MOLINO, Giulia
MOLINO (Molino Colombini), Giulia. – Nacque il 22 maggio 1812 a Ferrere d’Asti da Antonio, proprietario terriero, e da Angela Caveglia, torinese.
Dopo aver appreso la lingua francese, mostrò spiccata attitudine per le lettere italiane alle quali fu indirizzata dallo zio materno G. Caveglia, dotto barnabita del convento torinese di S. Dalmazzo. Non ancora ventenne sposò L. Colombini, trasferendosi a Miradolo (Pinerolo) nella residenza di lui. Rimasta vedova dopo circa due anni, le cure che dovette dedicare al figlio non le impedirono di proseguire gli studi e di intraprendere un’intensa attività letteraria. Pubblicò dapprima i Saggi lirici di una torinese (Torino 1839), dedicati alla memoria del marito: si trattava di una raccolta di versi aperti agli influssi arcadici e romantici che si richiamava alla produzione di Diodata Saluzzo Roero, indiscusso modello della M. che le rese omaggio partecipando all’antologia In morte di Diodata Saluzzo (Torino 1840) con un’ode omonima. I Saggi le valsero l’ascrizione alle accademie di Fossano, di Alba, nonché alla Tiberina e all’Arcadia.
Stabilitasi a Torino durante il periodo scolastico per provvedere all’istruzione del figlio, la M., nei primi anni Quaranta, fece il suo ingresso nella società cittadina. Frequentatrice del salotto della baronessa Olimpia Rossi Savio, avvicinò esponenti della cultura che ne riconobbero, oltre alle doti letterarie, i sentimenti patriottici, in lei suscitati dall’influenza del fratello Giuseppe, appartenente, pare, alla carboneria. La M. espresse le proprie posizioni politiche nella produzione poetica, guadagnandosi la notorietà di poetessa patriottica, principalmente grazie a Torino (Torino 1842), canzone dedicata a Carlo Alberto in occasione delle nozze del principe ereditario Vittorio Emanuele, cui fecero seguito il sonetto Sono italiana. Ebben! perché il tuo petto (apparso in una strenna saluzzese del 1843) e l’Inno per la nascita del reale principe di Piemonte Umberto (Torino 1844). Fra i diversi riscontri ottenuti dalla M. figura l’epiteto «Alfieri-donna», attribuitole da V. Gioberti.
La canzone Torino, unitamente ad altri meno celebri componimenti d’ispirazione civile dedicati ad alcune città italiane, avrebbe dovuto abbinarsi a «cenni storici» rivolti in particolare alle donne, tradizionalmente distanti dallo studio della storia, secondo un progetto mai realizzato appieno dalla M., che, in conformità con l’impegno patriottico, rivelò un’inclinazione all’educazione femminile destinata a divenire il suo principale interesse. Prima di abbandonare definitivamente la poesia, la M. pubblicò componimenti dai contenuti vari, quali le canzoni del 1844 A Maria, di argomento religioso, e Torquato Tasso, presentata alla accademia indetta a Torino per il centenario dalla morte del poeta.
Dal 1850 la M. svolse un’intensa attività pedagogica, concretizzando la sua vera vocazione non solo con attività filantropiche, ma anche con l’approfondimento teorico. Condivise l’intento educativo con letterati che presero a frequentare la sua casa ed entrò in corrispondenza, fra gli altri, con N. Tommaseo, G. Lanza, J. Bernardi, D. Berti, T. Mamiani, C. Boncompagni, Caterina Franceschi Ferrucci.
La M. auspicava che la donna, più colta e consapevole del proprio compito di accudimento della famiglia, accettasse, mediante l’uso della ragione, la funzione di complemento dell’uomo. I suoi studi pedagogici culminarono nel trattato Sulla educazione della donna (Torino 1851; e successive edizioni: Pensieri e lettere sulla educazione della donna in Italia, ibid. 1860 e Sulla educazione della donna, 3ª ed. corretta e accr., I-III, ibid. 1869), basato sullo spiritualismo cristiano di matrice rosminiana e influenzato, per ciò che concerne le osservazioni sulla psicologia infantile, dal pensiero di Albertine Necker de Saussure.
Nei Pensieri, contenuti nel primo dei tre volumi dell’edizione del 1869, la M., sostenitrice dell’uguaglianza tra intelletto maschile e femminile, tese a valorizzare le peculiarità della donna, suggerendo di fortificarne la razionalità a svantaggio del sentimento e dell’immaginazione. A tal fine, nel promuovere l’acquisizione di una solida istruzione, indicò, fra le diverse discipline, la filosofia e in particolare la logica. Nel secondo volume, attraverso le Lettere storiche sull’educazione, dirette a un prof. D. B. (identificabile nell’amico D. Berti), l’autrice analizzò l’evoluzione della condizione femminile dall’antichità al presente, evidenziando l’importanza degli studi storici. Con l’Epistolario di due istitutrici, contenuto nel terzo volume, la studiosa mostrò infine i risultati del proprio sistema educativo applicato.
La M. alternò interventi pedagogico-filosofici a esperimenti di letteratura educativa (racconti e commediole destinate ai collegi), e collaborò inoltre, per diversi anni, alla rivista L’istitutore, sorta nel 1853 come prosecuzione del Giornale della società d’istruzione e di educazione, ove i suoi scritti furono spesso recensiti da Tommaseo, proclive a esaltarne la moralità, benché a volte più aperto di lei sui diritti femminili.
In una serie di articoli pubblicati nel 1855 nel periodico genovese La donna e in seguito ne L’istitutore, la M., confutando la parità dei sessi e ribadendo il valore del tradizionale ruolo della donna «nell’armonia del mondo», polemizzò con la franco-americana Jenny d’Héricourt, fautrice dell’avvicinamento femminile a professioni e mestieri, nonché al diritto di voto (v. Risposta all’articolo della sig.ra D’Héricourt, in L’istitutore, IV [1856], pp. 88 s.).
Grazie alla sicurezza conferitale dall’ufficio di educatrice, la M., già avvantaggiata dall’autonomia della condizione di vedova, attese a incarichi nel campo dell’istruzione senza timore di venir meno ai consueti doveri femminili. Oltre a far parte della Società per l’istruzione della donna presieduta da Erminia Fuà Fusinato, a Torino fu ispettrice della scuola superiore femminile «Margherita di Savoia», nonché direttrice della Società femminile d’insegnamento gratuito, fondata nel 1850. Nel 1865 diede vita a un collegio torinese per le figlie dei militari, redigendone il programma; intensa fu inoltre la sua partecipazione ad altre istituzioni pedagogiche o assistenziali, come gli asili infantili. Nel 1871 inaugurò la sezione femminile del Circolo filologico torinese, di cui fu eletta presidente, promuovendo l’apertura degli studi linguistici alle donne, e fu nominata dal ministro della Pubblica Istruzione C. Correnti ispettrice degli istituti femminili del Piemonte. Nel 1876, su richiesta di D. Berti, già ministro della Pubblica Istruzione, redasse una relazione sui programmi di insegnamento in vista della riorganizzazione delle scuole elementari.
A completamento della sua esperienza letteraria e di pensiero, la M. dette alle stampe Le donne del poema di Dante (in Dante e il suo secolo. 14 maggio 1865, I, Firenze 1865, pp. 183-201) e La Castellania di Miradolo (Pinerolo 1871), racconto storico basato su ricerche documentali relative ai principi d’Acaia, con l’aggiunta di indicazioni genealogiche e notazioni pedagogiche.
Nel giugno del 1879 si recò a Roma per partecipare alla commissione ministeriale preposta alla scelta dei libri di testo delle scuole elementari.
La M. morì poco dopo, a Torino, il 7 ag. 1879.
Fonti e Bibl.: S. Pellico, Epistolario, a cura di G. Stefani, Firenze 1856, pp. 275, 290, 350, 365; O. Greco, Bibliografia femminile italiana del XIX sec., Venezia 1875, pp. 332-335; C. Corradini, Della vita e delle opere di G. M.C., Torino 1879; In memoria di G. M.C.: fiori di cedronella, Torino 1879; M. Antonelli-Callegari, Cenni sulla vita e le opere di G. M.C., Padova 1881; L. Pomba-Pacchiotti, L'apostolato della donna, Torino 1882, pp. 262-269; D. Berti, Scritti varii, Torino-Roma 1892, II, pp. 120-130; A. Zanardi, La donna nella storia della pedagogia, Padova 1892, pp. 208-222; G. Giovannini-Magonio, Italiane benemerite del Risorgimento nazionale, Milano 1907, pp. 281-283; N. Pisani, L'educazione della donna nel pensiero di… G. M.C., Roma 1910; G.B. Gerini, Gli scrittori pedagogici italiani del sec. decimonono, Torino 1910, pp. 527-534; R. Ricci, Memorie della baronessa O. Savio, Milano 1910-11, I, p. 198; II, pp. 144 s.; G. Colombini, L’Alfieri-donna, in Id., Virtus praedicanda, Torino 1925, pp. 9-18; A.M. Carena, G. M.C., Torino 1962; E.R. Grosso, Per «l’armonia del mondo»: G. M.C., in Il genio muliebre (Saggi), Alessandria 1990, pp. 43-62; Il genio muliebre (Antologia), a cura di M. Cerruti, ibid. 1993, pp. 59-63; A. De Gubernatis, Diz. biografico degli scrittori contemporanei, Firenze 1879, pp. 303 s., 1142; Diz. illustrato di pedagogia, a cura di A. Martinazzoli - L. Credaro, Milano s.d., I (A-F), pp. 308-312; A. Pagliaini, Catalogo generale della libreria italiana, E-O, Milano 1903, p. 742; Indice per materie, G-P, ibid. 1915, p. 440; Diz. del Risorgimento nazionale, II, p. 724 (E. Michel); E. Codignola, Pedagogisti ed educatori, in Enc. biografica e bibliografica «Italiana», Milano 1939, p. 144; Catalogo dei libri italiani dell’Ottocento, IV, p. 3076.