VERSARI, Girolamo
– Nacque a Meldola il 18 ottobre 1769 da Domenico e da Lucrezia Rolli.
Il padre, notaio, scelse per lui la carriera di medico e, dopo averlo fatto studiare dai tredici anni nel seminario di Osimo, lo iscrisse a diciotto anni all’Università di Bologna. In quella sede sostenne la irritabilità halleriana e le idee di Giovanni Battista Borsieri sulla natura e sulla sede dell’infiammazione; venne nominato priore degli scolari e socio delle accademie degli Animosi e degli Inestricati.
Dopo aver conseguito la laurea a pieni voti, iniziò la propria carriera come medico condotto, dapprima nella provincia di Macerata, a Montemilone (oggi Pollenza) e a Sarnano, e nel 1796 a Civitella di Romagna. In quegli anni difficili egli fu attratto dalle idee portate dalle truppe francesi aderendo agli ideali della Repubblica, tanto da essere eletto dal generale Filippo Severoli medico primario delle coorti d’Emilia, carica che non accettò, preferendo prestare servizio nel 1798 come medico condotto nella campagna forlivese.
Nel 1799 dovette rifugiarsi per qualche mese in Toscana, per tornare definitivamente in Romagna nel 1800 e stabilirsi a Forlì dove, il 4 gennaio 1797, aveva sposato Giacoma Calletti.
In quella città, allora capoluogo del dipartimento del Rubicone, fu nominato nel luglio del 1800 medico condotto del popoloso rione di Schiavonia e dall’anno successivo prestò la propria opera anche presso l’ospedale civile e militare e le carceri cittadine. Cultore delle lettere, divenne socio della locale Accademia dei Filergiti nella quale presentò relazioni. Ricoprì l’incarico di esaminatore di materia medica nel ginnasio cittadino e scrisse anche versi in rima e un poemetto, rimasto inedito, in ottave, intitolato Paride. Fu un convinto sostenitore dell’impegno politico e sociale dei medici e divenne subito un alfiere della vaccinazione antivaiolosa, compiendo nel 1802 la sua prima campagna vaccinale a Forlì.
Di questa scrisse nel suo Avviso al popolo del Rubicone sulla necessità di adottare lo specifico del vajolo (Forlì 1902; ristampato poi nello stesso anno, sempre a Forlì, in un’altra tipografia con il titolo Avviso al popolo di Forlì sulla necessità di adottare lo specifico del vajolo pubblicato per bene dell’umanità dal medico Girolamo Versari delegato alla vaccinazione nel dipartimento del Rubicone). Tra le altre sue opere, si ricordano Contemplazione sopra di un’impetigine comparsa nello scorso inverno in alcuni individui della città di Forlì. Dedicata all’impareggiabile merito di S.E. la signora marchesa Maria Guerriera Paulucci Merlini, Forlì s.d. (ma 1800-1802); Storia di una dispepsia o sia di un vomito d’atrabile pubblicata per bene dell’umanità dal fisico Girolamo Versari, Forlì 1805; Dilucidazioni in esame della storia sul colera morbus indiano sviluppatosi nella terra e circondario del Cesenatico nell’estate del 1836, Bologna 1837, scritto con Geremè Santarelli.
Nel novembre del 1804, con altri medici e chirurghi cittadini, fu chiamato ad assistere Luigi Sacco nel suo giro di vaccinazioni ed eseguì egli stesso alcuni inoculi con esito favorevole. Nel 1806 diventò membro della commissione di Sanità del dipartimento del Rubicone e presidente della commissione di Sanità cittadina. In quello stesso anno fu nominato delegato della vaccinazione per il distretto di Forlì. In tale veste organizzò una nuova campagna di vaccinazione a Forlì e in alcune città vicine. Nel 1814, durante l’epidemia di «glossoantrace» che colpì le campagne del territorio bolognese e ferrarese, fu nominato ispettore generale dei cordoni di sorveglianza. Nel 1817, durante la grave epidemia di tifo petecchiale che colpì anche lui, la madre e la moglie, fu nominato organizzatore e direttore dei lazzaretti sorti per impedire la propagazione del contagio. Ricoprì, inoltre, il ruolo di medico ispettore della coscrizione per la leva. Nel 1829 fu medico del cardinale Tommaso Riario, legato di Forlì, e fece parte con altri colleghi della commissione sorta per volere dell’Accademia dei Filergiti che progettò un centro medico per la vaccinazione gratuita, reso operativo dal luglio all’ottobre di quell’anno nella sede di quel sodalizio. Nel 1831 fu coinvolto nei moti rivoluzionari che agitarono Forlì e dovette nuovamente andare in esilio per breve tempo. Nel 1836 contestò la diagnosi di colera fatta da altri medici nel corso di una limitata epidemia di quel male che colpì i cittadini di Cesenatico. Nel 1839 guarì da una malattia delle vie urinarie e nel dicembre del 1842 fu salvato dal figlio Camillo da una asfissia causata dall’inalazione di ossido di carbonio.
Dalla moglie, morta il 9 marzo 1823, Girolamo ebbe almeno quattro figli: Clelia, nata a Meldola nel 1799 e morta a Rimini il 27 luglio 1832; Maria Teresa, nata a Forlì l’11 febbraio 1801 e morta nel settembre di quell’anno; Camillo (v. la voce in questo Dizionario); Filippo, nato a Forlì il 1° maggio 1808 e morto a Bologna il 20 aprile 1864.
Morì a Forlì il 31 luglio 1843.
Fu sepolto nel cimitero di Forlì e nel 1876 le sue ceneri e quelle della moglie furono collocate in un nuovo monumento funebre fatto costruire dal figlio Camillo.
Fonti e Bibl.: Notizie sulla vita di Girolamo Versari si trovano nella sua biografia, inedita, scritta dal figlio Camillo: Forlì, Biblioteca comunale Aurelio Saffi, Raccolte Piancastelli, c.r. 645. 69; G. Calletti, Cenni biografici di quegl’illustri forlivesi che dall’anno 1760 al 1881 mancarono ai viventi compilati da Giuseppe Calletti, Forlì MDCCCLII, ms. I/ 58, pp. 62-64; documenti sull’attività di medico sono in Archivio di Stato di Forlì, Archivio del Comune di Forlì, b. 312, 1843, tit. IV, r. 6; il riassunto del suo curriculum di studi è in Archivio di Stato di Cesena, Archivio del Comune di Cesena, b. 852, 1796.
[L. Buscaroli], Omaggio alla memoria del dottore G. V., Forlì 1844; O. Fabretti, Camillo Versari e la sua famiglia. Primo contributo, Forlì 1926; Id., Camillo Versari e la sua famiglia, in La Piê, XII (1931), pp. 223 s., XIII (1932), pp. 20 s., 113 s.; A. Mambelli, I forlivesi nel Risorgimento nazionale da Napoleone a Mussolini, Forlì 1936, pp. 297 s.; G. Mazzucca, La scuola medica di Forlì (1777-1860), in Romagna Medica, XIII (1961), pp. 525-531; A. Mambelli, Uomini e famiglie illustri forlivesi, Forlì 1976, pp. 235 s.; G. Cerasoli, G. V., medico e patriota, in Studi romagnoli, LV (2004), pp. 159-179; G. Cerasoli - B. Garavini, Il medico G. V. e il suo Avviso sulla necessità di adottare lo specifico del vajolo, pubblicato nel 1802 a Forlì, in Il vaiolo e la vaccinazione in Italia, a cura di A. Tagarelli - A. Piro - W. Pasini, II, Villa Verucchio 2004, pp. 581-620.