NANNI, Girolamo
– Nacque, presumibilmente a Roma, intorno alla fine del settimo decennio del XVII secolo.
Ricordato da Giovanni Baglione (1642) per la sua lentezza e meticolosità, tanto da guadagnarsi il soprannome di 'poco e buono', si formò in un ambito culturale segnato dall'insegnamento di Taddeo e Federico Zuccari, protagonisti della pittura romana nella seconda metà del Cinquecento. La sua prima opera nota, realizzata in collaborazione con Francesco Nappi, è costituita dagli affreschi della cappella Gregoriana in S. Croce in Gerusalemme a Roma.
Al centro della volta, entro un ovale, è raffigurata la Trinità con la Vergine in gloria tra i ss. Gregorio e Bernardo mentre due angeli liberano le anime del purgatorio; sulla parete laterale sinistra, entro cornici a stucco dipinte, l'episodio con S. Gregorio celebra la messa in un coro d’angeli e, sulla destra, la Visione di s. Bernardo delle anime ascendenti in cielo durante la celebrazione liturgica nell’abbazia dei Ss.Vincenzo e Anastasio alle Tre Fontane. Stilisticamente inseriti nel clima posttridentino i dipinti, nonostante abbiano sofferto per l’umidità, sono ancora chiaramente leggibili e mostrano l’interesse dei due pittori per «il quadraturismo e un’abilità non secondaria nella resa delle fughe prospettiche e di complessi sfondi architettonici» (Cavallaro, 2009, p. 55).
La maniera dell’artista si andò definendo, in modo più visibile, nei contemporanei cantieri sistini, sotto la direzione di Cesare Nebbia e Giovanni Guerra, dove, oltre all’eco della maniera zuccaresca, si coglie anche l'influenza della pittura di Federico Barocci, una cifra stilistica che ha portato Alessandro Zuccari (1992) a riconoscere la mano di Nanni nelle scene raffiguranti il Concilio Costantinopolitano II e il Concilio di Vienne nel salone Sistino della Biblioteca Vaticana, realizzate tra 1588 e 1589. In base a una serie di confronti stilistici, il medesimo studioso attribuisce a Nanni anche le due scene affrescate nel palazzo lateranense raffiguranti il Trionfo di Davide nell’omonima sala e il Cristo che appare agli Apostoli nella volta della cappella, opera quest'ultima caratterizzata da evidenti tangenze con la pittura di Andrea Lilli, autore dei riquadri limitrofi. Confronti stilistici portano Patrizia Tosini (1995, p. 223 n. 31) ad aggiungere, con riserva, al catalogo di Nanni anche la figura di S. Aniceto nella sala dei Pontefici (ora della Conciliazione). Tradizionalmente ritenuta opera di Nanni (Baglione, 1642) è anche la serie dei Santi nella loggetta del Sancta Sanctorum, realizzata tra giugno e luglio 1590. Tale attribuzione, dopo il restauro degli anni Novanta che ha evidenziato la presenza di più mani, è stata tuttavia messa in discussione e all'artista è stata riconosciuta la sola paternità delle due raffigurazioni inquadranti la finestrella di sinistra rappresentanti S. Giovanni Battista e Isaia, del S. Giovanni Evangelista vicino a S. Lorenzo e, con qualche riserva, del S. Paolo e del S. Giovanni Evangelista che lo precede (Tosini, 1995). Oltre a questi dipinti, Zuccari (1999) ritiene di poter identificare la mano di Nanni anche nelle figure della Vergine, di S. Giovanni Evangelista, S. Benedetto e S. Domenico nonché nell’Apostolo (già attribuito a Lilli da Tosini [1995]), poste negli archetti centrali. Lo studioso individua come opera di Nanni anche l’Angelo con la tiara sulla volta della cappella di S. Silvestro all'interno dello stesso complesso, la cui esecuzione sarebbe da collocare nel 1589 (Zuccari, 2009, p. 36). Discussa è la presenza di Nanni negli affreschi della Scala Santa, proposta da Zuccari (1992) per le scene con Il serpente generato dalla verga di Mosè divora quelli degli altri sacerdoti e con Giuseppe venduto dai fratelli (entrambe sulla volta della scala di sinistra) e in quella con Sansone abbatte il leone (sulla parete sinistra della rampa destra), affrescate rispettivamente, secondo Laura Orbicciani (2009), in collaborazione con Antonio Viviani e con Paolo Guidotti.
Ammesso all’Accademia di S. Luca nel 1606, Nanni fu nominato camerlengo nell’ottobre 1607 e rettore nel 1628 (Melorio, 1993). Al primo decennio del XVII secolo risale probabilmente il disegno, conservato a Firenze nella Biblioteca Marucelliana (Kruft, 1969), in cui Ottavio Leoni lo ritrae, col viso pacioso (Longhi, 1951). Il 10 gennaio 1614, su incarico di Nicolò Tolomei, esecutore testamentario e nipote di Andrea Canuto, vescovo di Oppido Mamertina morto nel 1610, Nanni firmò il contratto per la cappella Canuto, la prima a sinistra nella chiesa di S. Caterina de’ Funari (Capelli, 2007).
Il fare lento e meticoloso dell'artista, caratterizzato da figure guizzanti e vivaci realizzate con tratto leggero, traspare dalle uniche opere documentate conservate: gli affreschi dell’abside, raffiguranti l’Annunciazione, la Nascita della Vergine e la Visitazione; quelli del sottarco con l’Incoronazione della Vergine, due Profeti, e le due tele fiancheggianti l’altare con S. Andrea e S. Anselmo, sormontate rispettivamente dai ritratti di Andrea Canuto e Anselmo Canuto, suo zio.
Sono perdute altre opere citate da Baglione (1642): la decorazione della prima cappella a sinistra nella chiesa di S. Bartolomeo all’Isola, in cui Nanni aveva affrescato alcune Scene della vita di s. Bonaventura; la Vergine Annunciata «con buona prattica, e con grand’amore terminata» (ibid., p. 386) nel 1626, eseguita (Melorio, 1993) per la seconda cappella a destra della chiesa di S. Maria dell’Anima ma perduta alla fine del XVIII secolo quando l'ambiente fu completamente rinnovato; l’affresco raffigurante Scene della Pietà nella cappella di S. Maria della Pietà al Colosseo documentato nel 1629 (Ceccarelli, 2005, p. 24).
Entrato nella Congregazione dei Virtuosi al Pantheon nel 1622 (Melorio, 1993), Nanni appare nei documenti dell’Accademia di S. Luca fino al maggio 1629.
La perdita della vista avvenuta in data imprecisata in seguito a una malattia costrinse Nanni ad abbandonare la pratica della pittura.
Non si conoscono il luogo, probabilmente Roma, e la data di morte di Nanni che risulta ancora vivente nel 1642, sempre secondo la testimonianza di Baglione.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato Roma, Trenta notai capitolini, uff. 15, 1629, pt. II, vol. 120, c. 220r ; Roma, Archivio storico dell'Accademia di S. Luca: Entrata e uscita del Camerlengo dal 1593 al 1625, vol. 42, cc. 34-38, 124, 126, 143, 146, 148; Entrate e uscite del Camerlengo dal 1 sett. 1627, vol. 42a, cc. 1, 106, 107 (cfr. http://www.nga.gov/casva/accademia/html/ita/ASRTNCUff1516290508.shtm); G. Baglione, Le vite de' pittori scultori et architetti..., Roma 1642, pp. 385-387; R. Longhi, Volti della Roma caravaggesca, in Paragone, II (1951), 21, pp. 35-39; H.W. Kruft, Ein Album mit Porträtzeichnungen Ottavio Leonis, in Storia dell’arte, 1969, nn. 1-4, pp. 447-458; L. Barroero, La decorazione pittorica della Scala Santa, in Il Palazzo apostolico Lateranense, a cura di C. Petrangeli, Firenze 1991, pp. 139-144, in partic. p. 141; A. Zuccari, I pittori di Sisto V, Roma 1992, pp. 94 s., 132; A. Melorio, G. N., in Roma di Sisto V. Le arti e la cultura (catal.), a cura di M.L. Madonna, Roma 1993, p. 537; P. Tosini, La loggia dei Santi del Sancta Sanctorum: un episodio di pittura sistina, in Sancta Sanctorum, Milano [1995], pp. 202-223; S. Ceccarelli, Cappella della Madonna della Pietà al Colosseo, in Roma Sacra, XI (2005), 32-33, pp. 22-26; S. Capelli, Lo stuccatore Tullio Solari di Carona nella cappella Canuto in S. Caterina dei Funari a Roma, in Svizzeri a Roma, Lugano 2007, pp. 156-163; Id., Michelangelo Buonarroti, Marcello Venusti e l'Annunciazione di S. Caterina dei Funari in Roma : un recupero dell'arte controriformata nel primo Seicento romano, in Studi romani, LV (2007), 3-4, pp. 416-429; A. Cavallaro, S. Croce in Gerusalemme, Roma 2009, p. 55; L. Orbicciani, La Scala Santa, Roma, Roma 2009, pp. 45, 47; A. Zuccari, Le decorazioni della Scala Santa e alcune novità attributive nella cappella di S. Silvestro, in La cappella di S. Silvestro: le indagini, il restauro, la riscoperta, a cura di M.A. Schroth - P. Violini, Roma 2009, pp. 44 s., 47 n. 55; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXV, p. 339.