TROPPA, Girolamo
Figlio di Pietro e di Persiana Palelli, nacque a Rocchette in Sabina il 2 ottobre 1636 (M. Ritarossi, in Il Cristo svelato, 2018, p. 60. Per questa e altre informazioni documentarie presenti nel volume, il curatore ringrazia Roberto Della Portella).
Sebbene egli abbia avuto una carriera di successo come pittore, godendo di una posizione sociale agiata – come attestano sia la presenza ricorrente di servitori nel suo nucleo familiare, sia l’ottenimento dell’ambita onorificenza pontificia del cavalierato dello Speron d’Oro –, le consuete fonti di riferimento per la ricostruzione delle vicende biografiche degli artisti a lui coevi tacciono completamente sul suo conto.
Documentato per la prima volta a Roma nel 1656 come residente in via del Babuino (Roma, Archivio Storico del Vicariato, S. Maria del Popolo, Status animarum, 1656, p. 58), il 5 luglio di quell’anno (Busiri Vici, 1980, p. 22) Girolamo prese in moglie – forse ancora a Rocchette, visto che il matrimonio non compare nei registri della parrocchia di residenza – la romana Elisabetta Maddalena de Stefani, figlia di Giovanni (e non di Michelangelo, come scrive Busiri Vici, ibid.), dalla quale ebbe quattro figli: Giovanna Giacinta, nata il 25 giugno 1657 e battezzata il 5 luglio seguente (Roma, Archivio Storico del Vicariato, S. Maria del Popolo, Liber baptizatorum, 1657, c. 60r), Pietro Alessandro, nato l’8 gennaio 1661 e battezzato il 16 (ibid., S. Lorenzo in Lucina, Liber baptizatorum, 1661, c. 111v), Gabriella e Lorenzo, entrambi morti molto piccoli entro il 1664.
La formazione artistica di Troppa non è ancora stata messa adeguatamente a fuoco dagli studi. Luigi Lanzi ipotizzava un suo possibile alunnato presso Carlo Maratti, aggiungendo che, se pure «udì altri maestri, nulla desiderò più che essere buon marattesco» (Lanzi, 1795-1796, p. 554), mentre Andrea Busiri Vici (1980, p. 22) lo voleva allievo anche di Lazzaro Baldi e di Andrea Sacchi. Il primo dato certo per il giovane Girolamo riguarda tuttavia la sua frequentazione, nel 1656, dello studio romano del pittore Mario Nuzzi detto Mario dei Fiori, per il quale si occupò di eseguire gli inserti di figura nelle sue tipiche composizioni floreali (Bartoni - Primarosa, 2010). Altri studi hanno rilevato come le componenti determinanti nello stile di Troppa discendano però soprattutto dalla lezione di Giovan Battista Gaulli e dalle suggestioni suscitate dalle opere di ‘tenebristi’ come Giacinto Brandi e Pier Francesco Mola, oltre che dalla contemporanea scultura di matrice berniniana (Rudolph, 1977, p. 27; Petrucci, 2012, pp. 88 s.).
Dal 1660 l’artista si trasferì con la famiglia al Corso, presso la parrocchia di S. Lorenzo in Lucina (Roma, Archivio Storico del Vicariato, S. Lorenzo in Lucina, Status animarum, 1660, c. 31v), dove rimase senza soluzione di continuità per il resto dei suoi anni romani, resi turbolenti a causa del carattere impetuoso, che lo portò a prendere parte a varie risse, in alcuni casi concluse con la carcerazione.
Tra queste si ricordano, nel 1665, la lite in strada proprio con il collega Gaulli, che addirittura lo colpì in viso causandogli una ferita «con qualche pericolo di vita» (Bertolotti, 1884), e quella del 1668 con l’allievo siciliano Marcantonio Bellavia, per la quale testimoniò in sua difesa Giuseppe Rossetti, altro suo aiutante (Id., 1885, p. 177).
Troppa si cimentò in diverse categorie di lavori, che andarono dall’attività di copista, esemplificata in particolare dall’Elemosina di s. Tommaso da Villanova (1660 circa) – opera come di consueto firmata, custodita al Museo civico di Bracciano e tratta dalla tela di analogo soggetto realizzata da Giovanni Francesco Romanelli per la chiesa di S. Agostino a Roma (Petrucci, 2012, p. 89) – al restauro di pitture, come avvenne ad esempio nel romano palazzo Bonelli nel 1665 (M. Ritarossi, in Il Cristo svelato, 2018, p. 61).
L’abilità di Girolamo anche nella pittura a guazzo è attestata dalla comparsa del suo nome nelle liste dei ‘guazzaroli’ romani stilate nel 1708 (Guerrieri Borsoi, 2007), e ci è infine giunta traccia di una sua attività come ritrattista, documentata attraverso due traduzioni incisorie tratte da suoi perduti ritratti dei cardinali Giovanni Jacopo Cavallerini ed Emmanuel Théodose de la Tour d’Auvergne.
Pur senza essere mai entrato nelle schiere dell’Accademia di S. Luca, Troppa ne frequentò l’ambiente negli anni del principato marattesco, e proprio nel 1664 partecipò a uno dei concorsi di pittura, presentando un disegno con il Sacrificio di Numa Pompilio (Cipriani - Valeriani, 1988). A partire dal 1665 entrò poi in contatto con l’affermato mercante d’arte capitolino Pellegrino Peri, con il quale stipulò un primo contratto di collaborazione nel 1671 e un accordo semestrale il 20 maggio 1676, impegnandosi per tre scudi al giorno (comprensivi di alloggio) a eseguire in esclusiva per lui dipinti a richiesta e a valutare sempre insieme a lui l’opportunità di accettare lavori esterni, spartendone gli introiti.
Delle ottantotto tele di tema vario eseguite da Troppa ed elencate nell’inventario Peri del 1699, un corposo gruppo di opere si trova oggi custodito nello Statens Museum for Kunst di Copenaghen (Lorizzo, 2010).
Le principali opere oggi note di questo artista si datano a partire dagli anni Sessanta del Seicento. Oltre a quelle già ricordate, si possono menzionare ad esempio le due grandi tele con Storie di s. Tecla realizzate nel 1668 per la chiesa agostiniana dei Ss. Giuseppe e Rita a Ferrara (Rudolph, 1977, pp. 27 s.) e, nello stesso anno, gli affreschi nel palazzo Chigi ai Ss. Apostoli, dove egli eseguì una Flora con puttini e le Allegorie delle Quattro Stagioni (Mignosi Tantillo, 2000), cui si aggiungono un gran numero di lavori ‘periferici’, che costituirono in realtà la parte più sostanziosa della sua carriera.
Tra questi, nel 1675, l’Adorazione dei pastori per la cappella del SS. Sacramento nella chiesa di S. Francesco al Castello di San Severino Marche, oggi custodita nella locale Pinacoteca civica, e l’Assunzione della Vergine nella collegiata di S. Maria Assunta a Lanuvio, «gran macchina barocca» (Negro, 2004, p. 248) particolarmente debitrice ai modi del Gaulli, autore in quella stessa chiesa della coeva tela con il Calvario commissionatagli da Filippo Sforza Cesarini, nel periodo in cui, del resto, i contatti professionali tra i due pittori avevano raggiunto l’acme con la condivisione, nel 1672, del cantiere decorativo dell’oratorio di S. Marta al Collegio romano.
Dopo la morte della moglie Elisabetta, che Busiri Vici (1980, p. 22) data, senza fornire riferimenti, al 27 agosto 1679, ma che di fatto non risulta registrata nel libro dei morti della parrocchia di residenza, il 14 aprile 1685 il pittore, «viduvus relictus quondam Magdalenae de Stefanis», sposò la giovane romana Anna Maria di Pietro Francesco Maffei (Roma, Archivio Storico del Vicariato, S. Marco, Liber matrimonium, 1685, c. 199v), dalla quale ebbe altri quattro figli: Giovanna, Olimpia, Paolo e Pietro (M. Ritarossi, in Il Cristo svelato, 2018, p. 62).
Verso il 1678 Troppa prese parte al cantiere decorativo della chiesa romana dei Ss. Ambrogio e Carlo al Corso, realizzando sopra la seconda campata della navata destra le allegorie di Giustizia, Pace, Legge e Verità e alcuni pennacchi con putti, e nella volta dell’ambulacro una Temperanza che frena la Volontà su disegno di Gaulli (Petrucci, 2012, p. 92). È verosimilmente in questi stessi anni che si possono collocare gli affreschi firmati con Storie di Abramo e Agar e scene mitologiche, entro sontuosi partimenti di stucchi bianchi e dorati, in palazzo Montani a Terni (Barroero, 1994, p. 123; Dobos, 2007, p. 122), e la pregevole Pietà per la cattedrale di Alatri.
La prolifica produzione di opere destinate all’entroterra laziale e umbro proseguì ininterrotta negli anni a venire, come dimostrano la Madonna con il Bambino e santi eseguita nello stesso 1678 per la chiesa di S. Chiara a Montecastrilli (TR), l’Annunciazione per la cappella Marcucci in S. Maria del Ruscello a Vallerano, in provincia di Viterbo (1681), la grande pala del 1692 con la Madonna del Rosario e i ss. Benedetto e Scolastica per la chiesa di S. Maria del Popolo nella reatina Cittaducale (Verani, 1961, pp. 300 s.), e ancora, nei primi anni del Settecento, la lavorazione di stendardi e varie pitture per Torri in Sabina e per il paese natale di Rocchette.
L'ultimo impegno romano documentato per l’artista ormai anziano fu la decorazione, forse condivisa con i suoi aiutanti (F. Petrucci, in Il Cristo svelato, p. 20) della volta della chiesa di S. Agata in Trastevere, databile al 1710 circa e articolata in cornici mistilinee in stucco entro cui s’inseriscono le pitture, oggi piuttosto rovinate. Giunto al culmine di una carriera incessante, Troppa morì a Terni nel 1711, all’età di 75 anni, e fu sepolto nel locale monastero delle clarisse di S. Procolo (M. Ritarossi, in Il Cristo svelato, p. 62).
Roma, Archivio Storico del Vicariato, S. Maria del Popolo, Status animarum, 1656, p. 58; ibid., Liber baptizatorum, 1657, c. 60r; ibid., S. Lorenzo in Lucina, Status animarum, 1660, c. 31v; ibid., Liber baptizatorum, 1661, c. 111v; ibid., S. Marco, Liber matrimonium, 1685, c. 199v. L. Lanzi, Storia pittorica della Italia, I, Bassano 1795-1796, pp. 554 s.; Id., Storia pittorica della Italia, II, Milano 1823, pp. 252 s.; A. Bertolotti, Alcuni artisti siciliani a Roma nei secoli XVI e XVII..., Palermo 1879, pp. 24 s.; Id., Artisti subalpini in Roma, Mantova 1884, p. 194; Id., Artisti bolognesi, ferraresi ed alcuni altri del già Stato Pontificio in Roma..., Bologna 1885, pp. 165, 176-178, 243; T., G., in U. Thieme - F. Becker, Allgemeines Lexikon der bildenden Künstler, XXXIII, Leipzig 1939, p. 429; V. Golzio, Documenti artistici sul Seicento nell’Archivio Chigi, Roma 1939, pp. 13, 18 s., 74; C. Verani, Opere giovanili di Andrea Casali a Rieti e un’opera della tarda maturità di G. T. a Cittaducale, in L’Arte, LX (1961), pp. 295-306; S. Rudolph, Un episodio del barocco romano a Ferrara e alcune considerazioni sul cavalier G. T., in Musei Ferraresi, VII (1977), pp. 27-36; A. Busiri Vici, Un dimenticato pittore del tardo Seicento: Gerolamo T., in L’Urbe, XLIII (1980), 6, pp. 22-28; I disegni di figura nell’Archivio Storico dell’Accademia di San Luca, a cura di A. Cipriani - E. Valeriani, Roma 1988, p. 25; E. Schleier, Aggiunte a G. T. pittore e disegnatore, in Antichità viva, XXXII (1993), 5, pp. 16-23; L. Barroero, La pittura a Terni e nell’Umbria meridionale nel XVII secolo, in Ead. et al., La pittura nell’Umbria meridionale dal Trecento al Novecento, Terni 1994, pp. 105-125; A. Mignosi Tantillo, La galleria e l’alcova del cardinale Chigi: G. T. e C. Fancelli nel Palazzo ai Santi Apostoli, in Studi di storia dell’arte in onore di Denis Mahon, a cura di M.G. Bernardini - S. Danesi Squarzina - C. Strinati, Milano 2000, pp. 305-312; A. Negro, Tre dipinti secenteschi nei castelli romani: padre Cosimo Piazza, Filippo Lauri e Gerolamo T., in Studi sul Barocco romano. Scritti in onore di Maurizio Fagiolo dell’Arco, Milano 2004, pp. 243-250; Z. Dobos, New additions to the art and research of G. T., in Bulletin du Musée Hongrois des Beaux-Arts, 2007, nn. 106-107, pp. 115-129; M.B. Guerrieri Borsoi, I finti arazzi della confraternita dell’Orazione e Morte nella Chiesa di Santa Maria in Vivario a Frascati, Frascati 2007, p. 15; F. Petrucci, Pittura di ritratto a Roma. Il Seicento, II, Roma 2008, p. 422; Il restauro dell’Elemosina di San Tommaso da Villanova del Cavalier Gerolamo T., a cura di C. Sodano, Arcidosso 2009; L. Bartoni - Y. Primarosa, in Flora romana. Fiori e cultura nell’arte di Mario de’ Fiori (1603-1673) (catal.), a cura di F. Solinas, Roma 2010, pp. 61 s.; L. Lorizzo, Pellegrino Peri: il mercato dell’arte nella Roma barocca, Roma 2010, pp. 45-48; F. Petrucci, Considerazioni su G. T.: un “tenebrista” del tardo Seicento romano, in Prospettiva, 2012, n. 146, pp. 88-102; E. Schleier, Nuove proposte per G. T. pittore, in Arte cristiana, C (2012), pp. 245-256; Il Cristo svelato. La Pietà di G. T., a cura di M. Ritarossi - E. Salvadori, Alatri 2018.