PEZZI, Giulia Giuseppina
PEZZI, Giulia Giuseppina (Giulietta). – Nacque a Milano il 10 febbraio 1810 da Francesco e Giuseppa Quon.
Il padre Francesco (1783-1831), di origine veneziana, fu direttore responsabile de La Gazzetta di Milano, organo ufficiale della Lombardia asburgica. Figura dagli interessi eclettici, che spaziavano dalla letteratura alla musica e alla critica teatrale, si segnalò come protagonista mondano nella società milanese della Restaurazione. Anche il fratello Giovanni Giacomo fu giornalista conosciuto nell’ambiente cittadino (molto chiacchierata la relazione con la contessa russa Julia Samoilova, nata von der Pahlen, ma ritenuta figlia naturale dello zar Alessandro I) e alla morte del padre, nel 1831, ne ereditò la direzione del giornale, allora denominato Gazzetta privilegiata di Milano.
Francesco Pezzi era sposato con Chiara Dorigo, dalla quale aveva avuto nel 1806 Giovanni Giacomo, ma riconobbe legalmente Giulia, detta Giulietta. Ella crebbe a contatto con un ambiente familiare non convenzionale e culturalmente vivace nel quadro di una versatilità di interessi e di relazioni attestata anche dall’amicizia con Vincenzo Bellini, che le dedicò la romanzetta Vaga luna che inargenti pubblicata postuma da Ricordi in Tre ariette inedite (Milano 1838). Nel 1842 ebbe una figlia, Noemi, che Raffaello Barbiera (e poi altri studiosi) attribuisce alla relazione con il musicista Hermann Cohen, allievo di Franz Listz, di origine ebraica e noto come Puzzi Hermann, eccentrico personaggio allora beniamino dei salotti mondani e artistici fra Parigi e Ginevra, poi convertitosi al cattolicesimo e fattosi frate nel 1849 (Barbiera, 1895, p. 68; Chiappari, 1997, p. 80).
Nel 1841, Pezzi aveva esordito come poetessa, inviando al Museo scientifico letterario ed artistico di Torino gli esili versi di La pellegrina e La foglia d’autunno, dove il tratto più originale era costituito, nella prima composizione, dall’identificazione in una figura di donna fiera, armata di pugnale e pronta a colpire. Di impronta romantica Gli Artisti. Sentimenti e impressioni (Milano 1842), una raccolta di ricordi e bozzetti in forma epistolare, e il romanzo Egberto (Milano 1843) dall’intreccio complicato e ricco di colpi di scena. Il motivo patriottico emerse nella successiva produzione: il romanzo Une fleur d’Israël (Milan 1847) scritto in francese e, soprattutto, il dramma in cinque atti Carlo Sand (Milano 1848), ambientato fra il 1814 e il 1820 in Germania, dove il giovane protagonista, aderente a una società segreta, compiva un omicidio politico in nome della libertà e veniva condannato a morte.
Nel 1848 conobbe Giuseppe Mazzini, trasferitosi momentaneamente a Milano nelle settimane successive alla Cinque giornate, e ne abbracciò la causa con molta passione, conservando nella sua dimora milanese di via Amedei le cartelle del prestito patriottico democratico dei primi anni Cinquanta. Avvicinatasi al salotto di Chiara Maffei e Carlo Tenca negli anni precedenti il 1848, quando questo ambiente era di orientamento repubblicano, Pezzi continuò a praticarlo anche successivamente, pur non mancando i motivi di contrasto con i padroni di casa e i frequentatori, di cui non condivideva le posizioni liberali: si sentiva, tra di loro – scrisse a Carlo Cattaneo – come una sorta di «papavero rosso» (Grandi, 1976, p. 199). Legata a molti esponenti dell’entourage repubblicano (oltre a Cattaneo, Maurizio Quadrio, Aurelio e Giorgina Saffi, Sara Nathan Levi e Giuseppe Ferrero Gola) con i quali condivideva ideali e visione del mondo, in una lettera scritta il 27 settembre 1862 a Pietro Cironi manifestò chiaramente la natura profonda del suo legame con Mazzini, verso il quale attestava «una devozione non al di sotto di quella dei più fervidi credenti verso Cristo», confessando di trovare nei suoi scritti, conosciuti fin da giovanissima, un’intima «consolazione per le illusioni perdute» (Firenze, Biblioteca nazionale centrale, Carteggi vari, 79, 199).
Nel romanzo Il nido delle rondini (Milano 1880), pubblicato postumo dalla figlia Noemi, Pezzi volle narrare proprio la storia di un esule e dell’ambiente dei rifugiati italiani in Svizzera, traendo ispirazione dalla diretta conoscenza del gruppo di frequentatori di villa Tanzina, la dimora di Sara Nathan sul lago di Lugano, un luogo da lei prediletto e dove spesso si era recata per incontrare Mazzini.
Fra gli anni Sessanta e Settanta collaborò con numerose pubblicazioni periodiche di ispirazione mazziniana, fra le quali Il Dovere di Genova, La Plebe di Lodi, L’Unità Italiana di Milano. Nel 1871 fu invitata a scrivere su La Roma del Popolo dallo stesso Mazzini, desideroso di garantire al giornale la presenza di voci femminili (l’altra collaboratrice era Anna Maria Mozzoni).
In quella sede, nell’articolo Dell’educazione della donna e della sua attitudine, pubblicato il 30 novembre 1871, Pezzi delineò il suo pensiero sulla condizione femminile: una critica serrata al moralismo cattolico e un richiamo all’importanza dell’istruzione, nell’ottica complessiva del riscatto nazionale a opera del popolo. Le differenze fra i sessi e i loro rispettivi ruoli non erano messi in discussione, data l’importanza che per lei aveva il dovere materno, fondamento della stessa emancipazione delle donne, secondo una visione condivisa da molte militanti mazziniane.
Dopo la scomparsa del leader repubblicano, si dedicò con entusiasmo a divulgarne il pensiero nazional-democratico nelle scuole a lui dedicate in Lombardia e in Piemonte.
Morì a Milano il 31 gennaio 1878.
«Gentile poetessa, patriota operosa»: così recita l’epigrafe, dettata dalla figlia Noemi, sulla sua tomba, ornata da un ritratto in marmo di Giovanni Spertini, nel cimitero monumentale di Milano. Un epitaffio che ne compendia l’esperienza, simile a quella di altre sue contemporanee appartenenti ai ceti borghesi: da un lato, l’amore per lo studio e per la scrittura, intesi come affermazione di sé e ricerca di uno spazio d’espressione, dall’altro, la vocazione patriottico-risorgimentale, vissuta con determinazione e slancio.
Fonti e Bibl.: Milano, Archivio storico civico - Biblioteca Trivulziana, Fondo stato civile, Ruoli generali della popolazione 1811 e 1835, Rubriche e registri nascite; Registri dei morti; Registri delle inumazioni. L’archivio di Giulietta Pezzi, depositato presso il Museo del Risorgimento di Milano, ma rimasto distrutto in un incendio durante la seconda guerra mondiale, testimoniava in maniera diretta la sua attiva presenza nell’élite risorgimentale e postrisorgimentale e la fitta rete di rapporti in cui era inserita, ramificata in ambienti diversi, se pure con una netta preferenza per l’universo repubblicano. Non a caso Antonio Monti ricorda che il suo album, tra le carte ora perdute, era «il più notevole» tra quanti ne aveva conosciuti, «stipato di autografi, di ritratti, di ritagli di giornale» (Donne e passioni del Risorgimento, Milano 1935, p. 245). Tra quelle pagine, autografi di Alessandro Manzoni e Honoré de Balzac, una lettera di Giuseppe Garibaldi e i ritratti di Carlo Cattaneo, George Sand e Giuseppe Verdi. Inoltre: O. Greco, Bibliobiografia femminile italiana del XIX secolo, Venezia 1875, ad vocem; R. Barbiera, Il salotto della contessa Maffei e la società milanese 1834-1886, Milano 1895, pp. 46 s., 67 s., 84, 187 s.; F. Morandi, Verità. Racconti e biografie, Milano 1901, ad vocem; A. Monti, G. P. e il suo prezioso archivio, in Milano. Rivista mensile del Comune, XLIV (1928), 11, pp. 29-33; L. Gasparini, G. P. Spigolature dal suo archivio, in La Lombardia nel Risorgimento italiano, XV (1930), 1, pp. 129-154; Epistolario di Carlo Cattaneo, raccolto e annotato da R. Cadeo, con appendice di documenti inediti e rari, IV, Firenze 1956, pp. 57-59, 174, 234, 607 s., 615-617; Dizionario biografico delle donne lombarde 568-1968, a cura di R. Farina, Milano 1968, ad vocem; Carteggio Tenca-Maffei, a cura di L. Jannuzzi, I-III, Milano 1973, ad ind.; T. Grandi, Una mazziniana milanese: G. P. (1816-1878), in Bollettino della Domus mazziniana, XXI (1976), 2, pp. 183-233; L. Chiappari, Liszt a Como e Milano, Pisa 1997, cap. V; M.T. Mori, Salotti. La sociabilità delle élite nell’Italia dell’Ottocento, Roma 2000, pp. 36, 55; C. Agliati, Il ritratto carpito di Carlo Cattaneo. Percorsi possibili nella rappresentazione iconografica di un mito repubblicano, Bellinzona 2002, pp. 37 s., 45, 84, 133; F. Cesari, Nuove acquisizioni al catalogo vocale da camera di Vincenzo Bellini, in La romanza italiana da salotto, a cura di F. Sanvitale, Torino 2002, pp. 235 s.; L. Gazzetta, Giorgina Saffi. Contributo alla storia del mazzinianesimo femminile, Milano 2003, pp. 17-20; C. Chiancone, Francesco Pezzi. Un giornalista veneziano nella Milano di Stendhal, Verona 2014, ad indicem.