TREVISAN, Girolamo
TREVISAN, Girolamo. – Nacque a Venezia il 1° aprile 1572, unico figlio di Francesco, del ramo a S. Pantalon, e di Elisabetta Priuli di Domenico.
Rimase orfano assai presto, a soli quattro anni, per cui fu la madre ad allevarlo e a provvedere al suo matrimonio, che avvenne per tempo, nel 1592, con Giustiniana Barbaro di Alessandro del cavaliere e procuratore Marcantonio. Grazie agli influenti legami familiari intraprese la carriera politica ricoprendo cariche dell’ordine senatorio, per cui fu savio agli Ordini da aprile a settembre del 1599, poi ancora per il secondo semestre del 1600 e infine da ottobre del 1601 a marzo del 1602. Seguirono nomine distanziate nel tempo: il 12 marzo 1603 venne eletto ufficiale alla Camera degli imprestiti, poi fu avogador di Comun (13 maggio 1607 e 6 gennaio 1610), dopo di che il 6 marzo 1611 risultò eletto provveditore a Cefalonia. Dei due anni trascorsi nell’isola non ci restano documenti.
Al ritorno in patria divenne senatore (13 settembre 1613), quindi fu eletto savio alla Mercanzia (21 aprile 1614) nel corso di una congiuntura favorevole al commercio con il Levante; questa nomina potrebbe rivelare un preciso interesse di Trevisan verso il settore commerciale, come suggerisce una lettera di ringraziamento da lui inviata il 23 settembre 1613, al ritorno da Cefalonia, a Vincenzo Dandolo, che era stato console in Egitto e in Siria e dove aveva lasciato i figli a gestire una compagnia mercantile.
L’attività politica proseguì poi senza interruzioni, talvolta con un sovrapporsi di cariche: il 16 maggio 1615 divenne revisore e regolatore alla Scrittura, il 4 giugno aggiunto ai Dieci savi sopra i processi del Levante, il 26 agosto provveditore alle Biave sino al dicembre del 1616. Fu poi savio di Terraferma per il primo semestre del 1617, quindi (27 luglio) venne eletto provveditore a Zara, con compiti di sussistenza, ossia ospitare i soldati delle galere, ricoverare i feriti, fornire i mezzi per riparare le navi danneggiate. Era in corso la guerra di Gradisca e le navi spagnole cercavano di penetrare nell’Adriatico in appoggio agli arciducali. Giunto a Zara in settembre, il 25 novembre registrò una negativa prova offerta dall’armata veneta, stigmatizzando «la poca buona fortuna, per non dir altro, della nostra armata incontratasi con la spagnola sopra Ragusi, con tanto vantaggio de nostri, mentre qui stavano in espettatione d’intenderne una completa vittoria [per cui] mi sento affliger l’animo non potendo capire come un solo numero di quendici bertoni nimici habbi potuto fuggir dalle mani di così numerosa armata» (Archivio di Stato di Venezia, Provveditori da Terra e da Mar, Zara, b. 279, ad diem).
Lasciata la Dalmazia il 14 aprile 1618, un mese dopo era tra gli elettori del doge Antonio Priuli e quasi contemporaneamente (16 maggio) assunse per poche settimane la carica di provveditore all’Armar, per rivestire poi il saviato di Terraferma nel secondo semestre dell’anno e quello del Consiglio nei primi sei mesi del 1619. Ricopriva tale carica quando venne eletto (24 maggio 1619) ambasciatore in Inghilterra, ma la nomina venne cassata non essendogli stato accordato l’anticipo, da lui richiesto, in considerazione delle forti spese da affrontare. Rimase in patria e fu provveditore alla Cassa di ori e argenti in Zecca (29 giugno), poi savio del Consiglio per il primo semestre del 1620, ma lasciò la carica il 2 maggio 1620 per assumere quella di ambasciatore straordinario nei Paesi Bassi.
Si trattava di ratificare il trattato di alleanza tra i due Stati, in una congiuntura che vedeva le due repubbliche opporsi allo strapotere asburgico, obbligandosi a un mutuo soccorso (soprattutto finanziario) nel caso che una di esse fosse assalita. Trevisan spedì il primo dispaccio da Trento il 18 agosto 1620, poi il 20 settembre incontrò a Nimega il principe Maurizio di Nassau, le cui truppe stavano per muovere contro gli spagnoli di Ambrogio Spinola. I colloqui con i rappresentanti dei Paesi Bassi ebbero luogo all’Aja dal 2 al 5 ottobre e si conclusero, fra grandi solennità, con la stipula del trattato di alleanza.
Lasciata l’Olanda il 28 ottobre, Trevisan divenne savio del Consiglio per il primo semestre del 1621, poi fu provveditore sopra i Monti (27 luglio), provveditore in Zecca alla Cassa di ori e argenti (19 agosto), membro del Consiglio dei dieci (19 settembre), sopraprovveditore alle Biave (22 settembre), dopo di che il 22 gennaio 1622 risultò eletto provveditore generale a Creta.
Si trattava di un incarico straordinario, motivato dal disordine giudiziario e amministrativo in cui versava l’isola a causa delle prevaricazioni dei feudati e dell’incapacità dei rettori nel farvi fronte.
Trevisan salpò dal Lido il 5 dicembre 1622 nella stagione peggiore, per cui giunse alla Canea solo dopo quattro mesi di viaggio. Toccato dalla diffusa miseria e dagli abusi subito riscontrati, sentì fortemente l’impegno cui era chiamato, come si evince dal dispaccio spedito il 1° aprile a proposito dei carcerati: «Questi meschini sono quasi tutti condennati o per furti d’animali et altro, fatti si può dir per campar la vita nelle carestie [...], et pur al sicuro li quattro quinti di loro moriranno in galia [...] Io ho persuaso gl’ill.mi publici Rappresentanti ad andar alquanto circospetti [...] nel condannar al remo; perché qui non si condannano bravi, sicarii et sudditi alieni, ma miseri contadini» (Archivio di Stato di Venezia, Provveditori da Terra e da Mar, Candia, b. 279, ad diem). Per quasi tre anni dovette occuparsi della condizione delle truppe, del disordine della Camera fiscale e delle contraffazioni monetarie, con il risultato di procurarsi molti nemici, che non mancarono di accusarlo presso le magistrature di Venezia. Di queste «ponture, che mi trafiggono il cuore» si doleva il 14 novembre 1625, dichiarando di non aver mai commesso «indegnità o bassezza», come provava il «ritornarmene poverissimo alla mia casa, di che mi glorio» (ibid.). Il 25 febbraio 1626, nell’imminenza di lasciare Candia, informò il Senato di aver portato a termine un nuovo giro di ispezione, sicché «posso dir che non vi resti palmo di terra, che non sia stato veduto et cavalcato da me in questo Regno» (ibid.).
Il 1° febbraio 1627 entrò consigliere per il sestiere di San Polo, quindi (16 marzo 1628) revisore e regolatore sopra i Dazi, savio del Consiglio da aprile a settembre, esecutore contro la Bestemmia dal 2 ottobre al 30 marzo 1629, dopo di che fu nuovamente savio del Consiglio fino al 26 giugno, quando fu nominato provveditore alle Armi in Friuli. Era in corso la seconda guerra del Monferrato, per cui pochi mesi dopo dovette portarsi a Mantova assediata dagli imperiali. Nominato provveditore oltre il Mincio (26 febbraio 1630), fu presente alla rotta di Valeggio del 30 maggio; rimpatriato, durante la contumacia nel Lazzaretto (c’era la peste) stese uno scritto in cui giustificava la sconfitta e l’operato del provveditore generale Zaccaria Sagredo, vittima dell’impreparazione dell’esercito veneto.
In seguito fu consigliere di Dorsoduro dal 3 giugno 1633 a fine gennaio del 1634, quindi provveditore all’Artiglieria (2 gennaio 1634), savio del Consiglio per il secondo semestre del 1634, avogador di Comun dal 2 febbraio 1635 al 10 giugno 1636, ancora savio del Consiglio nel secondo semestre del 1636, riformatore dello Studio di Padova dal 3 dicembe 1636 al 2 dicembre 1638. Era, questo, un significativo riconoscimento della sua cultura e del suo prestigio, e poiché la carica era compatibile con altre, il 28 febbraio 1637 divenne esecutore contro la Bestemmia, poi fu savio del Consiglio da luglio a settembre, quando optò per consigliere di Dorsoduro dal 1° ottobre a tutto settembre del 1638, dopo di che ricoprì nuovamente la carica di savio del Consiglio per il semestre ottobre del 1638 - marzo del 1639, quindi l’8 aprile 1639 venne eletto savio alla Mercanzia e il 31 luglio correttore delle Leggi, infine (24 agosto) bailo a Costantinopoli.
Salpato dal Lido l’8 febbraio 1640, giunse a destinazione nei primi giorni di aprile. Durante il viaggio seppe ch’era morto il sultano Murad IV e gli era succeduto il venticinquenne fratello Ibrahim, di complessione delicata e poco incline a gestire il governo. Ad attendere Trevisan c’era il bailo uscente, Alvise Contarini, che avrebbe lasciato il Bosforo solo un anno dopo, per concludere l’intrapreso negoziato sullo status giuridico dei Luoghi Santi e per aspettare l’arrivo di Pietro Foscarini, ambasciatore straordinario inviato alla corte ottomana per rallegrarsi con il nuovo sultano. E così da aprile a novembre a Costantinopoli ci furono due baili, poi a Trevisan e a Contarini si aggiunse un terzo nella persona di Foscarini; i tre furono ricevuti da Ibrahim l’8 dicembre 1640 e finalmente Trevisan poté deporre ai suoi piedi «quella gran summa d’oro che non si può rammemorare senza affanno» (Archivio di Stato di Venezia, Senato dispacci Costantinopoli, f. 121, 5 maggio 1640) che gli era stata affidata a titolo dell’ennesimo risarcimento richiesto dall’Impero. La legazione di Trevisan proseguì senza grandi problemi, anzi, il 12 aprile 1642 poteva inviare al Senato la rassicurante notizia che il sultano aveva avuto una figlia, «et altri parti si dicono esser vicini [per cui] si può credere che, non essendosi verificata la sua creduta inhabilità, sia per esser il più prolifico di quanti siano stati suoi precessori nella casa ottomana, mentre sciolto d’altre maggiori cure non sarà difficil cosa che tutto s’immerga nelli piaceri del senso, et del seraglio» (f. 122). Fu il suo ultimo dispaccio.
Morì la sera del 28 aprile 1642 per febbre e «mali humori», come riferiva il segretario Angelo Alessandri (f. 123).
Trevisan aveva fatto testamento a Corfù l’8 magio 1640; in esso lasciava erede la moglie e ricordava la figlia Maria, sposata ad Alvise Basadonna e madre dell’amato nipote Pietro, che l’accompagnò a Costantinopoli; nessun cenno, invece, all’altra sua figlia, Elisabetta, sposata pur con figli a Domenico Tiepolo. In caso la morte l’avesse sorpreso nel corso della legazione, chiedeva di essere sepolto a S. Maria di Galata, e questa volontà viene confermata dal segretario Alessandri nel dispaccio sopra ricordato. Senonché nel registro 871 dei Necrologi in Archivio di Stato di Venezia è scritto in data 10 febbraio 1643: «S. Pantalon. È stato condotto da Costantinopoli il cadavere del n.h. ser Gerolamo Trevisan bailo, d’età di anni 66 in circa, morto da febre giorni 15».
Lo scritto difensivo, redatto nel Lazzaretto, fu stampato senza luogo né data con il titolo Discorso dell’ecc.mo sig. Girolamo Trivisano delli accidenti di Villabona et Valezzo l’anno 1630.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Venezia, Misc. Codd., s. 1, 20, Storia veneta: M. Barbaro - A.M., Arbori de’ patritii veneti, VII, pp. 102, 115; Avogaria di Comun: G. Giomo, Matrimoni patrizi per nome di donna, sub Priuli Elisabetta; il testamento in Cancelleria Inferiore. Miscellanea notai diversi, b. 69/322; Provveditori alla Sanità. Necrologi, reg. 871, sub 10 febbraio 1642 m.v.; Segretario alle voci. Elez. Pregadi, regg. 6, cc. 21, 22; 7, c. 20; 9, cc. 5, 14, 30, 67, 73; 10, cc. 1, 2, 44, 66, 76, 80, 87, 131, 156; 12, cc. 2, 105, 124, 134, 163, 166; 13, cc. 2, 3, 4, 44, 60, 79, 112, 163; 14, cc. 1, 29, 44, 86; Elez. Maggior Consiglio, regg. 11, c. 17; 14, cc. 2, 3; 16, c. 1, 3, 6; 17, cc. 1, 3, 67; Provveditori da Terra e da Mar, Zara, b. 279; Ibid., Candia, b. 535; Senato dispacci Signori Stati (Olanda), f. 9 bis, nn. 1-19, 21-25; Senato dispacci Costantinopoli, ff. 121, 122, 123 n. 1; Venezia, Biblioteca del Civico Museo Correr, Mss. P.D. Venier, 69, cc. 100, 314; 70, cc. 1, 171; Cod. Cicogna,1720/4: lettera a Vincenzo Dandolo podestà di Brescia del 23 settembre 1613; Venezia, Biblioteca nazionale Marciana, Mss. It., VII.833 (= 8912): Consegli, c. 132; 1208 (= 8853), nn. 65, 386, 395, 528: lettere di Trevisan ad Alvise Contarini, 8 maggio-12 luglio 1641; 1209 (= 8854), nn. 55, 206, 226, 502, 612: lettere di/a Trevisan a Contarini, 8 agosto-10 dicembre 1641.
E.A. Cicogna, Delle iscrizioni veneziane, II, Venezia 1827, pp. 193 s., VI, 1853, p. 680; Relazioni Veneziane. Venetiaansche Berichten over de Vereenigde Nederlander van 1600-1795, a cura di P.J. Blok, ‘s-Gravenhage 1909, pp. 127-149; Calendar of State Papers [...] relating to English Affairs..., a cura di A.B. Hinds, XIV, London 1908, XV-XVI,1909-1910, ad indices; G. Scarabello, Strutture di assistenza e correzione nelle relazioni degli ambasciatori veneziani dai Signori Stati di Olanda, in Studi Veneti offerti a Gaetano Cozzi, Venezia 1992, p. 243.