MENGOZZI, Girolamo
MENGOZZI (Mengozzi Colonna; Mingozzi), Girolamo. – Nacque a Ferrara (secondo Zanetti, da famiglia oriunda di Tivoli) nel 1686. Nel certificato di morte, datato 27 ott. 1774, se ne riporta infatti l’età «di anni 88» (Magrini, p. 191). Deve il suo appellativo Colonna al rapporto di lavoro che pare ebbe con la famiglia omonima, in occasione del suo soggiorno romano alla metà degli anni Venti.
Si formò artisticamente nella città natale presso i quadraturisti Francesco Scala e Antonio Felice Ferrari. Piuttosto giovane intraprese il viaggio a Venezia dove conobbe Giambattista Tiepolo. Con l’artista veneziano il M. avrebbe lavorato per circa quarant’anni, realizzando le quadrature per i suoi affreschi; ma si è a conoscenza anche di ripetute collaborazioni con Giandomenico, figlio di Giambattista, e con Giovanni Battista Crosato, con il quale lavorò nel 1733 per due soffitti della reggia di Stupinigi. Non è nota la data di arrivo del M. a Venezia, dove probabilmente giunse al seguito di Ferrari (con il quale la collaborazione del M. continuò fino alla morte di quest’ultimo, avvenuta nel 1720). Alla fine del 1716 risulta però già presente in città: lo documenta un contratto, che il M. controfirmò come testimone, fra Andrea Cornaro, patrizio veneziano, e il pittore Mattia Bortoloni per gli affreschi della villa Corner a Piombino Dese. È presumibile, ma non documentabile, la partecipazione del M. alla decorazione della villa Corner insieme con Bortoloni.
Anche sulla scorta del Catalogo istorico di Cittadella del 1783, è stata ipotizzata una compresenza, databile alla prima metà degli anni Trenta, dei due artisti nei cantieri per la decorazione del salone ottagonale della villa Morosini Vendramin Calergi a Fiesso Umbertiano e per la foresteria di destra di villa Albrizzi a Preganziol.
Una delle prime collaborazioni con Giambattista Tiepolo è invece da considerarsi la decorazione del salone del primo piano della villa Baglioni a Massanzago, databile al 1719-20, con la raffigurazione del Mito di Fetonte sulle pareti e il Trionfo di Aurora sul soffitto. A questa seguì una nuova impresa comune, l’Apoteosi di s. Teresa, nella volta della cappella dedicata alla santa nella chiesa veneziana di S. Maria degli Scalzi, databile tra il 1724 e il 1725, di cui il M. eseguì la quadratura.
Fra il 1720 e il 1722 e poi ancora fra il 1726 e il 1743 il M. risulta iscritto alla fraglia veneziana dei pittori e nel 1727 divenne membro dell’Accademia.
Fra il 1728 e il 1733 svolse anche attività di scenografo per i due teatri d’opera veneziani, il S. Samuele e il S. Giovanni Crisostomo, attività testimoniata più che da materiali artistici sopravvissuti, dai libretti d’opera pubblicati in occasione delle rappresentazioni.
Fra il 1749 e il 1750 lavorò anche alle scenografie di due rappresentazioni per il teatro Regio di Torino. L’attività teatrale ebbe comunque carattere episodico, in quanto durante tutto l’arco della carriera il M. si dedicò a lavori riguardanti quasi esclusivamente affreschi, se si accetta la proposta di Morassi che gli attribuì, seppure con qualche riserva, la parziale autografia di due grandi teleri (già Roma, collezione privata) raffiguranti La famiglia di Dario davanti ad Alessandro e Archimede nella biblioteca di Alessandria, assegnando a Tiepolo la sola esecuzione delle figure.
Al 1724 risale il suo viaggio a Roma. Entrato nell’Accademia di S. Luca, tenne lezioni di prospettiva nel 1725-26.
Dal 1726 il M. lavorò alla ripartizione quadraturistica della galleria di palazzo Dolfin, oggi arcivescovado di Udine, che Tiepolo successivamente completò con scene tratte dal Vecchio Testamento.
Nel 1733 ottenne una commissione di assoluto prestigio: fu infatti chiamato da Filippo Juvarra a Stupinigi per decorare con scene di caccia due saloni della palazzina sabauda.
Dall’inventario della distrutta Ca’ Sagredo a Marocco, datato 1° nov. 1754, si viene a conoscenza di una serie di affreschi a monocromo realizzata da Tiepolo e di una sala in cui figuravano prospettive realizzate dal M., in riferimento alla quale si legge: «camera dipinta a fresco dal signor Girolamo Colonna di prospettive» (Mazza, pp. 119 s.). L’esecuzione degli affreschi è datata fra il 1738 e il 1754, dal momento che negli inventari della villa redatti fino al 1738 le stanze vengono descritte con altri nomi.
Il 24 luglio 1742 il M. ricevette un pagamento di 160 scudi dalla famiglia Barbarigo per una decorazione a finto marmo, oggi non più rintracciabile.
Fra il 1738 e il 1745 i Barbarigo fecero ridecorare il proprio palazzo in S. Maria del Giglio o Zobenigo; e qui è presente un soffitto con l’Allegoria del Tempo eseguita da Tiepolo con quadrature del Mengozzi. La quadratura riprende uno schema tipico dell’artista: due volte sovrapposte impostate sulla cornice reale della sala, la prima volta sfondata sulla seconda e questa aperta sul cielo. Tale schema compositivo, già proposto dal M. nella quadratura per l’Apoteosi di s. Teresa degli Scalzi, fu felicemente ripreso in più occasioni.
L’affresco raffigurante il Ricevimento di Enrico III di Francia in villa Contarini, per la villa di Mira, venne presumibilmente realizzato in concomitanza con le nozze fra Vincenzo Pisani e Lucrezia Correr celebrate il 25 sett. 1745, e comunque prima del 1750, anno della partenza di Tiepolo per Würzburg. Vincenzo Pisani, proprietario della villa, commissionò al M. e a Tiepolo una decorazione che si ispirasse a uno schema veronesiano; e di fatti la scena principale si svolge su una parete scompartita da finte architetture, mentre sul soffitto da una balaustra marmorea dipinta si affaccia una serie di altri personaggi.
Nel 1747 eseguì la decorazione, andata perduta, per la chiesa di S. Agnese. Dell’impresa rimane oggi solo un disegno, conservato nel Museo Correr di Venezia, con partizioni architettoniche e la colomba dello Spirito Santo fra raggi.
Insieme con Tiepolo il M. partecipò alla decorazione del salone di palazzo Labia a Venezia con episodi tratti dalla Storia di Antonio e Cleopatra. Le prime notizie in merito a questa impresa risalgono al 1753, riferite proprio all’intervento del M., nella breve voce a lui dedicata nell’Abecedario pittorico di Orlandi.
Il salone è affrescato non solo sul soffitto, come solitamente nei palazzi veneziani; ma la decorazione si estende a tutta la sala, secondo quanto avveniva nelle decorazioni destinate alle ville. Nel soffitto, entro un oculo, è raffigurato Bellerofonte su Pegaso in volo verso la Gloria e l’Eternità; mentre sulle pareti tra figure allegoriche trovano posto le due scene principali: l’Incontro e il Banchetto di Antonio e Cleopatra. La finta architettura ingloba le aperture reali del salone, mentre ne finge altre, garantendo così l’effetto illusorio della moltiplicazione degli spazi. Questa forse è l’impresa decorativa, come correttamente sottolineato, in cui la responsabilità del quadraturista M. prevale con maggiore evidenza su quella del figurista Tiepolo (Mariuz, p. 44).
Sue opere sono anche in una cappella della chiesa di S. Geremia. Tra il 1743 e il 1745 aveva anche portato a compimento in S. Maria degli Scalzi l’apparato prospettico per la volta tiepolesca con il Trasporto della Santa Casa di Loreto, distrutta nel 1915.
Nel 1754 è documentato a Brescia, dove completò con architetture prospettiche un affresco di Giandomenico Tiepolo nella chiesa dei Ss. Faustino e Giovita.
Con Giambattista e Giandomenico Tiepolo, nel 1757 circa, prese parte alla decorazione della villa di Giustino Valmarana presso Vicenza; per il nobiluomo vicentino venne realizzato un ciclo con storie tratte dalla letteratura epica, ambientato entro colonnati e logge dipinte dal M. secondo il consueto modello veronesiano.
Ancora in collaborazione con i Tiepolo, dalla fine del 1757, il M. partecipò all’impresa decorativa di Ca’ Rezzonico. In occasione del matrimonio fra Ludovico e Faustina Savorgnan furono infatti commissionate la decorazione della sala dell’Allegoria nuziale, così detta dall’affresco sul soffitto, e quella della sala del Trono.
Nella prima, al centro del soffitto, si vedono i due sposi trasportati sul carro di Apollo, trainato da quattro cavalli bianchi, preceduti da Cupido bendato e circondati da figure allegoriche: le Tre Grazie, la Fama, la Sapienza, il Merito recante la bandiera con gli stemmi dei Rezzonico e dei Savorgnan. In quest’opera l’interazione fra Tiepolo e il suo quadraturista raggiunge un equilibrio di grande eleganza con i personaggi che illusionisticamente si sovrappongono alle quadrature del M. realizzando una compiuta unità delle parti. Nella sala del Trono fu invece affrescato il Trionfo del Merito che ascende verso il tempio della Gloria a pianta centrale.
Fra il 1760 e il 1762 Tiepolo e il M. collaborarono ancora alla decorazione del salone di villa Pisani a Stra. I personaggi della famiglia, rappresentati in gloria, si stagliano all’interno delle quadrature architettoniche tra figure allegoriche, fra cui si distinguono la Fama e la Potenza.
Con la partenza di Tiepolo per la Spagna nel 1762, il M. iniziò una collaborazione con Giacomo Guarana, allievo di Tiepolo, nella chiesetta di palazzo ducale. A questa impresa collaborò il figlio del M., Agostino (Venezia, circa 1725-1792), anch’egli considerato abile quadraturista, che proseguì fino a fine secolo i modi e la maestria paterni.
Il M., che aveva fatto testamento l’8 luglio 1773, morì a Venezia il 27 ott. 1774.
Fonti e Bibl.: P.A. Orlandi, Abecedario pittorico, Venezia 1753, p. 306; C. Cittadella, Catalogo istorico de’ pittori e scultori ferraresi, III, Ferrara 1783, pp. 155 s.; A.M. Zanetti, Della pittura veneziana, Venezia 1797, p. 228; G. Baruffaldi, Vite de’ pittori e scultori ferraresi, II, Ferrara 1846, p. 305; C. Donzelli, I pittori veneti del Settecento, Firenze 1957, pp. 159 s.; A. Morassi, Giambattista Tiepolo painter of «macchiette», in The Burlington Magazine, CI (1959), pp. 227-232; V. Moschini, Un’opera di G. M. Colonna a S. Agnese, in Arte veneta, XVII (1963), p. 200; G. Pavanello, Un progetto di G. M. Colonna per Giambattista Tiepolo: la «Salla per il N.H. Vizenzo Pisani alla Mira», in Bollettino dei Musei civici veneziani, XXIV (1979), 1-4, pp. 2-59; T. Pignatti - F. Pedrocco - E. Martinelli, Palazzo Labia a Venezia, Venezia 1982, ad ind.; R. Domenichini, Elementi per la ricostruzione dell’attività artistica di G. M. Colonna, in Bollettino dei Civici Musei veneziani d’arte e di storia, n.s., XXVIII (1983-84), 1-4, pp. 41-49; M. Levey, Giambattista Tiepolo. His life and art, London 1986, ad ind.; La pittura in Italia. Il Settecento, Milano 1989, I, p. 191; II, pp. 792 s.; L. Brattina, G. Mingozzi Colonna nel Settecento veneziano, in Antichità viva, XXXV (1996), 1, pp. 20-25; C. Mazza, Ca’ Sagredo a Marocco: affreschi perduti di Giambattista Tiepolo, G. M. Colonna, Mattia Bortoloni, in Arte veneta, XLIX (1996), pp. 119-122; P. Rossi, Lavori settecenteschi a palazzo ducale, ibid., L (1997), pp. 108-122; ’700 veneziano. Capolavori da ca’ Rezzonico, a cura di F. Pedrocco (catal.), Venezia 1998, p. 50; M. Magrini, Il testamento di G. Mingozzi Colonna, in Omaggio secondo all’arte veneta nel ricordo di Rodolfo Pallucchini, Monfalcone 2000, pp. 190-195; R. Domenichini, G. M. Colonna, in Saggi e memorie di storia dell’arte, 2004, n. 28, pp. 169-291; A. Mariuz, Le storie di Antonio e Cleopatra. Giambattista Tiepolo e G. M. Colonna a palazzo Labia, Venezia 2004; U. Thieme- F. Becker, Künstlerlexikon, XXIV, p. 576.
N. Mandarano