Giuditta (Iudìt)
Nell'omonimo libro deuterocanonico dell'Antico Testamento (escluso dal canone ebraico e protestante; il testo originale ebraico è andato perduto) si racconta come Nabucodonosor, per castigare la Giudea, manda il suo generale Oloferne ad assediare Betulia (Iudith 1-7). G., giovane vedova, fedele alla legge di Mosè, conforta e incoraggia il suo popolo oppresso e passa, da sola, all'azione uccidendo Oloferne. Gli Assiri sono sconfitti e inseguiti fino a Damasco. G. canta gloria al Signore e viene colmata di onori fino alla vecchiaia (8-16).
L'intenzione visibilmente edificante dell'autore invita a non considerare il libro come opera di storiografia; alcuni critici abbassano la data di redazione fino al I sec. a.C. A differenza del libro di Ester (che pure riferisce di una liberazione meravigliosa del popolo ebraico), questo è un'opera profondamente religiosa: Dio, il Dio dei padri, Dio delle battaglie, è sempre onnipotente e onnipresente nella storia. Yahweh è pure Dio della giustizia: il suo popolo non essendo, allora, infedele ma ingiustamente oppresso, meritava la vittoria e la sua causa si confondeva con la gloria del nome divino.
D. (in Pg XII 58-60) ricorda, tra altri episodi della Bibbia, la disfatta assira, per dare esempi di superbia punita. Più profondo e di alto significato teologico è il passo di Pd XXXII 10. La liturgia romana, con indovinata trasposizione, applica alla Madonna le lodi indirizzate (Iudith 15, 9 ss.) dal sommo sacerdote e dagli anziani a G. dopo la sua vittoriosa missione: " Tu gloria Ierusalem, tu laetitia Israel ", ecc. Giustamente dunque D. ammira Iudìt con altre madri di patriarchi e donne dell'Antico Testamento, le quali dopo di Eva e dopo di Rachele e Beatrice, si stringono ne l'ordine che fanno i terzi sedi attorno alla regina del cielo, di cui G. era una ‛ figura ' (Pd XXXII 7).
Bibl. - G. Priero, Giuditta, Roma 1959; A.M. Dubarle, Judith. Formes et sens des diverses traditions, Roma 1966.