BUGIARDINI, Giuliano
Figlio di Piero di Simone di Giovanni, nacque a Firenze il 29 gennaio 1476 (stile comune) e imparò l'arte nelle botteghe di Domenico del Ghirlandaio (1485-89) e poi di Piero di Cosimo. In seguito fu aiuto di fra' Bartolomeo e di Mariotto Albertinelli ed ebbe anche la benevola amicizia di Michelangelo.
L'opinione sostanzialmente poco favorevole che quest'ultimo aveva del B. (espressa in alcune sue lettere e riferitaci dal Vasari) ha improntato tutta la critica, che vede nell'artista una personalità di secondo piano che costeggia da vicino gli importantissimi fatti e mutamenti nell'arte fiorentina del primo quarto del sec. XVI, restandone volta a volta impressionato assai visibilmente ma con poca costanza e senza vera comprensione.
Il pittore vive una prima fase, durata fino al 1505 circa, in cui la formazione ghirlandaiesca (simile a quella di Francesco Granacci) si ravviva con citazioni da Lorenzo di Credi e Piero di Cosimo: ad essa si possono assegnare la Madonna col Bambino e s. Giovannino del Metropolitan Museum di New York, l'altare dei Castellani in S. Croce (Natività;nella predella Presentazione al tempio;ai lati i SS. Nicola,Giovanni Battista,Paolo,Girolamo)e, se sono sue, la Madonna con i ss. Maddalena e Bernardino (1503)nella galleria dell'Accademia a Firenze, attribuita anche a Ridolfo del Ghirlandaio, e due Madonne rispettivamente nei Musei civici e nella Galleria sabauda di Torino.
Intorno al 1505 cominciò il lungo sodalizio del B. con fra' Bartolomeo e l'Albertinelli. La collaborazione è documentata e assai stretta nel bel Ratto di Dina del 1531 (Vienna, Kunsthistorisches Museum), probabilmente disegnato dal frate e dipinto da Giuliano; una parte controversa spetta al B. nell'esecuzione della celebre Pietà (Firenze, Galleria palatina), che dalle fonti antiche viene detta tutta "colorita" da lui, mentre oggi si tende a credere che il suo intervento fosse totale solo nelle figure dei SS. Pietro e Paolo, poi tolte ma visibili nella copia di Leonardo Mascagni (1601) esistente nella Galleria comunale di Prato. Attraverso fra' Bartolomeo e l'Albertinelli sono mediati gli echi raffaelleschi e leonardeschi presenti nei ritratti per cui il B. fu assai e giustamente ricercato: la cosiddetta Muta (Urbino, Palazzo ducale), attribuita anche a Raffaello stesso, due ritratti femminili a Parigi (Musée Jacquemart-André; Musée des arts décoratifs), la famosa Monaca di Leonardo (Firenze, Uffizi) e vari altri. L'artista copiò con successo il ritratto raffaellesco di Papa Leone X con i due cardinali, sostituendo al card. de' Rossi il card. Innocenzo Cybo (Roma, Galleria Corsini), e il ritratto di Clemente VII di Sebastiano del Piombo.
Nel 1508 il B. venne chiamato a Roma da Michelangelo come possibile aiuto negli affreschi della cappella Sistina, ma, subito giudicato non idoneo, fu rimandato indietro. A Firenze fondò nel 1512 la Compagnia della cazzuola; nello stesso tempo sono documentati i suoi primi rapporti con Bologna, dove poi lavorò dal 1526 al 1530: un Vincenzo, sacrista di S. Petronio, gli ordinò una Natività del Battista (ora a Stoccolma, Università), che è firmata e fu replicata dall'artista stesso in un quadro nella Galleria estense di Modena. In questo decennio il pittore è influenzato dal Franciabigio, come si vede dalla pala di Incisa, nel Metropolitan Museum di New York (Madonna in trono incoronata,coi ss. Maddalena e Giovanni Battista), da una Madonna con Bambino (Monaco di Baviera, Alte Pinakothek) già data al Franciabigio stesso (H. Bodmer, Ein unbekanntes Werk des Franciabigio, in Pantheon, XII[1933], p. 270), da una Madonna attribuita a Lorenzo di Credi nella collezione del duca d'Alba a Madrid, dalla Madonna con Bambino e s. Giovannino della coll. Holmes di New York e dalla Madonna allattante degli Uffizi; tutte opere in cui si notano nuove ricerche di intensità pittorica e contrasti luminosi, che culminano nella Madonna della palma firmata e datata 1520 (Firenze, Uffizi; proveniente dalla galleria Mansi di Lucca; altra versione, firmata, ad Allentown, Art Museum, già collez. Stirling of Keir di Dunblane).
Ormai il B. aveva raggiunto la sua piena maturità e i suoi massimi incarichi ufficiali: restaurò le Battaglie di Paolo Uccello, nel 1515 partecipò alle decorazioni per l'ingresso di Leone X a Firenze, nel 1517 giudicò, insieme con Ridolfo, un quadro di Iacopo del Sellaio, nel 1526 fornì il cartone per le spalliere dei sedili dei Signori all'arringhiera e fu presente a Bologna, dove nella Pinacoteca esistono tre suoi dipinti: un S. Giovanni Battista nel deserto, firmato (un quadro simile esiste nella collezione Northbrook a Londra), uno Sposalizio di s. Caterina con s. Giovannino e s. Francesco, pure firmato, e un tondo raffigurante la Madonna col Bambino e s. Giovannino.
In questi anni il B. ritrasse Michelangelo: le più note versioni di questa celebre opera sono al Louvre (databile al 1522, perché vi è apposta l'età - 47 anni - dell'effigiato) e alla casa Buonarroti di Firenze, ma recentemente ne è stata pubblicata (Redig de Campos, 1965) una migliore versione in una collezione privata genovese, proveniente da Firenze e databile intorno al 1525 (da essa sembra derivare la tavola di casa Buonarroti). Nello stesso tempo il B. stava lavorando alla sua opera più importante e faticata, il grande Martirio di s. Caterina (Firenze, S. Maria Novella), elaborata per dodici anni con l'aiuto di Michelangelo, che ne avrebbe fornito il disegno (Roma, Gabinetto nazionale delle stampe) e avrebbe disegnato direttamente sulla tavola la fila dei soldati in scorcio in primo piano, che il B. non avrebbe saputo "ombrare" e "colorire" nonostante l'ulteriore aiuto di modelli scolpiti dal Tribolo. Influssi di Michelangelo e Andrea del Sarto si mescolerebbero nelle opere credute di questo momento, come il tondo con la Madonna,il Bambino e s. Giovannino dormiente (Leningrado, Ermitage) e il S. Sebastiano della coll. Kress (New Orleans, Delgado, Museum).
Tra le opere considerate tarde emergono, anche per la rarità della trattazione, tre dipinti di nude giacenti: due Leda (Milano, coll. Treccani) e un'Arianna o Venere (Venezia, Ca' d'Oro), che discendono dai quattrocenteschi coperchi di cassone nuziale e al B. derivano certo dalle analoghe opere di Piero di Cosimo (Morte di Procri, Londra, National Gallery), tanto che per un quarto quadro dello stesso tipo, due lunghe tele unite con la Tentazione di Adamo ed Eva (New York, collezione privata), è dibattuta l'attribuzione tra Piero (Langton Douglas) e il B. (Bacci). Ultima sua opera, databile per motivi iconografici e storici fra il 1534 e il 1545, è infine il Ritratto di Francesco Guicciardini, ora nella Yale University Art Gallery di New Haven, di cui una replica, forse autografa, esiste ancora presso i Guicciardini a Firenze, pervenutavi da casa Torrigiani: in esso l'artista si dimostra aggiornato alla moda del ritratto manieristico carico di simboli.
Oltre alle opere fin qui trattate si possono citare: Madonna col Bambino e i ss. Pietro,Paolo,Francesco,Girolamo (Figline, S. Piero al Terreno), Madonna col Bambino e s. Giovannino, tondo (Genova, Palazzo Bianco), Madonna col Bambino (Firenze, Museo Bardini), Madonna col Bambino (Milano, Ambrosiana), S. Giovanni Battista, firmato (Milano, S. Maria delle Grazie), Adorazione del Bambino (Montabona, Museo Borromeo), Tremuse e Quattro muse (Roma, palazzo Doria), Madonna col Bambino, firmata (Roma, Galleria Colonna), Testa femminile (tondo) e altri due frammenti (Volterra, Galleria pittorica), Madonna adorante il Bambino,con quattro santi, firmata, e Madonna col libro,il Bambino e s. Giovannino (Berlino Est, Staatliche Museen), Madonna col Bambino e s. Giovannino, firmata (Lipsia, Museo). Dal catalogo che dell'artista dà il Berenson (It. pict. ..., Oxford 1932, pp. 118-120) gli studi recenti tolgono decisamente le Madonne 809di Londra e 1.134 dell'Accademia di Vienna (Maestro della Madonna di Manchester), la Circoncisione di Strasburgo (Toschi?), la Madonna della coll. Liechtenstein (Franciabigio); ma molte altre opere della lista sono in discussione: finora manca un esauriente studio monografico che raccolga i molti contributi parziali e occasionali e delimiti con chiarezza la personalità del Bugiardini.
Morì a Firenze il 17 febbr. 1555.
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