NISIO, Girolamo
NISIO, Girolamo. – Nacque a Molfetta il 6 maggio 1827, undicesimo figlio di Giorgio, possidente, e di Rosina Candida.
Dopo una prima istruzione ricevuta nelle scuole municipali di Molfetta, sotto la guida del maestro Girolamo Romanelli, si formò nel seminario della città natale. In tale contesto subì l’influsso del purismo linguistico di Basilio Puoti, diffuso in Puglia da Angelo Montoné e fu attratto dalla revisione operatane da Francesco De Sanctis, di cui suo fratello maggiore, Felice (1815-1894), era stato scolaro a Napoli. Come molti altri giovani della sua generazione, si avviò dunque verso una duplice carriera di ecclesiastico e di insegnante. Nel 1847 fu per alcuni mesi allievo di De Sanctis a Napoli, poi si trasferì a Roma, ma il perfezionamento dei suoi studi, presso il Collegio dei canonici regolari lateranensi di S. Pietro in Vincoli, fu interrotto dagli eventi del 1848, durante i quali entrò in contatto con le idee di Vincenzo Gioberti. Fu quindi docente nei seminari di Matera, Bitonto, Acquaviva delle Fonti, Altamura e Molfetta. Nella città natale fondò e diresse anche un convitto privato, tenuto cautamente sotto sorveglianza dalla polizia borbonica che non a torto riteneva Nisio di idee liberali. Coinvolto nel moto unitario, venne incaricato da Garibaldi di riordinare il Collegio reale di Bari, trasformato in Liceo ginnasiale e Convitto nazionale. Ne fu direttore dal 1861 fino al 1865 quando, dopo aver fatto parte per il tramite di Luigi della Noce di Piacenza e Norberto Reali di Assisi dei circoli del clero liberale facenti capo a Carlo Passaglia, abbandonò definitivamente l’abito ecclesiastico e la terra natale.
Funzionario dell’amministrazione della Pubblica istruzione fu dapprima ispettore e provveditore reggente a Catania (1865-66), poi regio ispettore per la Sicilia nel 1867 e quindi ancora provveditore a Verona (1867), Mantova, Palermo (1868), Napoli (1870-73) e infine Ancona. Di particolare rilevanza fu il suo impegno in Sicilia in un contesto in cui spesso i Comuni erano sostanzialmente ostili all’istruzione pubblica, specie femminile.
Ne sono singolare documento la sua relazione sullo Stato dell’istruzione primaria e popolare nella provincia di Palermo nel 1869 (edita in G. Bonetta, Scuola e società nella Sicilia dell’Ottocento, Palermo 1981, pp. 258-272) – che testimonia del duro scontro coll’assessore comunale di Palermo alla Pubblica Istruzione Giovanni Bruno – e laRelazione generale sullo stato della istruzione elementare della provincia di Girgenti (Documenti sulla istruzione elementare nel regno d’Italia, parte 2, Firenze 1870, pp. 182-187). Entrambe le relazioni sono da ritenere alle origini del complesso tentativo di secolarizzazione dei siciliani Collegi di Maria tentato dal ministro Michele Coppino.
Testimonianza del legame tra impegno amministrativo e impegno culturale è il volume Della istruzione pubblica e privata in Napoli dal 1806 sino al 1871 (Napoli 1871), testo in qualche modo esemplare di una storiografia attenta a unire la ricostruzione erudita al giudizio politico militante, così come la curatela de II libro IV della Scienza della legislazione, di Gaetano Filangieri (Roma 1904). La forte simpatia espressa verso Filangieri ha portato alcuni critici a identificare in questo la principale fonte delle idee pedagogiche sottese al pensiero e all’azione di Nisio, il quale giunse a delineare una pur sommaria proposta di rivendicazione di una scuola pedagogica moderna napoletana secondo la linea che, partita con Antonio Genovesi e Filangieri, sarebbe passata poi per Matteo Galdi, Marco Gatti, Francesco De Sanctis, Edoardo Fusco per arrivare sino ad Andrea Angiulli.
Dal 1878 fu comandato al ministero presso il provveditorato centrale dell’istruzione primaria per sovrintendere all’applicazione della legge sull’istruzione obbligatoria, generalmente nota come legge Coppino, e in qualità di capo gabinetto dei ministri Coppino e De Sanctis, fu il principale estensore del regolamento e dei programmi per le scuole normali. Dal 1881 al 1882 provveditore di Roma, dove promosse un netto mutamento dei metodi nelle scuole elementari, rientrò quindi nell’amministrazione centrale, sovrintendendo alle scuole tecniche fino al 1887, passando poi, dal 1887 al 1889 alla guida della divisione scuole primarie e normali, in un cruciale periodo che vide la stesura dei programmi delle scuole elementari del 1888, il regolamento delle normali del 1889 e i programmi delle normali del 1890 (la sua circolare del 7 febbraio 1887 rivela la vicinanza di Nisio in tema di istruzione educativa ai principi di Aristide Gabelli, quali l’introduzione del metodo scientifico nell’istruzione elementare, sebbene nell’ambito di un liberalismo conservatore). Dal 1889 al 1891 venne distaccato al ministero degli Affari esteri per curare la riorganizzazione delle scuole italiane all’estero, con un significativo rafforzamento del ruolo dello Stato anche in quel settore dell’istruzione pubblica. Tornato nel 1891 al ministero, dopo poco problemi di salute lo costrinsero a chiedere il collocamento a riposo.
Nel 1896 fu eletto presidente dell’Associazione pedagogica nazionale fra gli insegnanti delle scuole normali (sebbene non fosse mai stato docente in tali scuole), a riprova di un suo ruolo importante non solo sul piano amministrativo. Dal 1899 al 1903 e dal 1905 al 1906 fu membro del Consiglio superiore della Pubblica Istruzione. Tentò invano la candidatura a deputato nel 1865 a Matera e nel 1897 a Gioia del Colle.
Le relazioni di Nisio sulle condizioni dell’istruzione a Napoli e in Sicilia, soprattutto quelle sugli istituti di educazione femminile, ne testimoniano il forte impegno e costituiscono fonti indispensabili per lo storico.
Negli articoli pubblicati con lo pseudonimo LUX nella rivista torinese La scuola nazionale, espressione di un fiancheggiamento critico alla proposta di riforma delle scuole normali del ministro Ferdinando Martini, si servì di un’argomentazione comparativa, usando come riferimento i francesi Octave Gréard e Ferdinand Buisson in tema di direttori di scuole normali con incarico anche di docenza e di mantenimento di più gradi di patente magistrale. Non banale per l’epoca il suo sostegno alla proposta di unificazione del ciclo inferiore del ginnasio e dell’istruzione tecnica. Sono da ricordare anche le sue collaborazioni ai periodici napoletani Il progresso educativo (diretto da Edoardo Fusco) e L’amico delle scuole popolari, al periodico palermitano Il rinnovamento educativo – diretto da Francesco Paolo Scaglione e pubblicato dal 1897 al 1898 – nonché alla fiorentina Rassegna scolastica, dove in particolare si occupò di insegnamento della geografia.
Segno indubbio della sua autorevolezza sono le Notizie per la esposizione universale di Parigi (in Bollettino ufficiale del Ministero della Pubblica Istruzione, supplemento al n. 10 del 10 marzo 1900). La seconda parte del testo, Dell’istruzione e educazione della donna, contiene una trattazione storico normativa che lascia intravedere un non celato orgoglio per una sorta di via italiana all’istruzione femminile, pur constatando con preoccupazione la notevole capacità delle istituzioni educative cattoliche di rinnovarsi.
Morì a Roma il 7 settembre 1907.
Fonti e Bibl: Roma, Arch. centr. dello Stato, Ministero della Pubblica Istruzione, Fascicoli personali 1860-1880, Personale 1860-1880, b. 1478, f. N. G.; Necr.: M. Mandalari, Gerolamo (sic) N., in L’Italia moderna: rivista dei problemi della vita italiana, IV (1907), pp. 185-191; G. Tauro, Gerolamo (sic) N., estratto dalla Rivista pedagogica, I (1908), pp. 233-251 (poi in Id., La pedagogia e la vita, Roma-Milano 1930, pp. 319-359); V. Pescatore, N. G., in Diz. illustrato di pedagogia, III, Milano 1903, pp. 58-62; G.B. Gerini, Gli scrittori pedagogici italiani del secolo decimonono, Torino 1910, pp. 127 s.; G. Talamo, La scuola: dalla legge Casati alla legge del 1864, Milano 1960, ad ind.; R. Ugolini, Per una storia dell’amministrazione centrale: il ministero della Pubblica Istruzione, Roma 1979, p. 145; M. Raicich, Scuola, cultura e politica da De Sanctis a Gentile, Pisa 1981, pp. 109 s., 140; S. Nisio, Felice e G. N. - due allievi del De Sanctis, premessa di A.M. Ghisalberti, Molfetta 1981; G. De Gennaro, I discepoli molfettesi di Francesco De Sanctis, in Archivio storico pugliese, XL (1987), pp. 299-314; S.A. Costa, La scuola e la grande scala: vita e costume nella scuola siciliana dal 1860 agli inizi del Novecento, Palermo 1990, pp. 35, 53 s., 106-110, 118 s., 326 s., 336 s.; S. Bucci, N. G., in Enciclopedia Pedagogica, V, Brescia 1992, pp. 8215-8218; L. Caminiti, Educare per amor di Dio. I collegi di Maria tra Chiesa e Stato, Soveria Mannelli 2005, p. 127.