GIULIANO da Cavalicco (da Cividale)
Di G. non si conoscono né l'anno di nascita né il nome dei genitori. Nella documentazione notarile cividalese, dove il cronista appare di frequente tra i testimoni a partire dal 1288, egli è menzionato prima nella forma "Iulianus mansionarius" e poi in quella "Iulianus canonicus".
A causa di una così poco precisa identificazione, gli studiosi hanno confuso G. con un altro "Iulianus canonicus", personaggio rilevante nella vita cividalese della seconda metà del XIII secolo. Solo le ricerche di Cesare Scalon hanno permesso di identificare con precisione i due diversi personaggi: uno è Giuliano da Rizzolo, magister, canonico, notaio e tesoriere della canonica cividalese; l'altro è G., prima mansionario e, a partire dal 1293, come egli stesso ebbe cura di annotare nella propria opera, canonico di Cividale del Friuli.
Ripercorrendo la documentazione notarile in cui G. compare - si tratta soprattutto degli atti relativi alla canonica di Cividale, rogati in buona parte da Giovanni Rosso, figlio di Giuliano da Rizzolo - è possibile integrare con alcuni particolari la scarna nota biografica che il cronista ha inserito nella sua opera. La prima attestazione relativa a G. risale al 1288, quando è ricordato con la qualifica di mansionario tra i testimoni del testamento di Giuliano da Rizzolo. Al 1294 risale un documento in cui i due Giuliano sono menzionati insieme e G. è indicato come "Iuliano iuvene canonico". Sempre nel 1294, G. compare, insieme con il fratello Giovanni, nelle imbreviature di Giovanni Rosso: nella prima nota i due figurano nella lista dei testimoni, Giovanni è detto mansionario e di G. si ricorda la provenienza "de Cavalico" (Cavalicco, oggi frazione di Tavagnacco, presso Udine); nella seconda i due fratelli, indicati come canonico e mansionario, sono gli attori della documentazione. In una pergamena del 1295 G., presente nella lista dei testimoni, è indicato come "presbitero Iuliano de Cavalico". Finalmente, in un atto del 1297, dove entrambi i Giuliano sono menzionati tra i testimoni, si rivela il legame di parentela tra i due: "presentibus dominis magistro Iuliano thesaurario et presbitero Iuliano eius nepote canonicis" (Cividale del Friuli, Museo archeologico nazionale, Pergamene, IX. 72 [69]).
Come informa il Necrologium Civitatense, G. morì il 1° sett. 1306.
G. è noto come autore della Civitatensis chronica, che è però in parte anche opera di suo fratello Giovanni, cui sembra sia dovuta la parte di testo posteriore al 1306. Fu lo stesso G. ad annotare nella cronaca che, quando egli divenne canonico, il fratello gli succedette nell'incarico di mansionario e nella medesima pagina Giovanni ebbe cura di segnare la data in cui celebrò la sua prima messa. Inoltre nella documentazione cividalese si incontra nel 1303 un "presbitero Iohanne de Cavaligo canonico", in cui è lecito riconoscere il fratello del cronista (Ibid., Pergamene, X. 12 [10]).
La Chronica non ci è giunta attraverso una tradizione diretta, bensì costituisce la parte più rilevante di una silloge narrativa composta, probabilmente a Cividale, negli ultimi decenni del XIV secolo. Dopo aver tratto da un manoscritto mutilo la Chronica vera e propria (che copre gli anni dal 1252 al 1315, e pertanto non può essere interamente attribuita a G.), l'anonimo compilatore decise di ampliare il racconto fino al 1331 utilizzando un'altra cronaca, trecentesca. Si tratta di un breve testo composto esso pure presso la canonica di Cividale che, per gli anni in cui è possibile il confronto, si presenta come un'epitome della Chronica, abbastanza fedele fino al 1306, poi più sommaria. Al momento di integrare l'opera principale con le nuove note, il compilatore ebbe cura di indicare che queste provenivano "ex libro anniversariorum capituli Civitatensis"; allo stesso modo egli procedette quando, inserendo le note relative agli anni 1343-45, specificò che le traeva dal libretto "Iohannis Iacobi de Venustis" (Civitatensis chronica, p. 57), un personaggio non identificato con precisione anche se numerosi membri della famiglia de Venustis si incontrano nella documentazione cividalese del Trecento. La silloge si conclude con tre brevi notizie pertinenti una al 1348 e due al 1364 che Antonio Belloni riteneva dovute a un non meglio identificato Passerino.
Prima che le ricerche dello Scalon consentissero di individuare nel 1306 l'anno della morte di G., tutto il racconto della Chronica era di fatto a lui attribuito, nonostante l'interpolazione di Giovanni. Si riteneva infatti che egli fosse morto nel 1330, secondo l'opinione di Giusto Fontanini riferita da Vincenzo Joppi. In realtà la sola lettura del testo fornisce elementi tali da consentire di individuare con chiarezza due diversi momenti compositivi, il primo dei quali si interrompe proprio nel corso del 1306. La cronaca tace nel 1307, per riprendere a partire dal 1308 in una nuova veste, più organica nei contenuti, più elaborata nella forma e dagli orizzonti geografici più vasti.
La sezione dovuta a G. copre quindi gli anni dal 1252 al 1306 ed è formata da una serie di note pertinenti alla storia locale di Cividale e, in seconda battuta, alla vicenda del patriarcato di Aquileia: significativa è l'attenzione rivolta da G. alla formazione dell'esercito patriarcale. Peculiari di questo scritto sono l'accurato sforzo di datazione dei singoli fatti e il carattere per così dire monografico dei brevi capitoli. Inoltre, nei manoscritti che le conservano, le note di G. non sono disposte seguendo costantemente l'ordine cronologico. Sia per l'accuratezza delle indicazioni cronologiche (la cui attendibilità è stata dimostrata dagli studiosi che hanno utilizzato la Chronica come fonte), sia per il carattere di numerose alterazioni nell'ordine cronologico, è lecito ritenere che G. abbia raccolto nella sua cronaca dati contenuti in un necrologio o in un calendario. Così, per limitarsi a un solo esempio, una nota datata 12 marzo 1290 è seguita da una del 14 marzo 1289 e da una dell'8 apr. 1290. Simili successioni cronologiche, salvo un'eccezione del 1304, terminano col 1297 e, considerando anche il gran numero di informazioni pertinenti al 1306, sembra lecito supporre che G. abbia compilato l'opera nell'ultimo periodo della sua vita.
L'attenzione preminente per Cividale e per la vita religiosa cittadina che caratterizza la sezione di G., sempre attento alla storia delle istituzioni ecclesiastiche cividalesi (degni di particolare nota sono i capitoli dedicati alle sacre rappresentazioni messe in scena dai canonici), si attenua nella seconda parte dell'opera. La canonica di Cividale continua a costituire il punto d'osservazione da cui muove il cronista, ma il racconto è ora rivolto soprattutto alle vicende politico-militari che ebbero per protagonisti, oltre ai patriarchi d'Aquileia, Rizzardo da Camino ed Enrico, conte di Gorizia, e come scenario l'intero Friuli. Anche la forma del racconto muta e il continuatore ha dato prova di un talento di narratore superiore a quello di G., così come maggiori risultano le sue capacità di seguire l'evoluzione delle vicende.
La Chronica è edita in Iulianus Canonicus Civitatensis Chronica (aa. 1252-1364), a cura di G. Tambara, in Rer. Ital. Script., 2a ed., XXIV, 14; il volume comprende anche il testo dell'Epitome cividalese, compendio della cronaca. Nell'edizione i capitoli della Chronica sono stati ordinati cronologicamente, snaturando così la struttura originale dell'opera; tale scelta editoriale che impedisce di cogliere la logica che sta alla base dell'organizzazione del testo è particolarmente nefasta per la parte dovuta al continuatore poiché riconduce allo schema annalistico la più complessa trama del racconto. L'editore è inoltre intervenuto sul testo normalizzando l'ortografia, mentre solo di rado ha indicato le varianti delle lezioni. Alcuni emendamenti all'edizione sono proposti da Tilatti.
Fonti e Bibl.: Cividale del Friuli, Museo archeologico nazionale, Pergamene, VIII. 55 [58]; IX. 32 [30]; IX. 48 [44]; IX. 72 [69]; X. 12 [10]; Arch. di Stato di Udine, Fondo notarile antico, 667; Udine, Biblioteca comunale Joppi, Fondo Joppi, 710: V. Joppi, Notizie biografiche dei letterati friulani, libro I, scheda 12; C. Scalon, Libri scuole e cultura nel Friuli medievale. "Membradisiecta" dell'Archivio di Stato di Udine, Padova 1987, p. 39 n. 103; P. Petrobelli, La musica nellecattedrali e nelle città ed i suoi rapporti con la culturaletteraria, in Storia della cultura veneta, II, Il Trecento, Vicenza 1976, p. 449; A. Tilatti, Benvenuta Boiani. Teoria e storia della vita religiosafemminile del secondo Duecento, Trieste 1994, pp. 23 n. 55, 39 n. 32; Repertorium fontium historiaeMedii Aevi, VI, p. 472.