GISLEBERTUS
Scultore, e forse architetto, attivo in Francia nella prima metà del 12° secolo.L'attività di G. è documentata dall'iscrizione "Gislebertus hoc fecit" che appare al di sotto dei piedi di Cristo nel timpano del Giudizio universale nella chiesa di Saint-Lazare ad Autun. Rozzamente spaziata e posta tra serie di versi che si riferiscono ai beati (a destra) e ai dannati (a sinistra), l'iscrizione venne alla luce nel 1837, allorché fu rimosso uno strato di stucco che era stato applicato sul timpano nel 18° secolo. La scoperta, prontamente segnalata da Du Sommerard (1838-1846) e Schnaase (1874), sostenne questi autori, e più in generale la storiografia romantica, nel confutare il comune assunto dell'anonimato degli artisti medievali; la collocazione dell'iscrizione suggerisce inoltre che G. fosse spinto non solo dall'orgoglio per la sua opera d'artista, ma anche dalla speranza di assicurarsi attraverso di essa la salvezza eterna. Non sono state finora rinvenute altre attestazioni scritte che menzionino l'artista. Rimane incerto se la parola hoc si riferisca al timpano o all'intera chiesa, ma gli studiosi presumono che G. sia stato uno scultore e ciò sembra confermato dal peculiare carattere e dalla relativa omogeneità della scultura in pietra di Autun.G. fu un geniale narratore, sorretto da una vena lirica; le sue figure delicatamente arrotondate sono avvolte in abiti opachi, di una consistenza lanosa, mossi da pieghe rese in forma di striature parallele. Gli aspetti fisionomici sono in generale poco esaltati, con l'eccezione dei demoni e del malvagio, le cui bocche allargate sembrano emettere sinistre grida.Trova vasto consenso la tesi secondo la quale l'arte di G. sarebbe in ultima analisi dipendente dalla scultura prodotta in connessione con la costruzione della terza fase di Cluny; questo collegamento è però solo di carattere generale e, seguendo la ricostruzione della carriera di G. (Zarnecki, Grivot, 1960), la mano dell'artista può essere per la prima volta identificata nella Sainte-Madeleine a Vézelay, tra i frammenti di scultura probabilmente eseguiti nel periodo 1120-1125 (Vézelay, Mus. Lapidaire). Sauerländer (1965) ha suggerito inoltre che un contatto con la pittura di tradizione italo-bizantina degli affreschi di Berzé-la-Ville renderebbe ragione di alcune peculiarità dello stile dello scultore.G. operò ad Autun nella seconda serie di capitelli che decorano l'emiciclo del coro di Saint-Lazare, mentre la decorazione del monumento sarebbe stata iniziata da un'altra bottega, più legata a stilemi del passato. Nel 1130, quando Innocenzo II consacrò la chiesa, le parti orientali dell'edificio dovevano essere già costruite e nel corso del decennio successivo dovette completarsi l'intera opera di G., comprendente una lunga serie di capitelli, il portale settentrionale del transetto, con la famosa figura distesa di Eva (Autun, Mus. Rolin), e il portale del Giudizio universale sulla facciata occidentale.Se un così esteso programma di sculture possa essere stato eseguito da una sola persona è argomento di discussione. Alcuni dei capitelli sono stati attribuiti ad aiuti, ma non ci sono nette distinzioni all'interno del corpus. È stato inoltre ipotizzato un ritorno di G. a Vézelay negli anni quaranta del sec. 12° (Zarnecki, Grivot, 1960). Infine, una statua lignea della Vergine con il Bambino, conservata a New York (Metropolitan Mus. of Art, The Cloisters, inv. nr. 47.101.15), appare vicina ai modi dell'artista, il cui influsso sembra potersi cogliere nella scultura di altri siti in Borgogna, soprattutto a Moutiers-Saint-Jean e a Saulieu.
Bibl.: A. Du Sommerard, Les arts au Moyen Age, Paris 1838-1846, II, p. 576; IV, p. 202; C. Schnaase, Geschichte der bildenden Künste im Mittelalter, IV, Düsseldorf 1874, pp. 524-526; V. Terret, La sculpture bourguignonne aux XIIe et XIIIe siècles, ses origines et ses sources d'inspiration, II, Autun-Paris 1925; D. Jalabert, L'Eve de la cathédrale d'Autun, sa place dans l'histoire de la sculpture romane, GBA, s. VI, 36, 1949, pp. 247-274; R. Oursel, A.M. Oursel, Les églises romanes de l'Autunois et du Brionnais, Mâcon 1956, pp. 158-164; G. Zarnecki, D. Grivot, Gislebertus, sculpteur d'Autun, Paris 1960; F. Salet, Review of Grivot and Zarnecki, BMon 119, 1961, pp. 325-345; W. Sauerländer, Gislebertus von Autun. Ein Beitrag zur Entstehung seines künstlerischen Stils, in Studien zur Geschichte der europäischen Plastik. Festschrift Theodor Müller, München 1965, pp. 17-29; O.K. Werckmeister, The Lintel Fragment Representing Eve from Saint-Lazare Autun, JWCI 35, 1972, pp. 1-30; id., Die Auferstehung der Toten am Westportal von St. Lazare in Autun, FS 16, 1982, pp. 208-236; D. Denny, The Last Judgment Tympanum at Autun. Its Sources and Meaning, Speculum 57, 1982, pp. 532-547; L. Saulnier, N. Stratford, La sculpture oubliée de Vézelay, Genève 1984, pp. 33-34, 171-172.W. Cahn