GIULIANO di Eclano
Così chiamato dalla città di cui fu vescovo, presso l'odierna Mirabella Eclano (Avellino), nacque nella provincia romana di Apulia, e fiorì tra gli anni 385-450. Di forte ingegno e di estesa cultura, abbracciò le dottrine di Pelagio (v.) sulla grazia e il libero arbitrio, e dopo la morte di lui ne fu il principale campione contro S. Agostino (v.), e le decisioni della Chiesa romana. Perciò cacciato dalla sua sede e dall'Italia (419), si rifugiò in Oriente presso vescovi suoi amici della scuola d'Antiochia, e nel forzato esilio morì. Gennadio di Marsiglia ne loda la generosa beneficenza. Abile scrittore, in esegesi biblica seguì i migliori maestri.
Scritti. - I. Polemici: quattro libri ad Turbantium, e otto ad Florum contro S. Agostino, che nelle sue risposte Contra Julianum, ce ne conservò gran parte; inoltre De bono constantiae, citato da Beda, e alcune lettere. - II. Esegetici: Beda ebbe in mano un commento al Cantico dei Cantici. A G. sono stati rivendicati commenti già pubblicati sotto altri nomi: ai Profeti minori tra le opere di Rufino d'Aquileia, a Giobbe col nome di Filippo, ai Salmi, anonimo; altri ancora sembrano perduti.
Bibl.: A. Bruckner, Julian von Aeclanum, in Texte und Untersuchungen, XV, 3, Lipsia 1897; G. Morin, Un ouvrage restitué à Julien d'Eclanum, in Rev. bén. 1913, pp. 1-24; A. Vaccari, Un commento a Giobbe di G. E., Roma 1915; id., Il saltero ascoliano e G. eclanese, in Biblica, 1923, pp. 337-355; A. D'Amato, S. Agostino e il vescovo pelagiano G., Avellino 1930.