MORELLI, Girolamo
MORELLI, Girolamo. – Nacque a Firenze il 19 gennaio 1428 da Matteo di Morello e da Lena di Lorenzo Lenzi. La famiglia del padre non vantava origini particolarmente illustri, ma poteva contare su un patrimonio cospicuo ed era saldamente affermata nel reggimento della Repubblica, soprattutto grazie alla generazione del primo Quattrocento, alla quale il celebre libro di Ricordi familiari di Giovanni di Pagolo Morelli, zio di Matteo, aveva dato voce.
Morelli seguì probabilmente le orme paterne negli affari dell’arte della seta. Si sposò in giovane età con Alessandra Della Luna; rimasto vedovo, sposò nel 1458 Caterina di Gherardo Gherardi; morta anch’ella, prese in moglie Lisabetta di Bernardo Carnesecchi. Da questi matrimoni ebbe una prole numerosa, in particolare cinque figli maschi che gli sopravvissero, assicurando una ricca discendenza al suo ramo della famiglia.
Già prima dei trent’anni iniziò la partecipazione agli uffici pubblici, dapprima con incarichi secondari (camerario del Comune nel 1453, ufficiale della Grascia nel 1454), poi con uffici di maggior rilievo politico: priore nel 1459 e nel 1471, membro degli Otto di guardia nel 1464 e 1470, ufficiale del Monte nel 1472 e 1473. Si trovava a Pisa durante uno di questi uffici, il Consolato del mare, quando rivolse il 14 agosto 1469 un’accorata lettera a Lorenzo de’ Medici, chiedendone l’aiuto per combinare il matrimonio di una figlia: nella missiva ricorda «la fede che io ò sempre auta in te… li benefici à ricivuto tutta la chasa nostra dalla felicie memoria dell’avol tuo, da la magnificentia di tuo padre e da tte massime e magiormente nella persona di mio padre e mia» (Arch. di Stato di Firenze, Mediceo avanti il Principato, XX, 516).
A partire da quest’epoca sono in effetti numerose le sue missive al Magnifico, al quale Morelli si rivolge spesso come a un fratello maggiore. Se infatti la sua traiettoria politica era stata costruita grazie a un’attenta cura delle relazioni con i maggiori esponenti del reggimento già all’inizio del secolo, il padre aveva politicamente investito sul rapporto con Cosimo e la sua cerchia, tanto da trovarsi a tenere a battesimo come padrino lo stesso Lorenzo nel 1449. Di questo rapporto Morelli ovviamente beneficiò nella sua carriera politica. Membro di tutte le grandi balie medicee dal 1466 in poi, fu un fidatissimo collaboratore del Magnifico, non di rado incaricato di commissioni personali per cause giudiziarie o questioni d’affari (in particolare nell’Ufficio della mercanzia, del quale fu console più volte dal 1466 al 1480), ma più spesso collocato in uffici di particolare delicatezza per le sorti del regime. Nel 1472 fece parte della commissione per la condotta della guerra con Volterra, che rappresentò la prima grande crisi politica per il dominio di Lorenzo; alcuni anni più tardi la sua esperienza nelle pratiche di governo del territorio (fu anche vicario della Valdinievole nel 1475) lo portò all’incarico di commissario per la pacificazione delle lotte intestine a Pistoia, ufficio per il quale meritò insieme con i tre colleghi una encomiastica lapide commemorativa nel palazzo pubblico pistoiese.
L’abilità e l’affidabilità politica lo posero nella cerchia dei confidenti di Lorenzo, «quelli – annotava nel 1474 Cicco Simonetta nei suoi diari (ed. 1961, p. 136) – con chi se stringe più in secreto Lorenzo di Medici circa le cose de importantia». Nel 1476, a esempio, fu a Morelli, insieme con pochi altri fedelissimi medicei, che Lorenzo confidò le notizie riservate sulle trattative di Galeazzo Maria Sforza con il re di Francia e il duca di Borgogna, discutendo quindi dell’atteggiamento che Firenze avrebbe dovuto assumere rispetto ai complessi intrecci diplomatici che lambivano l’Iitalia settentrionale.
A coronamento della sua brillante carriera politica (accompagnata peraltro da un constante accrescimento del patrimonio immobiliare della famiglia), nel settembre 1476 Morelli assunse l’ufficio di gonfaloniere di Giustizia, ritenuto il più prestigioso nel cursus honorum repubblicano. Altrettanto onorifico, ma anche più rilevante politicamente, fu l’incarico che gli venne affidato nella primavera del 1478 come ambasciatore della Repubblica presso i duchi di Milano: anche dopo l’assassinio di Galeazzo Maria Sforza nel 1476, infatti, la vedova Bona di Savoia e il giovanissimo erede del ducato Giangaleazzo rappresentavano il principale alleato italiano di Lorenzo. L’importanza della sede era tuttavia drammaticamente cresciuta a seguito della congiura dei Pazzi, e in particolare con l’apertura delle ostilità del papa Sisto IV e re Ferdinando I d’Aragona contro lo Stato fiorentino e il regime mediceo, che riponeva le proprie speranze nell’appoggio militare milanese. Morelli si trovò così a rappresentare la Repubblica in una sede fondamentale delle sue relazioni diplomatiche: sono conservate alcune decine di lettere di Lorenzo a lui dirette nel biennio 1478-79, durante il quale egli fu senza dubbio il principale corrispondente del Magnifico. In quei mesi, nei quali la posizione di Lorenzo in città attraversò momenti di grandissima difficoltà, le preoccupazioni strettamente politiche si aggiunsero a quelle riguardanti le sorti del banco Medici, che proprio a Milano erano messe a repentaglio dalla spregiudicata gestione finanziaria del fattore Accerito Portinari, contro cui Lorenzo volle intervenire personalmente con decisione, sebbene Morelli, preoccupato dei legami dei Portinari con la corte sforzesca, propendesse per un atteggiamento più conciliante. Morelli si trovò dunque a sostenere Lorenzo in scelte difficili, tanto che questi già nel novembre del 1478 si raccomandava con lui: «aiutatemi e consiglatemi, perché ne ho bisogno in ogni cosa et maxime in questa» (Lettere, III, n. 350). I rapporti con Milano non furono comunque l’elemento decisivo per la soluzione della crisi aperta dalla congiura, ancora irrisolta al ritorno di Morelli dal lungo incarico milanese alla fine del 1479. Appena rientrato, assunse una nuova carica tra i Dieci di balia, la magistratura militare incaricata della condotta della guerra: anche in questo caso si trattava di un momento particolarmente drammatico, giacché nel dicembre di quell’anno Lorenzo intraprese il delicatissimo viaggio a Napoli, dal quale, nonostante i timori di molti, riuscì a ottenere l’accordo di pace col sovrano napoletano.
Data la posizione di Morelli nel reggimento mediceo, non stupisce che il suo nome compaia tra i primi 30 membri della balia del 1480, la commissione speciale dalla quale sarebbe stato formato il nuovo consiglio laurenziano dei Settanta, uno dei passi decisivi per la definizione del potere signorile sulla repubblica. La medesima balia nominò gli Otto di pratica, ancora una magistratura di strettissima osservanza medicea, incaricata di gestire le materie di sicurezza dello stato con un incarico semestrale.
Morelli fu scelto tra i primi otto cittadini a rivestire la carica, ma non ebbe modo di iniziare l’ufficio, perché morì a Firenze il 22 agosto 1480.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Firenze, Catasto, 72, cc. 184v-186r; 804, cc. 293r-294r; 914, cc. 468r-469r; 1005, c. 699rv; Ceramelli Papiani, 3286; Dieci di balia, Responsive, 24, c. 291; 25, cc. 63, 66, 72, 142, 176, 187 s., 197, 205, 212, 225, 241, 245 s., 269, 277, 282, 297, 310; Mediceo avanti il Principato, V, 823; XX, 516; XXVI, 230; XXVIII, 495; XXIX, 816; XXX, 154; XXXI, 116; XXXIII, 673, 728, 795, 799; XXXIV, 439, 464; XXXVI, 242, 351 363, 401, 868; LXXIII, 415; CXXXVII, 281; Mercanzia, 312, c. 81r; Priorista di Palazzo, cc. 199r, 208v, 213r; Signori, legazioni e commissarie, 19, c. 34rv; 20, cc. 6r, 7v-9r; Signori, Minutari, 10, c. 468bis r; 11, cc. 67v-68v, 72r, 77r-78v; Signori, Missive Prima Cancelleria, 47, cc. 82v- 83r; Signori Dieci di balìa Otto di pratica, 77, c. 87r; Tratte, 79, c. 58r; 903; 985; Ufficiali poi Magistrato della grascia, 190, c. 154v; L. de’ Medici, Lettere, III, a cura di N. Rubinstein, Firenze 1977, nn. 289, 294, 294a, 297, 299 s., 303, 305-309, 311, 313-315, 317, 320 s., 324, 325, 327, 330, 332 s., 336, 339, 339a, 341-343, 346-350, 353, 357, 360-369, 373-375, 375a; IV, ibid. 1981, nn. 376 s., 380, 382-384, 388-394, 396 s., 400 s., 403- 405, 407 s., 410, 415, 420, 423, 426 s., 430, 433- 435, documento I; Ildefonso di San Luigi, Istoria genealogica della nobilissima famiglia de’ Morelli di Firenze, in Id., Delizie degli eruditi toscani, XIX, Firenze 1785, pp. XXXII, CXLVII-CXLIX; F. Morandini, Il conflitto tra Lorenzo il Magnifico e Sisto IV dopo la Congiura dei Pazzi. Dal carteggio di Lorenzo con G. M., ambasciatore fiorentino a Milano, in Archivio storico italiano, CVII (1949), pp. 114-154; I diari di Cicco Simonetta, a cura di A.R. Natale, Milano 1961, p. 136; R. De Roover, Il Banco Medici dalle origini al declino (1397- 1494), Firenze 1970, pp. 393, 510, 530, 532; L. de’ Medici, Lettere, a cura di R. Fubini, Firenze 1977, I, pp. 451-453, 498; II, pp. 172, 380, 426; L. De Angelis, Lorenzo a Napoli: progetti di pace e conflitti politici dopo la congiura dei Pazzi, in Archivio storico italiano, CL (1992), pp. 392, 396; L. Pandimiglio, La memoria di Lionardo Morelli (1476-1539), in La memoria e la città. Scritture storiche tra Medioevo ed età moderna, a cura di C. Bastia - M. Bolognani, Bologna 1995, p. 190; N. Rubinstein, Il governo di Firenze sotto i Medici (1434-1494), Firenze 1999, pp. 260, 322, 388, 396, 404; C. Tripodi, «Tieni sempre con chi tiene e possiede il palagio e la signoria»: «ricordi» e ascesa al reggimento. Il caso dei Morelli, in Archivio storico italiano, CLXV (2007), pp. 245 s., 251, 264 s.