GIUBA II
. Figlio di Giuba I, nacque probabilmente verso il 50 a. C. dacché comparve, ancora bambino, nel trionfo africano di Cesare, vittorioso di suo padre e dei Pompeiani a Tapso (46 a. C.). Allevato da Ottaviano, fu poi cittadino romano e assunse il nome di Gaio Giulio Giuba, tornando a essere soltanto Giuba quando fu di nuovo re. Accompagnò Ottaviano nelle sue campagne militari, e verso il 25 a. C. ebbe dal suo protettore i regni di Bocco e di Bogud, cioè la Mauritania. Sposò Cleopatra Selene, figlia di Cleopatra e di M. Antonio, verso il 20-19, e trovò in lei una consorte partecipante alle cure dello stato. Ne ebbe un figlio, Tolomeo: morta Cleopatra Selene, sposò in seconde nozze Glafira, figlia di Archelao re di Cappadocia. Ebbe, durante gran parte del suo regno, gravi difficoltà coi Getuli che doveva tenere a freno per incarico di Augusto, il quale però nel 6 d. C. lo aiutò a sconfiggere quelle popolazioni ribelli. Regnò almeno 48 anni e morì circa il 23 d. C. Chiamò Cesarea la sua capitale; cercò di sviluppare in ogni modo i commerci e l'industria e diede grande appoggio e protezione a tutte le arti e alle lettere.
L'importanza di G. come scrittore è dovuta alla grande erudizione ch'egli profuse nelle sue opere storiche e grammaticali. Le opere sue furono fonte a storici ed eruditi posteriori (Vitruvio, Plutarco, Appiano, Filostrato, Dione Cassio, Eliano, Mela, Plinio, Polluce, ecc.). Delle sue opere storiche (scritte in greco) si ricordano quelle su Roma antica (almeno 2 libri), sulla Libia, sull'Arabia (comprendendo l'Egitto e l'Etiopia a occidente, l'India a Oriente), sull'Assiria (2 libri). Compose un'opera sulla pittura e i pittori (almeno 8 libri); trattò della corruzione della lingua (in 2 libri), si occupò di filosofia in una raccolta di scritti pitagorici, di botanica in un trattato (Περὶ ὀποῦ) sulla Fuforbia, da lui trovata, e sulle proprietà terapeutiche del suo succo. Ma l'opera capitale sono le ‛Ομοιότητες, o comparazioni, in almeno 15 libri, una specie di enciclopedia della cultura in cui frequenti erano i confronti fra la lingua greca e la latina da lui considerata come figlia della greca, o almeno una mescolanza di greco e di latino. I frammenti in C. Müller, Fragm. Hist. Graec., III, Parigi 1849, pp. 464-484, e in G. Funaioli, Gramm. rom. fragm., I, Lipsia 1907, pp. 451 segg.
Bibl.: Oltre a Jacoby, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., IX, col. 2383 segg. e S. Gsell, Histoire ancienne de l'Afrique du Nord, VIII, Parigi 1929, p. 206 segg.; v.: Sévin, Rech. sur la vie et les oeuvers de Juba, in Mém. de l'Ac. d. inscr., IV, p. 457 segg.; Hulleman, De vita et scriptis Jubae, Utrecht 1845; W. Plagge, De Juba II reg. Maur., Münster 1849; A. Görlitz, Jubae II reg. Maur. vita et fragm., I (Breslavia 1849); II (Breslavia 1862); H. Peter, Über d. Wert d. hist. Schriftstellerei v. König Juba II. v. Maur., Meissen 1879; P. Abelgrimm, De Iuba Plinii auct., Schwerin 1907; Kiessling, Iuba und Dion v. Hal., in Rh. Mus., 1868, p. 672 seg.; Reuss, De Iubae reg. hist. rom. a Plut. expressa, Wetzlar 1880; cfr. F. Susemihl, Gesch. d. gr. Lit. in d. Alexandrinerzeit, Lipsia 1891-92, II, p. 402 segg.