giudeofobo
s. m. e agg. Chi o che mostra avversione nei confronti degli ebrei.
• Da una quindicina d’anni è ripreso lo studio delle vicende dell’ebraismo russo, così rilevanti nella tragica storia del «secolo breve». Sono così nati il (discutibile) saggio di [Aleksandr Isaevic̆] Solgenitzyn «Duecento anni insieme» (2002), e quello (apertamente giudeofobo) dell’ex-dissidente Igor Shafarevič sulla «Storia dell’ebraismo dalla prospettiva della Russia d’oggi» (2002); il lavoro più sistematico viene raccolto (dagli anni 1990) nelle miscellanee «Gli ebrei in Russia». (Cesare G. De Michelis, Repubblica, 7 giugno 2007, p. 46, Cultura) • a Milano, Roma e molte altre città, non solo italiane, gli slogan urlati da chi manifestava solidarietà alla gente di Gaza hanno fatto pensare a ben altro... «È possibile che ci sia una latenza antisemita, giudeofoba, mascherata da antisionismo. Non lo nego. Ma la reazione di chi si schiera con i palestinesi non si può spiegare solo con questo. Da una parte abbiamo uno Stato forte, armato fino ai denti, prospero, e dall’altra un popolo senza terra, senza speranze, senza futuro. È ovvio stare dalla sua parte» (Moni Ovadia riportato da Paolo Salom, Corriere della sera, 4 gennaio 2009, p. 5, In primo piano) • [Agostino] Gemelli appartiene certamente a questa categoria. Fu socialista, positivista e massone con una convinzione e un impegno che vennero definiti massimalisti. Ma quando si convertì al cattolicesimo nel 1903 e divenne sacerdote nel 1908 adottò la sua nuova fede e la visse con altrettanto rigore. Fu certamente giudeofobo e forse, a giudicare da certe considerazioni sul «sangue» ebraico, antisemita. (Sergio Romano, Corriere della sera, 18 maggio 2009, p. 31, Commenti).
- Composto dal s. m. e agg. giudeo con l’aggiunta del confisso -fobo.
- Già attestato nell’Unità del 10 luglio 1979, p. 3, Commenti e attualità (Arminio Savioli).