DE COUSANDIER, Giulia
Nacque a Roma il 7 febbr. 1848 da Antonio e da Teresa Bettelini.
Rivelate spiccate doti musicali, in giovanissima età fu avviata allo studio del pianoforte e affidata a Francesco Viviani che la seguì fino al diploma, conseguito presso l'accademia di S. Cecilia con il massimo dei voti. Pianista di razza, musicalmente assai dotata e in possesso di una tecnica solida e agguerrita messa al servizio d'un temperamento artistico esuberante e pur tuttavia equilibrato, iniziò giovanissima la carriera concertistica, riscuotendo immediatamente unanimi consensi negli ambienti artistici della Roma papale ormai prossima a divenire capitale. Perfezionatasi poi con Giovanni Sgambati. fu da questo iniziata al grande repertorio romantico di cui divenne ammirata interprete, emergendo tra i molti artisti, anche stranieri, che si avvicendavano nei salotti romani e nelle sale accademiche della città.
Divenuta rapidamente protagonista delle numerose manifestazioni artistiche che si susseguirono dopo il 1870 in una Roma che, una volta assurta al ruolo di capitale, andava rapidamente recuperando il tempo perduto riconquistando le sue posizioni nel mondo musicale europeo, la D. contribuì a diffondere nella città il grande repertorio strumentale romantico; sostenuta anche dall'ambiente familiare, particolarmente sensibile al fermento culturale creatosi nei primi decenni di Roma capitale, partecipò attivamente all'opera di progressiva sprovincializzazione della cultura musicale italiana, spesso ancorata entro i confini della sola tradizione teatrale. Formatasi culturalmente nell'ambiente animato dalla personalità vivace ed esuberante di Giovanni Sgambati - divenuto il più entusiasta divulgatore della musica sinfonica e cameristica europea, sorretto in quest'opera meritoria dall'incoraggiamento di Franz Liszt, che aveva visto in lui il veicolo più dotato e l'animatore più efficace per realizzare una concreta rinascita della musica italiana - la D. risentì più di ogni altro allievo del maestro romano la necessità di collaborare alla riscoperta del patrimonio sinfonico e cameristico. Non ancora diciottenne, fu notata da Franz Liszt, che la volle sua allieva per la composizione e contribuì alla sua formazione musicale anche come esecutrice, consentendole di affrontare con autorità un repertorio assai impegnativo che gradualmente si impose sul pubblico modificandone i gusti.
Le iniziative di Liszt, che a partire dal 1861 elesse per lunghi anni Roma a sua residenza, trovarono una risposta nella gioventù progressista che, capeggiata dal direttore d'orchestra Ettore Pinelli e dallo Sgambati, non soltanto recuperarono il tempo perduto ma seppero conquistare posizioni di tutto rispetto per la serietà dei programmi e l'alto livello delle esecuzioni. Dopo l'iniziativa del Pinelli di creare un'orchestra stabile per l'esecuzione dei repertorio sinfonico, sorsero varie associazioni che gareggiarono nel rinnovare i programmi, presentando spesso opere del repertorio classico e romantico in memorabili prime esecuzioni. Prima tra tutte l'Accademia filarmonica romana che, attiva fin dal 1821, presentò prima in Italia La creazione e Le stagioni di F. J. Haydn (1837-38); dopo il 1870, autorizzata a fregiarsi del titolo di "Regia", fu riservata a un repertorio più specificamente cameristico e sinfonico. Particolarmente signfflcativa fu la partecipazione della D. alla vita dell'Accademia, che dopo varie traversie aveva riavuto nel 1870 la sua sede al primo piano del palazzo Doria Pamphili in piazza Navona. Tra le varie attività dell'istituzione un ruolo particolarmente significativo era riservato ai saggi pubblici e privati che si tenevano periodicamente nella sede accademica.
Dominatrice e protagonista di queste manifestazioni fu per vari anni la D., che il 28 luglio 1871 partecipò al terzo saggio privato eseguendo composizioni di Liszt e di Chopin con cui riportò uno straordinario successo, poi rinnovatosi nel saggio del 10 luglio 1872, in cui presentò la Fantasia in do maggiore op. 15 di F. Schubert ridotta per pianoforte e doppio quartetto da F. Liszt. Il successo riportato divenne entusiasmo nel successivi saggi del 26 agosto e 2 settembre, in cui oltre a composizioni di Wagner, Liszt e Chopin la D. si esibì nel Quintetto op. 44 di R. Schumann (con E. Pinelli, T. Monachesi, G. Traschel e D. Pinelli), nel Trio op. 19 di F. Mendelssohn (con T. Monachesi e D. Pinelli) e nel Concerto per pianoforte e orchestra in do magg. di C. M. von Weber ridotto per doppio quartetto.
Frattanto la fama da lei raggiunta andava diffondendosi in tutti gli ambienti .musicali romani e la sua partecipazione venne richiesta dalle maggiori istituzioni cittadine, tra cui la prestigiosa Società orchestrale Tomana fondata nel 1874 da E. Pinelli, oltre che da associazioni private in occasione di "accademie" che si tenevano a palazzo Caffarelli, presso i Torlonia, i Caetani, gli Odescalchi, i Minghetti e in generale nei palazzi dell'aristocrazia, dell'alta borghesia e del mondo diplomatico; particolarmente significativa fu l'apertura di numerose sale pubbliche destinate a sedi concertistiche, tra cui la sala Dante a Fontana di Trevi, primo auditorio romano in cui vennero presentate al pubblico le sinfonie beethoveniane in prima esecuzione assoluta per iniziativa dello Sgambati (1866) e del Pinelli (1894).
In questo rinnovato clima culturale la D. fu in un certo senso la figura artistica più singolare per la costante partecipazione alle numerose manifestazioni che animarono la vita musicale romana. Il 10 giugno 1873 prese parte al saggio pubblico dell'Accademia filarmonica romana, eseguendo il Concerto in sol min. op. 25 per pianoforte e orchestra di F. Mendelssohn, direttore E. Pinelli, con cui riportò un successo trionfale anche per aver suonato a memoria, circostanza a quei tempi. assai rara e comunque insolita con cui' veniva a definirsi una innovazione tipicamente lisztiana. All'indomani della replica del concerto, avvenuta il 13 dello stesso mese, Vladimir Malm, direttore dell'Accademia di musica S. Cecilia di Mosca, così si espresse sulla Palestra musicale di Roma: "Ella è artista: raramente mi è avvenuto di ascoltare una donna che sonasse con tanto calore e poesia" (cfr. L'Accademia filarmonica romana... Memorie storiche..., p. 51).
Raggiunta la notorietà la D. non volle sfruttarla a suo vantaggio ma, rinunciando a una carriera mondana da cui avrebbe potuto ricavare non pochi benefici, preferì legare il suo nome a iniziative esclusivamente culturali e di beneficenza, tra cui vari cicli di concerti organizzati in favore dei ciechi di S. Alessio, per le appena istituite colonie marine di Anzio e per i feriti di porta Pia nell'ottobre del 1870.
Costante fu la sua partecipazione alla vita musicale della città e il suo tentativo di elevare il livello dei programmi e delle esecuzioni fu sostenuto, oltre che dallo Sgambati e da Liszt - che la D. frequentò a lungo durante il soggiorno romano sia nel piccolo convento della Madonna del rosario a Monte Mario sia a S. Maria nova al Foro Romano - dai musicisti più in vista negli ambienti romani come Tito Monachesi, Ettore Pinelli e Vincenzo De Sanctis. Frattanto un ulteriore impulso alla vita musicale della città venne dato dall'intensa attività cameristica promossa da Tullio Ramacciotti, vero pioniere della rinascita musicale romana, il quale diede vita ad una formazione di cui facevano parte, oltre allo stesso Ramacciotti (primo violino), E. Pinelli, T. Monachesi, F. Forino, E. Gabrielli.
Filiazione diretta di questa formazione cameristica fu il Quartetto, poi Quintetto fondato dallo Sgambati, con cui il pianista romano, a partire dal 1863, attuò un'opera di divulgazione del repertorio cameristico europeo; assunto nel 1881 il nome di Società romana dei quintetto, la gloriosa istituzione venne ufficialmente chiamata a corte su invito della regina Margherita di Savoia e nel 1893 autorizzata a fregiarsi del titolo di Regio Quintetto di corte. Entrato stabilmente al Quirinale fin dal 1892, il Quintetto protrasse le sue esibizioni fino al 9 luglio 1900, riprendendole poi a palazzo Margherita, nuova dimora della regina dopo il regicidio di Monza. Nel 1908, ritiratosi per ragioni di salute lo Sgambati, la D. fu chiamata a sostituirlo nella nuova formazione costituita inoltre da V. De Sanctis, R. Fattorini, U. Zampetti e A. Bedetti.
Dedicatasi frattanto all'insegnamento, ebbe numerosi allievi tra i giovani dell'aristocrazia e dell'alta borghesia romana, tra cui Roffredo Caetani; dal 1877 al 1884, su invito della regina Margherita, fu insegnante di pianoforte del principe di Napoli. Spesso presente a corte anche per accompagnare al pianoforte la sovrana nell'esecuzione di romanze da camera, partecipò alle più importanti manifestazioni musicali organizzate al Quirinale, continuando ad apparire in pubblico alla sala Dante e all'accademia di S. Cecilia sino a tarda età.
La D. morì a Roma il 10 apr. 1933.
Non si ha notizia della sua attività di compositrice; nella Biblioteca del Conservatorio di S. Cecilia in Roma (B, 120, 76) si conserva una sua Marcia per pianoforte a 4 mani e Il saluto, con dedica a Vittorio Emanuele di Savoia principe di Napoli (Roma s.d.).
Bibl.: Necrol. in Il Messaggero, 7 apr. 1933; Corr. della sera, 7 apr. 1933; Il Giornale d'Italia, 7 apr. 1933; I venticinque anni della Società orchestrale romana diretta da E. Pinelli (1874-1898), Roma 1899, p. 20; A. De Angelis, La regina Margherita e la musica in Roma, in Noi e il mondo, 1° ag. 1924, p. 14; R. Giraldi, L'Accademia filarmonica romana dal 1868 al 1920. Memorie storiche…, Roma 1930, pp. 28 s., 40, 43 s., 50 s.; A. De Angelis, Musiche nei salotti romani dell'Ottocento, in Studi romani, VII (1959), p. 313; S. Schmidi, Diz. univ. dei musicisti, suppl., p. 244; A. De Angelis, Diz. dei musicisti, App., p. 76.