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giudizio

Dizionario di filosofia (2009)
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giudizio


La definizione classica di giudizio si deve ad Aristotele, che così chiamò l’atto intellettuale di porre in relazione un soggetto (generalmente, ma non necessariamente, un termine singolare) con un predicato (attributo, essenza, qualità), atto espresso linguisticamente dall’uso copulativo del verbo essere in un enunciato dichiarativo (per es., Socrate è uomo). Dal punto di vista della ‘qualità’, Aristotele distingueva il g. in affermativo e negativo; dal punto di vista della ‘quantità’, in universale e particolare, a seconda che il predicato fosse affermato (o negato) di tutti o soltanto di alcuni dei componenti la molteplicità espressa dal soggetto. Dal vario combinarsi di queste forme del g. prendeva le mosse la sillogistica. Una ulteriore distinzione aristotelica tra i g. (che affonda le radici nelle dottrine della sostanza e della definizione) dipendeva inoltre dal particolare tipo di relazione intercorrente tra soggetto e predicato, che può essere per Aristotele di semplice inerenza, di possibilità o di necessità. Kant riprendeva questa tripartizione aristotelica, liberandola tuttavia dai suoi presupposti ontologici, allorché, nella sua sistematica classificazione, distingueva, sotto il titolo della modalità, i g. in assertori, problematici e apodittici, a seconda che la relazione tra soggetto e predicato fosse di realtà (enunciazione di uno stato di fatto contingente), di possibilità o di necessità. Per quanto in una mutata prospettiva gnoseologica, Kant doveva perpetuare la tradizione del formalismo aristotelico, la cui teorizzazione dei tipi di conoscenza in deduzione e induzione tenne presente nel distinguere i g. in analitici e sintetici: distinzione da cui muoveva poi tutta la sua indagine gnoseologica, concepita come ricerca della possibilità di g. sintetici che fossero però a priori come gli analitici. Il concreto conoscere, costituito di senso e intelletto e capace di g. sintetici a priori, gli si conformò così nell’aspetto di un g. che, per mezzo delle categorie, sintetizzasse, nell’unità dell’appercezione, gli elementi di un’esperienza possibile; e nelle categorie si traducevano le forme dei g. distinte dalla logica aristotelica. Diverso da questo giudizio era d’altronde quello a cui nella Critica del giudizio (➔) (1790) Kant attribuiva l’interpretazione estetica e teleologica della realtà, giudizio «riflettente» e non «determinante» come quello conoscitivo. In seguito, in una prospettiva antipsicologistica e platonista, la nozione di g. è stata al centro delle riflessioni di Frege e Meinong. Nell’ambito della sua teoria del significato Frege ha distinto tra il contenuto concettuale (o proposizionale) di un enunciato (il Gedanke), esprimibile linguisticamente da un enunciato interrogativo, e l’atto del g., che equivale ad asserire la verità di quel contenuto. Una distinzione analoga è presente anche nella teoria degli oggetti di Meinong, che considera il g. come il riconoscimento o il disconoscimento di un ‘obiettivo’, ossia di un contenuto di pensiero che ne è l’oggetto.

Vedi anche
categoria diritto ● categoria e qualifiche professionali Sistema di classificazione volto a identificare e raggruppare i vari profili professionali, in modo da delineare il regime giuridico ed economico cui è sottoposto il prestatore d’opera nell’ambito del rapporto di lavoro. È possibile distinguere le categoria ... forma botanica forma biologica Insieme di piante che, anche se sistematicamente lontane, hanno in comune caratteri ecologici e di adattamento. Tra i vari sistemi di classificazione delle forma biologiche, il più noto è quello di C. Raunkiaer, basato sull’adattamento delle piante alle condizioni ambientali ... soggetto Argomento, tema oppure la persona o la cosa che viene presa in considerazione per determinati motivi. filosofia Come termine filosofico, soggetto ha assunto un significato che per certi aspetti è esattamente antitetico a quello che esso aveva in origine. Il latino subiectum, che traduce il greco ὑποκείμενον, ... Immanuel Kant Filosofo (Königsberg 1724 - ivi 1804). Di genitori pietisti, Kant, Immanuel ricevette, specie dalla madre, una severa educazione etico-religiosa: frequentò il Collegium Fridericianum, diretto dal pastore F. A. Schultz, dove compì gli studî medî, e s'iscrisse quindi all'università. Seguace dapprima del ...
Altri risultati per giudizio
  • assertorio, giudizio
    Enciclopedia on line
    Nella logica kantiana, il giudizio che, insieme a quello apodittico e a quello problematico, costituisce la categoria della modalità; consiste in un’affermazione o negazione (A è B; A non è B), senza alcuna idea di necessità o di possibilità, ossia esprime una semplice verità di fatto (mentre la verità ...
  • GIUDIZIO
    Enciclopedia Italiana (1933)
    (fr. jugement; sp. juicio; ted. Urteil; ingl. judgment) Guido Calogero In generale, nome della funzione logica che connette, affermativamente o negativamente, un soggetto con un predicato. La prima, e classica, determinazione di tale forma logica fu data da Aristotele nel De interpretatione, ma l'esigenza ...
Vocabolario
giudìzio
giudizio giudìzio (ant. giudìcio, iudìcio) s. m. [dal lat. iudicium, der. di iudex -dĭcis «giudice»]. – 1. a. L’attività logica del giudice, consistente nell’applicare le norme di legge al fatto da lui accertato: g. di fatto, se le questioni...
giudizióso
giudizioso giudizióso agg. [der. di giudizio]. – Che ha, e dimostra, giudizio, cioè senno, criterio, buon senso: un ragazzo g., molto g. o poco g.; di cosa, detta o fatta con giudizio, assennatamente: dare una g. risposta; mi sembra una...
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