PROVENZALE, Girolamo
PROVENZALE, Girolamo. – Nacque a Napoli nel 1534, da Andrea.
Si formò nello Studio della città natale, dove conseguì il dottorato in medicina e arti. Qui seguì le lezioni di filosofia di Berardino Longo e assistette alle dimostrazioni anatomiche del celebre medico siciliano Giovanni Filippo Ingrassia (De sensibus, 1597, p. 261).
Dopo aver ottenuto i gradi, Provenzale cominciò a esercitare la professione a Napoli e a tenere pubbliche lezioni di filosofia nello Studio cittadino. Nella documentazione universitaria la sua presenza è attestata dal 1574, ma un riferimento contenuto all’interno di una sua opera invita ad anticipare di alcuni anni l’inizio della sua attività didattica (De instrumentis sciendi, Ad lectorem praefatio, p.n.n.). Tra il 1574 e il 1580 almeno, egli detenne la lettura straordinaria di filosofia, con uno stipendio di 60 ducati. Nel 1583 è annoverato tra i lettori ordinari di filosofia con uno stipendio di 80 e poi di 100 ducati nel 1588. Il suo insegnamento era incentrato su diverse opere del corpus aristotelico e in particolare sugli Analitici posteriori (Cannavale, 1895, p. 86), opera su cui si fondava l’insegnamento della logica nella maggior parte delle università italiane contemporanee, e sul De anima (De sensibus, cit., p. 2).
Intorno al 1592 rinunciò al suo incarico e venne sostituito da Francesco Antonio Vivola. Non sappiamo quali furono i motivi della sua rinuncia, ma nel 1595 lo troviamo a Roma. In quest’anno infatti venne nominato archiatra di Clemente VIII succedendo così a Girolamo Cordella morto il 18 marzo di quell’anno (Marini, 1784, p. 476).
Parallelamente all’impegno universitario e all’esercizio della professione medica, Provenzale intraprese una brillante carriera ecclesiastica divenendo così, come constata Gaetano Marini, l’«ultimo de’ Medici Pontificj, che passasse ad essere Pastore di Anime» (ibid., p. 477).
Conquistatosi la fiducia di Clemente VIII, venne incaricato di trattare anche affari politici e diplomatici. In un concistoro che si tenne a Ferrara nel giugno del 1598 fu nominato arcivescovo di Sorrento, succedendo nella carica a Carlo Baldino recentemente deceduto. Egli lasciò dunque Roma per raggiungere la sua diocesi risiedendo tra Sorrento e Posilippo, dove possedeva una villa ricordata dal naturalista Andrea Bacci nel De naturali vinorum historia (1596, p. 219). Lo zelo con cui Provenzale si prese cura della sua diocesi venne ricordato ed elogiato dal pontefice attraverso due brevi, nei quali lo ringraziò per aver sciolto molte controversie sorte tra gli ambienti ecclesiastici locali (Marini, 1784, p. 477). Durante gli anni in cui fu vescovo egli favorì l’insediamento dei teatini nella cittadina. Nel 1606 affidò loro diversi edifici e giardini. Sotto la sua autorità nel 1608 venne fondato un monastero dell’Ordine ed edificata l’annessa chiesa di S. Antonino (I Teatini, 1987, p. 298). Lo stesso anno fece costruire una nuova sagrestia della cattedrale dei Ss. Filippo e Giacomo di Sorrento, una cappella dedicata a s. Gennaro martire, nella quale fece collocare diversi reliquari ed erigere il suo sepolcro, come ricordano alcune iscrizioni presenti nell’edificio.
Provenzale morì nel 1612, secondo alcuni in Polonia dove si sarebbe diretto per rivestire la carica di nunzio. Non vi sono tuttavia fonti che allo stato attuale delle ricerche consentano di suffragare questa ipotesi, peraltro confutata già da Marini.
Dopo la sua morte gli succedette alla guida dell’arcidiocesi il cugino Giovanni Antonio Grisano. Tra i suoi discendenti si ricorda Ignazio Provenzali, celebre avvocato napoletano che rivestì la carica di avvocato primario dei Supremi Tribunali di Napoli, di giudice criminale, consigliere regio e avvocato fiscale della Regia Camera (Toppi, 1678, p. 395).
Nel corso della sua vita Provenzale pubblicò tre opere, legate alla sua attività di filosofo e di medico, tutte contenute nella biblioteca di Demetrio Canevari, a sua volta archiatra di Clemente VIII. La sua prima opera, il De instrumentis sciendi […] tractatus, pubblicata a Napoli da Giuseppe Cacchi nel 1575, è strettamente legata al suo periodo partenopeo.
Dedicato al cardinale Antonio Carafa definito portus, refugium e maecenas e introdotto da un’encomiastica epistola del filosofo Berardino Longo, questo trattato costituisce il frutto dell’esperienza accumulata nel corso della sua attività nello Studio napoletano. Al suo interno, Provenzale procede nell’esame degli Analitici posteriori di Aristotele, opera in cui il filosofo greco aveva esposto la sua teoria della conoscenza basata sulle dimostrazioni e alla quale egli stesso, come non manca di ribadire nel frontespizio dell’opera, aveva consacrato numerose letture pubbliche a Napoli. Alcuni passaggi particolarmente controversi del testo aristotelico sono qui esaminati anche in relazione alle interpretazioni che di essi aveva fornito Averroè.
Più di vent’anni separano quest’opera dalla successiva, il De sensibus […] tractatus, stampato a Roma, da Bernardo Basa, nel 1597 e che Provenzale indirizzò al suo signore e paziente Clemente VIII. Questo monumentale trattato tripartito è dedicato all’analisi della dottrina aristotelica della percezione contenuta principalmente nel De anima che, ancora una volta, Provenzale aveva avuto l’occasione di sviscerare nel corso della sua attività didattica napoletana. La prima sezione è consacrata al sensus e agli oggetti sensibili, la seconda ai cinque sensi esterni e la terza ai sensi interni e alla relazione tra facoltà immaginativa, razionale e irrazionale.
Oltre a queste due opere filosofiche, Provenzale pubblicò nel 1599 un breve e molto raro opuscolo di medicina pratica, l’Epistola […] de curandi ratione febres. Con tutta probabilità, esso trasse le sue origini da una disputa che ebbe luogo al cospetto del pontefice Clemente VIII all’interno del palazzo apostolico nel 1596 e nel corso della quale si erano fronteggiati medici attivi a Roma e medici partenopei a proposito del metodo da seguire nel trattare le febbri derivate dalla putrefazione degli umori. A questa controversia, che marcò considerevolmente l’ambiente medico romano del tempo, consacrò un’epistola anche Giovanni Zecchi, medico bolognese e a sua volta archiatra di papa Aldobrandini, il quale aveva partecipato al contenzioso in qualità di capo della fazione ‘romana’ (Zecchi, 1596, p.n.n.). All’interno di un testo dedicatorio che apre l’epistola ed è indirizzato proprio a Provenzale, Zecchi descrive non solo le circostanze della disputa e i risultati ottenuti, ma si sofferma anche sul ruolo di arbitro che questi aveva svolto al suo interno.
Opere. De instrumentis sciendi, Neapoli, apud Iosephum Cacchium, 1575; De sensibus […] tractatus, Romae, apud Bernardum Basa, 1597; Epistola […] de curandi ratione febres, Neapoli, ex typographia Ioannis Iacobi Carlini, 1599.
Fonti e Bibl.: http://picus.unica.it/index.php? page=Filosofo&id=273&lang=it (19 gennaio 2016).
A. Bacci, De naturali vinorum historia, Roma 1596, p. 219; G. Zecchi, De ratione curandi febres ex putri ortas humore a medicis hactenus in urbe servata, in Sacro palatio habita disputatio, Roma 1596; F. Ughelli, Italia sacra, VI, Roma 1659, col. 783; N. Toppi, Biblioteca Napoletana, Napoli 1678, p. 159; P. Mandosio, “Theatron” in maximorum christiani orbis pontificum archiatros..., Roma 1696, pp. 59-60; J.J. Manget, Bibliotheca scriptorum medicorum veterum et recentiorum, II, Genevae 1731, p. 553; V. Donnorso, Memorie storiche della fedelissima e antica città di Sorrento, Napoli 1740, pp. 120 s.; L. Moreri, Le grand dictionnaire historique ou le mélange curieux de l’histoire sacrée et prophane, VIII, Paris 1759, p. 593; G. Marini, Degli archiatri pontifici, I, Roma 1784, pp. 476-478; B. Capasso, Memorie storiche della Chiesa sorrentina, Napoli 1834, pp. 95-97; G. Maldacea, Storia di Sorrento, II, Napoli 1843, pp. 194 s.; C. Minieri Riccio, Memorie storiche degli scrittori del Regno di Napoli, Napoli 1844, p. 287; E. Cannavale, Lo studio di Napoli nel Rinascimento, Napoli 1895, passim; I Teatini, a cura di M. Campanelli, Roma 1987, p. 298.