VITELLI, Girolamo
Filologo classico, nato a Santa Croce del Sannio il 27 luglio 1849; morto a Spotorno (Genova) il 2 settembre 1935. Studiò a Pisa nella Scuola normale superiore; dopo in anno d'insegnamento in un liceo di Catania, passò a Firenze prima assistente, poi professore, successivamente, di lingua greca e latina e di letteratura greca all'Istituto di studî superiori; si ritirò nel 1915 per darsi tutto a studî papirologici. Fu senatore e membro delle maggiori accademie italiane e straniere.
Il suo primo lavoro (1870) dimostra la falsità delle carte di Arborea fondandosi sullo stile delle liriche volgari in esso contenute: lo stile rimase fin da allora la meta ultima della filologia del V. Da sentimento di stile erano dettate quelle congetture a testi di classici greci, ch'egli pubblicò in ricchi manipoli nei primi anni fiorentini. Di tali lavori di critica del testo sono insigni quello sull'Elettra di Euripide (1880) e particolarmente quello sull'Ifigenia in Aulide (1888), il quale contiene anche osservazioni sull'autenticità dubbia di alcune parti di questa tragedia e contributi di carattere più propriamente diplomatico. Gli studî paleografici divengono a poco a poco centrali nell'attività del V.: ancora fondamentali sono alcune delle osservazioni da lui raccolte nello Spicilegio fiorentino (1884-1890); di facsimili di codici greci egli pubblicò una raccolta; e in parte catalogò egli stesso, in parte fece catalogare da scolari i fondi greci minori delle biblioteche italiane. Ma la sua maggiore attività nell'ultimo quarto del sec. XIX fu editoriale, diretta e indiretta: alcuni testi curò egli stesso; così i Commenti del bizantino Giovanni Filopono alla Fisica e ai libri De generatione et corruptione aristotelici; ma anche, in collaborazione con Felice Tocco, le difficili e strambe scritture latine di Giordano Bruno (Firenze 1879-91). Indagò le relazioni intricate fra i codici del cosiddetto Palefato. Ma, e più importa, gran parte delle edizioni critiche uscite in quegli anni (così i commentatori di Aristotele dell'Accademia di Berlino e l'Eschilo di N. Wecklein) si fondano per i codici fiorentini e in genere italiani su collazioni del V.
Si mostrò anche ottimo maestro e organizzatore. Studiosi usciti dalla sua scuola portano nella sicurezza delle conoscenze di greco le impronte del maestro; anche scrittori quali E. Cecchi e G.A. Borgese hanno lodato del suo insegnamento l'efficace austerità.
Alla scuola media donò, in collaborazione con G. Mazzoni, un manuale di letteratura latina e uno di letteratura greca, che resero per parecchio tempo buoni servigi. Fondò due riviste, gli Studi italiani di filologia classica, ordinati in modo da poter aceogliere contributi che per la loro mole altri periodici avrebbero potuto respingere, e l'Atene e Roma, destinata alla divulgazione.
Verso il 1900 il V. era con il Comparetti il solo filologo italiano di nome europeo. Col secolo XX egli si volge a un altro campo: la papirologia. Mente intuitiva più atta a correggere o integrare ex acie ingenii che a ricostruire un originale da copie classificate, in questa nuova disciplina egli conquistò il primato a sé e all'Italia. I primi papiri venuti, per merito del V., in Italia, furono prevalentemente documentarî, quasi ognuno di essi era in quei primordî un unicum. Il V. seppe presto orientarsi in questa lingua e in questo stile; e i documenti da lui pubblicati con esemplare rapidità costituiscono per buona parte il fondamento della storia giuridica, economica e culturale dell'Egitto ellenistico e romano. Nella raccolta di Papiri fiorentini pubblicati dai Lincei, i due volumi contenenti i documenti pubblici e privati dell'età bizantina (1906-15) hanno lui per editore. A essi succedono dal 1912 al 1935 undici volumi di papiri greci e latini della Società italiana. Da un certo punto in poi la fortuna sorrise al V. più che dapprima non facesse. Negli ultimi anni egli pubblicò frammenti importantissimi e alcuni estesissimi di Eschilo, Sofrone, Eupoli, Cratino, Menandro, Callimaco, Erinna, Euforione. Fuori delle raccolte fiorentine restano il grande rotolo acquistato dal papa Pio XI, il De exilio di Favorino, e, fondamentali per lo studio della letteratura ellenistica, le Diegeseis Callimacheae. Il V. fu il solo papirologo che pubblicasse e integrasse indifferentemente papiri letterarî e papiri documentarî di ogni età e genere. Questa sua maestria gli derivava dalla conoscenza precisa della lingua greca di ogni periodo, per la quale primeggiaua fra tutti i viventi, e da un meraviglioso intuito stilistico.
Bibl.: Il libretto In memoria di G. V. (Firenze 1936), contiene, oltre a scritti inediti del V., divulgativi, due ricordi biografici, opera di G. Pasquali e M. Norsa, e un'accuratissima bibliografia raccolta da Teresa Lodi.