SPINOLA, Girolamo
– Nacque a Genova il 15 ottobre 1713, secondogenito di Nicolò, doge della Repubblica tra il 1740 e il 1742, e di Maddalena Doria. Altri fratelli erano Pasquale, Francesco Maria, Maria Teresa e Maria Caterina.
Nel 1725, iniziò a frequentare il collegio Clementino a Roma, dove si formavano molti giovani nobili italiani, e dove anche il padre Nicolò aveva studiato diversi anni prima. Conseguito il dottorato in utroque iure alla Sapienza nel 1736, divenne referendario delle due Segnature: primo gradino della carriera in Curia.
Successivamente, tra il 1738 e il 1740, andò a ricoprire la carica di vicelegato di Bologna, città che aveva una consolidata tradizione di amministratori e governatori genovesi. Tornato a Roma, fu inserito nella congregazione della S. Consulta, che si occupava soprattutto di comporre vertenze di natura giuridica. Vi rimase due anni, tra il 1741 e il 1743, prima di ricevere, nel marzo del 1744, gli ordini sacri e l’arcivescovado di Laodicea in partibus infidelium. Nello stesso anno Benedetto XIV lo destinò alla nunziatura di Colonia, presso l’arcivescovo Clemente Augusto Wittelsbach, principe elettore e fratello di Carlo VII di Baviera incoronato imperatore nel 1742 con l’appoggio del pontefice. Contrari a quell’incoronazione, gli austriaci avevano invaso la Baviera; e, dopo l’inopinata morte di Carlo VII nel 1745, Benedetto XIV aveva dovuto modificare la propria politica, e sostenere gli Asburgo. Spinola fu inviato proprio per sostenere questo cambio di rotta; ma, costretto a fare i conti con la forte personalità dell’arcivescovo elettore, e ancor più con la debolezza e la marginalità della diplomazia romana, agì con grande cautela. Mostrò qualche apertura nei confronti dell’elettore di Colonia, nella vana speranza di poter incidere in quegli avvenimenti. Di fatto, però, con la pace di Aquisgrana del 1748, la sua attività si ridusse all’ordinaria amministrazione.
Dopo una permanenza di pochi mesi alla nunziatura svizzera, nel 1754 fu inviato nunzio a Madrid, dove dovette ancora farsi interprete delle ambizioni in politica internazionale di Benedetto XIV. Allo scoppio della guerra dei Sette anni, nel 1756, il pontefice iniziò a far pressioni sul re di Spagna Ferdinando VI per convincerlo a schierarsi nel fronte guidato dalla Corona di Francia e dall’Impero. Spinola si fece latore di quelle istanze, avviando un intenso epistolario con il segretario di Stato pontificio cardinale Luigi Maria Torriggiani. Ma Ferdinando VI rimase fermo nella sua neutralità, e Spinola svolse un operato principalmente di carattere informativo; anche se non mancò l’impegno in difesa dei gesuiti, già in quegli anni nel mirino delle autorità spagnole e oggetto di false voci che volevano il papa maldisposto nei confronti della societas.
Morto Benedetto XIV, il successore Clemente XIII lo nominò cardinale nel 1759. Ricevette il galero a Madrid dalle mani del nuovo re di Spagna Carlo III. L’alto onore coincise con il richiamo a Roma, dove rientrò dopo circa quindici anni. Il prestigio dei lunghi trascorsi diplomatici lo portò a rivestire importanti incarichi di governo. Tornò nella congregazione della S. Consulta; ma figurò anche nelle congregazioni del Cerimoniale, dei Vescovi e dei regolari, e in quella delle Acque.
Nel 1761, fece il suo ritorno a Bologna, questa volta però nelle vesti di legato, carica che mantenne sino al 1768, quando fu posto a capo della Legazione di Ferrara. Ebbe incombenze cerimoniali di prim’ordine. In quello stesso 1768, accompagnò a Napoli l’arciduchessa Maria Carolina d’Asburgo-Lorena, destinata in sposa a Ferdinando IV di Borbone. Non dimenticò gli anni trascorsi al collegio Clementino, di cui divenne cardinal protettore, e, durante la sua permanenza a Ferrara, entrò nell’Accademia degli Intrepidi, di cui pure assunse il protettorato. Nel 1771, terminò il suo mandato alla Legazione ferrarese. Tornato nella città eterna, quattro anni più tardi andò a reggere la diocesi di Palestrina nel Lazio.
Morì a Roma il 22 luglio 1784. Secondo le sue volontà, le sue spoglie furono poste nella chiesa romana di S. Cecilia di cui aveva avuto il titolo cardinalizio.
Fonti e Bibl.: Archivio segreto Vaticano, Arch. Nunz. Colonia, 129-133; Segr. Stato, Colonia, 293-298; Arch. Nunz. Madrid, 410-430; Biblioteca apostolica Vaticana, Vat. lat. 8338.
O.M. Paltrinieri, Elogio del nobile e pontificio Collegio clementino di Roma, Roma 1795, pp. 79, XXIII; N. Battilana, Genealogie delle famiglie nobili di Genova, I, Genova 1825, Famiglia Spinola, tav. 34; G. Moroni, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica da S. Pietro sino ai nostri giorni, LXVIII, Venezia 1854, pp. 298 s.; L. Karttunen, Les nonciatures apostoliques permanentes de 1650 a 1800, Roma 1912, ad ind.; L.M. Levati, I dogi di Genova dal 1721 al 1746 e vita genovese negli stessi anni, Genova 1913, pp. 38-41; L. von Pastor, Storia dei papi nel periodo dell’assolutismo: dall’elezione di Benedetto XIV sino alla morte di Pio VI (1740-1799), I, Roma 1933, ad ind.; L. Just, Die Quellen zur Geschichte der Kölner Nuntiatur in Archiv und Bibliothek des Vatikans, in Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken, XXIX (1938-1939), p. 284; M.F. Feldkamp, Die Erforschung der Kölner Nuntiatur: Geschichte und Ausblick. Mit einem Verzeichnis der Amtsdaten der Nuntien und Administratoren (Interimsverwalter) der Kölner Nuntiatur (1584-1794), in Archivum Historiae Pontificiae, XXVIII (1990), pp. 279 s.; Legati e governatori dello Stato pontificio, 1550-1809, a cura di Ch. Weber, Roma 1994, pp. 159, 255, 929.