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giudicativo

di Alfonso Maierù - Enciclopedia Dantesca (1970)
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giudicativo

Alfonso Maierù

Occorre due volte nel Convivio e sta per " giudicante ", " capace di giudicare ".

In I IV 6, D. afferma che paritade ne li viziosi è cagione d'invidia, e invidia è cagione di mal giudicio, però che non lascia la ragione argomentare per la cosa invidiata, e la potenza giudicativa è allora quel giudice che ode pur l'una parte: l'invidia è causa di giudizio non oggettivo, giacché la facoltà del giudizio (potenza giudicativa) è in tal caso giudice parziale, che ascolta solo una parte.

In III II 15, g. si accompagna a vertù: e con quest[e] [virtù scientifica, e ragionativa o consigliativa] sono certe vertudi... sì come la vertù inventiva e giudicativa. Si tratta delle virtù dianoetiche: per le prime due D. rimanda ad Aristotele (Eth. Nic. VI 1, 1139a 11) e aggiunge, per le ultime due, sì come in quello medesimo luogo Aristotile dice: ma si veda s. Tommaso Eth. Nic. exp. VI lect. IX, n. 1239 " Ad cuius evidentiam considerandum quod in speculativis, in quibus non est actio, est solum duplex opus rationis: scilicet invenire inquirendo, et de inventis iudicare ".

Vocabolario
giudicativo
giudicativo agg. [dal lat. tardo iudicativus], ant. – Che concerne il giudicare, il giudizio: virtù inventiva e g. (Dante); facoltà g. (Beccaria).
giudicare
giudicare (letter. ant. iudicare) v. tr. e intr. [lat. iūdĭcare, der. di iudex -dĭcis «giudice»] (io giùdico, tu giùdichi, ecc.; come intr., aus. avere). – 1. a. assol. Esercitare la facoltà del giudizio: essere capace, incapace di g.;...
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