Ricevuta copia dell’autodifesa di Calvino, si allineò al gruppo di Basilea che si collegava al De haereticis an sint persequendi e alle discussioni sulla libertà del cristiano sviluppatesi fra Sebastiano Castellione (Sébastien Castellion) e Celio Secondo Curione: Amerbach, Thomas Platter, Jean Bauhin, Hendrik van Schoor, Perna, Jacob Kündig. Nel 1554 si avvicinò al gruppo di Cornelio Donzellini, Matteo Gribaldi Moffa e Lelio Sozzini (Socini).
Basilea, Berna, Zurigo, Strasburgo furono le sedi dove il M. soggiornò e lavorò, sempre con la protezione di Gesner. Nel 1554-55 fu anche a Tubinga. A Strasburgo, nel giugno 1561, il M. incontrò, insieme con altri esuli italiani e Girolamo Zanchi, il nunzio presso l’imperatore, Zaccaria Dolfin, il quale li invitò a presentarsi al concilio. Fu Zanchi, e non il M., a preparare il memorandum per il nunzio relativo alle discussioni eucaristiche in corso nel mondo dei rifugiati e degli eretici; tuttavia il M. partecipò a questa discussione sulla possibilità di una Chiesa cattolica evangelica. Sempre a Strasburgo, dove frequentò Pietro Martire Vermigli, si adoperò per inviare a Vicenza, attraverso i fratelli Pellizzari, Bibbie stampate a Ginevra o a Lione.
Dal 1553 il M. intensificò l’attività di studioso e di grammatico. Quell’anno uscì a Basilea, presso Giovanni Oporino, la sua opera più significativa: Eusebius captivus, sive Modus procedendi in Curia Romana contra Lutheranos, in quo praecipua Christianae religionis capita examinantur: trium dierum actis absolutus. Nel 1557 l’Eusebius faceva parte dei libri della biblioteca di Gribaldi Moffa lasciati all’Università di Tubinga.
Il M. descrive il processo immaginario contro un personaggio non meno immaginario, Eusebio Uranio, che si svolge per tre giorni davanti al S. Uffizio a Roma. L’opera termina con la condanna al rogo da parte di Giulio III. Il testo è accompagnato da un’epistola dedicata ai senatori e consoli di Berna, datata 4 nov. 1553. Interessante è lo pseudonimo usato, Hieronymus Marius Vincentinus, che Gesner presenta semplicemente come Marius captivus (p. 349): è certamente un riferimento alla «respublica» di Berna e alla sua difesa dalla tirannide del Papato (Eusebius, c. IXr). Dell’Eusebius esiste un’ulteriore edizione del 1597 pubblicata a Zurigo presso Jean Volsius, e non è da dimenticare il titolo che presenta Bayle (p. 361): Eusebius captivus, sive Modus procedendi in Curia Romana contra Evangelicos, in quo est Epitome praecipuorum capitum doctrinae Christianae, et refutatio pontificiae Sinagogae. Gesner (p. 349) menziona altre due opere del M., rimaste inedite: Hebreae linguae grammatica, quam tamen non edit in publicum, eiusdem Germanicae linguae grammatica luculenta, e Linguae sanctae grammatica absolutissima, ex praecipuis eiusdem linguae scriptoribus collecta ac in quinque libris pulcherrimo ordine digesta (della seconda fu iniziata la stampa a Basilea presso J. Herwagen, ma si interruppe nel 1554). Nel 1564 uscì il commento del M. al trattato di Ippocrate De natura hominis (Strasburgo, P. Macheropèo), che fu inserito nell’Indice spagnolo del 1640 e attesta l’insegnamento del pensiero del grande medico antico diffuso dal M. all’Università di Strasburgo. Si segnala, infine, l’opera: De fide ac operibus veri Christiani hominis ad mentem apostolorum contra Evangelii inimicos (Basilea, I. Paronna, 1554). L’attribuzione al M. proviene dal Dizionario di opere anonime e pseudonime di G. Melzi (1852), e il riferimento a s. Paolo (Galati, 4, 29) è rivelatore: «Quemadmodum tunc is qui secundum carnem natus erat, persequebatur eum qui secundum spiritum, ita et nunc». Sono opere che segnalano l’interesse del M. non solo per la retorica in senso generale, ma anche per una storia filologica delle principali lingue che attengono alla Sacra Scrittura, e per questo si inseriscono nella tradizione filologica che da Lorenzo Valla giunge fino a Serveto.
Il M. morì a Strasburgo nel 1564.
Il motto che conclude la sua vita, «Dulcis amor patriae», compare nel Liber amicorum (1555-65) di Gesner (p. 349), quel Gesner che aveva creduto di individuare un’opera del M. del 1537 dal titolo Commentarii de piscibus. Un’opera analoga era stata proposta nel 1531 da Francesco Massari al cardinale Pietro Bembo per la pubblicazione. Gesner si riferisce a queste opere quando ricorda A. Vesalio, Plinio e il «Massarius» (Historiae animalium liber I…, Tiguri 1551, p. 962).
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Venezia, S. Uffizio, Processi, voll. 19 (processo Pellizzari), 30 (processo Martinengo); K. Gesner, Bibliotheca instituta et collecta…, Tiguri 1583, pp. 348 s.; H. Bullinger, Korrespondenz mit den Graubündern, a cura di T. Schiess, I, Nieuwkoop 1968, pp. 190-192, 200; Novissimus librorum prohibitorum et expurgandorum Index pro Catholicis Hispaniorum Regnis, Romae 1640, p. 501; P. Bayle, Dictionnaire historique et critique…, III, Basel 1741, p. 363; P. Calvi, Biblioteca e storia di quei scrittori della città come del territorio di Vicenza …, IV, Vicenza 1772-82, pp. XLVIII-LI; G. Tiraboschi, Storia della letteratura italiana, IV, Venezia 1804, p. 213; F.C. Church, I riformatori italiani, Firenze 1935, I, pp. 332-351; II, pp. 143-145; F. Chabod, Per la storia religiosa dello Stato di Milano durante il dominio di Carlo V. Note e documenti, Bologna 1938, p. 142; L. Perini, Note e documenti su Pietro Perna libraio-tipografo a Basilea, in Nuova Riv. storica, L (1966), pp. 153-155; D. Cantimori, Eretici italiani del Cinquecento. Ricerche storiche, Firenze 1967, p. 207; A. Rotondò, Studi e ricerche di storia ereticale italiana del Cinquecento, Torino 1974, pp. 284-342; G. Ongaro, La medicina nello Studio di Padova e nel Veneto, in Storia della cultura veneta, 3, III, Dal primo Quattrocento al concilio di Trento, a cura di G. Arnaldi - M. Pastore Stocchi, Vicenza 1981, p. 110; P.F. Grendler, L’Inquisizione romana e l’editoria a Venezia 1540-1605, Roma 1983, p. 280; G. Mantese, Storia di Arzignano, a cura di V. Neri, Arzignano 1985, I, pp. 422-426; T. Pesenti, La medicina tra Università e Accademia, in Storia di Vicenza, III, 1, L’età della Repubblica Veneta (1404-1797), a cura di F. Barbieri - P. Preto, Vicenza 1989, p. 259; A. Serrai, Conrad Gesner, a cura di M. Cochetti, Roma 1990, pp. 94, 299 s.; L. Perini, Pier Paolo Vergerio e Pietro Perna, in Pier Paolo Vergerio il Giovane, un polemista attraverso l’Europa del Cinquecento. Atti del Convegno internazionale di studi, Cividale del Friuli… 1998, a cura di U. Rozzo, Udine 2000, pp. 310 s.; Id., La vita e i tempi di Pietro Perna, Roma 2002, pp. 74, 97, 109 s., 257; M. Firpo, Vittore Soranzo vescovo ed eretico..., Roma-Bari 2006, p. 37.