ROSSI, Girolamo
- Nacque nel 1539 da Francesco e da Isabella Lodovicchio a Ravenna dove venne battezzato il 17 luglio.
Il padre, discendente da una potente famiglia di Parma espulsa dalla città all’inizio del XV secolo, appartenne al Senato cittadino. Lo zio paterno, Giambattista, carmelitano, fu membro dell’alta gerarchia dell’ordine. Fu in ambito familiare che Rossi ricevette una prima formazione umanistica di cui diede un precoce saggio nel 1554 con un’orazione latina pronunciata in occasione della presa di possesso della diocesi di Ravenna da parte del cardinal Ranuccio Farnese. Alla fine degli anni Cinquanta si trasferì a Roma, grazie al sostegno dello zio carmelitano, già residente nella città. Intraprese studi di retorica e filosofia presso lo Studium Urbis, dove assistette alle letture di Iacopo Giacomelli. Continuò poi la sua formazione a Padova, dove il 31 marzo 1561 ricevette i gradi in filosofia e medicina, in presenza di Scipione Gonzaga e Annibale Di Capua. Fu ancora una volta lo zio Giambattista a orientare il suo percorso quando, nominato vicario generale dei carmelitani, indusse il nipote a seguirlo nelle visite ai conventi dello Stato veneto in qualità di segretario, per poi, una volta eletto priore generale nel 1564, chiamarlo a Roma al suo cospetto.
Risedendo presso un convento dell’Esquilino, Rossi lavorò a un De ratione studendi philosophiae liber (oggi perduto) e si servì delle biblioteche romane per intraprendere studi necessari a un’opera sulla storia di Ravenna che aveva in progetto. Quindi ritornò in patria dove proseguì le sue ricerche storiche presso gli archivi cittadini – ecclesiastici, municipali e nobiliari –, e nel 1567 sposò Laura Bifolchi figlia del patrizio ravennate Giambattista. Dal matrimonio nacquero numerosi figli, tra cui il canonico Francesco. Frequentò assiduamente le élites ravennati, fece parte dell’Accademia degli Innominati e redasse diverse orazioni volte a celebrare gli insediamenti dei legati pontifici di Romagna (Alessandro Sforza, Guido Ferrerio, Giulio Canani e Francesco Sforza), con cui intrattenne rapporti privilegiati.
Nel 1572 diede alle stampe alcuni poemi celebrativi, tra cui una Canzone per la Vittoria ottenuta in Mare contro i Turchi e un componimento per l’elezione di Gregorio XIII. Ma il 1572 fu soprattutto l’anno della pubblicazione a Venezia presso Paolo Manuzio, della prima edizione dei suoi Historiarum Ravennatum libri X, dedicati a Giulio Feltre Della Rovere, arcivescovo di Ravenna, il cui ricco paratesto testimonia dei rapporti di Rossi con diversi eruditi della città tra cui Francesco Corelli. L’opera, dotata di appendici documentarie e di un abbondante apparato bibliografico, ripercorre la storia della città dalla fondazione fino alla contemporaneità e celebra i fasti della Chiesa ravennate. Si inserisce all’interno di una tradizione storiografica cittadina, segnata dai profili di Desiderio Spreti e Giovanni Pietrp Ferretti, ai quali Rossi rende omaggio a più riprese. Si caratterizza per un uso rigoroso delle fonti e una particolare attenzione alla storia delle istituzioni giuridiche urbane.
Il Senato di Ravenna si fece carico delle spese di stampa – di quest’edizione così come della successiva – e per il servizio reso alla città con la sua opera, accordò a Rossi duecento scudi, diverse esenzioni fiscali per sé e la sua famiglia, la condotta medica urbana e un accesso facilitato al Senato. Negli anni successivi, spinto dal successo dell’opera, ma anche dalla situazione politico-religiosa e, in particolare, dalle tensioni tra Chiesa bolognese e Chiesa ravennate e dagli attacchi alla giurisdizione di quest’ultima sferrati da Gabriele Paleotti, Rossi cominciò a lavorare a una seconda edizione ampliata che fu poi stampata a Venezia nel 1589. Questa nuova edizione che si apre con una dedica del Senato a Sisto V, contiene un undicesimo libro consacrato all’agitato ventennio 1568-88. Il successo dell’opera fu tale che essa venne ristampata nuovamente a Venezia nel 1590 e nel 1603, edizione quest’ultima che, come il nuovo titolo di Italicarum et Ravenatum historiarum suggerisce, insiste sull’inserimento della storia di Ravenna nel contesto peninsulare. Agli interessi storici di Rossi rinvia anche una Vita Nicolai Papae IV dedicata a Sisto V (Biblioteca apostolica Vaticana, Vat. lat. 3566) e pubblicata nel 1761 da Antonio Felice Mattei (Vita Nicolai papae IV Ordinis s. Francisci a Hieronymo Rubeo composita, nunc primum ex ms. Vaticano edita a p.m. Antonio Felice Matthaejo…, Pisa 1761).
L’attività storico-erudita degli anni Settanta-Ottanta non distolse Rossi dagli studi e dalla pratica medica, nei quali dovette distinguersi particolarmente dato che venne sollecitato dalle città di Fano, Urbino e Pesaro per prestare le sue cure nei rispettivi territori urbani e, soprattutto, da alcune prestigiose università per occupare una lettura di medicina. Bonifazio Bevilacqua, Giambattista Volta e Andrea Alciati tentarono di attirarlo rispettivamente verso gli Studi di Ferrara, Bologna e Roma. Diverse furono le sue opere di argomento medico e filosofico-naturalistico. Tra queste il dialogo di deontologia medica De probitate et improbitate, scientia et ignorantia, felicitate et infelicitate Medicorum dedicato al cardinale Giulio Feltre della Rovere composto probabilmente all’inizio degli anni Settanta e rimasto inedito, così come il De quantitate et qualitate elementorum tractatus, il De ventis, il e il Rerum naturalium liber primus (Biblioteca apostolica Vaticana, Vat. lat. 5361). Oggetto di un particolare successo editoriale fu invece il De destillatione liber, un’apologia delle pratiche distillatorie dedicata a Francesco I in virtù dell’interesse del granduca per la medicina alchemica. Il trattato, in quattro sezioni e corredato da alcune incisioni, ripercorre le pratiche antiche e quelle in uso nell’ambito e si fonda su fonti classiche e sull’esperienza diretta dell’autore. Alla prima pubblicazione (Ravenna 1582) seguirono tre ulteriori ristampe (Basilea 1585, Venezia 1599 e 1604). Legato all’interesse di Rossi per il sapere alchemico anche il breve scritto Adversus Raymundum Lullium de mixtorum graduatione (Vat. lat. 5361, cc. 137-139).
Rossi fu particolarmente attivo nella vita politica ravennate, in qualità di membro di diverse istituzioni cittadine, il Senato, ma anche i Novanta Pacifici, e venne scelto per compiere diverse missioni diplomatiche. Nel 1604, venne inviato al cospetto di Clemente VIII, che, grazie all’intercessione di Pietro Aldobrandini lo annoverò tra i suoi archiatri alla fine del 1604. Fu probabilmente durante questo soggiorno romano che Rossi entrò in contatto con Cesare Baronio e altri prelati e letterati romani. Il decesso del pontefice nel marzo 1605 e alcuni problemi di salute, lo indussero però a ritornare a Ravenna. Gli ultimi anni della sua vita furono dedicati a uno studio critico dell’opera di Celso da cui scaturirono le Ad Cornelium Celsum in libros VIIII. Annotationes… pubblicate postume dal figlio Francesco nel 1614 e poi ristampate nel 1616. Nel 1607 vide la luce anche una Disputatio de melonibus sugli usi e le proprietà medicinali di questi frutti, dedicato a Bonifazio Caetani.
Rossi morì a Ravenna nel settembre 1607, circondato da alti prelati, quali lo stesso Caetani e Pietro Aldobrandini all’epoca rispettivamente legato apostolico e arcivescovo metropolita di Ravenna. Dopo le esequie pubbliche, fu sepolto nella chiesa di S. Giovanni Battista.
Presso la Biblioteca Classense di Ravenna sono conservati diversi manoscritti di Rossi che rendono conto delle sue molteplici attività (consulti e annotazioni mediche, osservazioni su trattati medici contemporanei, epistole e dissertazioni, corrispondenza personale). Pietro Paolo Ginanni che a Rossi dedicò nel 1769 un dettagliato profilo biografico, corredato di un elenco di opere edite e inedite, ebbe accesso ad alcune sue Memorie autografe (Ginanni, 1769, p. 315).
In edizione moderna sono disponibili le Storie ravennati, trad. di M. Pierpaoli, pref. di A. Vasina, Ravenna 1996.
Fonti e Bibl.: Ravenna, Arch. storico del Comune, Libro delle parti, Cancelleria, vol. 33 (1571); Biblioteca Classense, Mob. 3-1-B: Manoscritti vari di Girolamo Rossi, istorico e medico; Mob. 3-5-Y, n. 14; V. Carrari, Historia de Rossi Parmigiani, Ravenna 1583, pp. 227 s., 233 s.; G. Rossi, Vita Nicolai papae IV, Pisa 1761, pp. XIII-LIII; P.P. Ginanni, Memorie storico-critiche degli scrittori ravennati…, II, Faenza 1769, pp. 313-326; F. Mordani, Vite di ravegnani illustri, 1837, pp. 127-133; G. Marini, Degli archiatri pontifici, I, Roma 1784, pp. 478 s.