GIUDA Levita (ebr. Yĕhūdāh ha-Lēwī)
Poeta e pensatore ebreo, nato probabilmente a Toledo verso il 1080, trasferitosi poi in Andalusia, ove dimorò in diverse città, principalmente a Cordova, esercitando la professione di medico. Il suo appassionato amore per la terra dei padri antichi lo indusse in età ormai non più giovane (circa il 1140 o 1141) a mettersi in viaggio per la Palestina. Passò dall'Egitto, ove gli ammiratori lo costrinsero a trattenersi alcun tempo, poi fu a Tiro, e di là mosse verso Gerusalemme. Se arrivò alla Città santa, non sappiamo; e neppure sappiamo quando precisamente morì. Secondo una leggenda sarebbe morto davanti alle mura di Gerusalemme.
La poesia ebraica medievale, così religiosa come profana, ha in G. L. uno dei più grandi fra i suoi cultori, forse il più grande se si vuol contestare il primato a Mōsheh ibn ‛Ezrā. Nelle sue circa trecento composizioni poetiche religiose seppe dare degna espressione al suo amore per il suo Dio, per il suo popolo, e per la terra dei padri. Nelle sue poesie profane (circa quattrocento) seguì bensì quanto alla forma i modelli arabi, ma riuscì a tenersi lontano dal convenzionalismo.
Scrisse in arabo un trattato sui rapporti fra religione e filosofia, al-Huggiah wa'd-dalīl fī naṣr ad-dīn adh-dhalīl (Argomentazione e dimostrazione per la difesa della religione dispregiata), più conosciuto sotto il nome di al-Khazarī (trad. ebraica ha-Kūzārī, "il cazaro"). In forma di dialogo fra il re dei Chazari, ricercante qual sia la vera religione, e un sapiente ebreo, egli ci presenta il suo sistema filosofico-religioso, ricco di poetica bellezza e di grande nobiltà. Probabilmente sul modello di al-Ghazzālī, egli sottopone le concezioni dei filosofi a un'acuta critica, e mentre riconosce l'autorità indiscutibile della ragione negli argomenti nei quali essa può bastare da sola a raggiungere la verità, sostiene la necessità della rivelazione per quegli argomenti in cui la ragione da sola è impotente, quali le dottrine religiose e l'essenza di Dio.
Ediz.: All'infuori di alcune poesie religiose accolte nei formularî delle preghiere ebraiche, le poesie di G. L. restarono inedite fino al sec. XIX. Raccolte principali: Bĕtūlăt bat Yĕhūdāh, ed. S. D. Luzzatto (scelta; Praga 1840); Dīwān, ed. S.D. Luzzatto, I (Lyck 1864; 2ª ediz., Lemberg 1898); Dīwān, ed. H. Brody, I-IV (Berlino 1901-1930); ed. A. E. Harkavy, I-II (Varsai. ia 1893-1895); Selccted Poems, ed. H. Brody, con traduzione inglese di N. Salaman (Filadelfia 1924). Molte altre traduz. furono fatte nelle più delle lingue europee. In italiano, oltre a diverse traduzioni del suo più famoso inno a Sion, la cosiddetta Sionide, sono da ricordare in particolare: S. De Benedetti, Canzoniere sacro di Giuda Levita (Pisa 1871); A. Sorani, Giuda Levita: poesie scelte (Reggio 1913). Dell'opera filosofica l'originale arabo fu edito da H. Hirschfeld (Lipsia 1887); la traduzione ebraica di Yĕhüdāh ibn. Tibbōn (di quella di Yĕhūdāh ibn. Cardinal abbiamo solo l'introduzione e qualche frammento) fu pubblicata a Fano (1506), e varie volte di poi; fra le ediz. moderne della traduz. ebraica sono da ricordare particolarmente: D. Cassel (con traduz. tedesca; Lipsia 1841-1853, 2ª ediz., ivi 1869); H. Hirschfeld (Lipsia 1887); Zifronowitsch (Varsavia 1911). Altre traduz. furono fatte in varie lingue: una traduzione italiana fu iniziata da C. Foà (Casalmaggiore 1872).
Bibl.: Oltre alle opere sopra citate possono consultarsi per una prima informazione: D. Kaufmann, Gesammelte Schriften, II, Francoforte s. M. 1910, pp. 99-151; J. Husik, A History of Mediaeval Jewish Philosophy, New York 1916, pp. 150-183; particolareggiate indicazioni bibliografiche in Encyclopaedia Judaica, VIII, coll. 975-976, 989-990.