FALCIGLIA, Giuliano (Giuliano da Salem)
Nacque a Salemi (prov. di Trapani) all'inizio del sec. XV. Dopo una prima permanenza nel convento agostiniano di Salemi, fu allievo a Padova di Giovanni di Cipro e di Paolo Veneto, celebre filosofo e teologo dell'Ordine: quasi tutte le opere attribuite al F. riflettono gli interessi degli anni di studio svolti sotto la sua guida. Proprio su istanza di Paolo Veneto, che lo voleva studente presso di sé a Siena, il generale dell'Ordine Agostino da Roma gli concesse il trasferimento dallo Studio di Padova a quello senese il 30 luglio 1422. Il 1° luglio 1424 risulta studente nel convento di Bologna; nel settembre dello stesso anno compare come cursor presso lo Studio padovano, dal quale un mese dopo venne trasferito presso quello bolognese. Dalla data del suo cursorato si può quindi ipotizzare che il suo ingresso nello Studio padovano sia avvenuto intorno al 1419.
Il 4 giugno 1430 fu definitor della provincia di Sicilia al capitolo generale di Montpellier. In attesa di conseguire il magisterium in teologia, insegnò a Padova dal settembre 1430 con il grado di baccelliere sentenziario; come tale compare negli Acta dell'università fino al 12 luglio 1432, anno in cui gli venne conferito il magisterium e la licenza.
Nel 1432, reggente dello Studio di Rimini, divenne socio e compagno di Gerardo da Rimini, priore generale, che nel giugno del 1433 l'inviò come viceprocuratore dell'Ordine al concilio di Basilea; quasi immediatamente dopo, però, Gerardo fu incaricato dal papa di occuparsi personalmente del concilio e nominò il F. suo vicario generale in Curia romana e in tutta Italia, eccettuati i luoghi dell'osservanza soggetti a Matteo d'Introdoco e Cristiano Franco. Sempre nel 1433 fu vicario al capitolo provinciale del Reno e della Svevia, e nell'agosto venne designato vicario nella stessa provincia.
Dal 1432 al 1440 svolse attività accademica come magister theologiae ancora presso l'università di Padova, della quale fu anche decano. Dopo essere stato a servizio del cardinale Niccolò Albergati, vescovo di Bologna, si trasferì nel 1436 a Mantova su istanza del marchese Gianfrancesco I Gonzaga, che favorì presso il generale Gerardo da Rimini la nomina del F. a magister senior presso il convento di Mantova.
Il 10 giugno 1443, nel capitolo generale di Siena, venne eletto generale dell'Ordine, carica nella quale venne in seguito riconfermato nei capitoli di Bourges il 28 maggio 1447, di Ferrara il 3 giugno 1451 e di Avignone il 31 maggio 1455. Rimase generale per quindici anni (1443-1459).
Il 12 maggio 1448 furono promulgate a Windsheim nel capitolo provinciale della provincia di Baviera le Ordinationes del F. per quella provincia (pubbl. in Analecta Augustiniana, XLII, pp. 95-103).
Nel maggio 1449 celebrò a S. Maria di Monte Specchio nella diocesi di Siena, membro della Congregazione leccetana, un capitolo generale delle Osservanze d'Italia, in cui esse vennero promosse e organizzate.
Nel 1445 esistevano in Italia, oltre alle ventiquattro province dell'Ordine, cinque congregazioni: Lecceto, S. Giovanni a Carbonara a Napoli, Mont'Ortone, Perugia, Lombardia. Nel 1446 a Roma Eugenio IV aveva radunato in S. Maria del Popolo un simile capitolo dove era stato eletto, per evitare fratture nell'Ordine, un unico rettore delle congregazioni, F. Remigio Macerio, proveniente secondo il Calvi dalla Francia. Il provvedimento si rivelò in seguito poco concreto e di difficile realizzazione. Nel capitolo di Monte Specchio vennero discusse due tesi: quella sostenuta da Alessandro Oliva da Sassoferrato, che proponeva l'unione di tutte le congregazioni in un unico corpo con un solo vicario, e quella difesa da Giovanni Rocco, che conferiva a ciascuna congregazione un vicario particolare dipendente direttamente dal priore generale. Il capitolo decise di adottare questa seconda soluzione.
Per tutte le Osservanze venne inoltre stabilita, oltre ad un'identica legislazione, l'uniformità dell'abito, dei riti e delle cerimonie. La Congregazione osservante di Lombardia aumentò il numero dei conventi da sei a settantasette.
Da questo momento in poi il F., continuamente malato, si avvalse della collaborazione di Alessandro Oliva di Sassoferrato, futuro cardinale e generale dell'Ordine, inviandolo come visitatore con pieni poteri presso i conventi di tutta Italia.
Nel 1451, anno a partire dal quale l'attività generalizia del F. viene documentata dal registro, ordinò a frate Agostino da Crema la fondazione del convento di Tortona S. Simone Apostolo (dal 1548 in poi denominato S. Maria delle Grazie). Il 24 sett. 1452 aggregò il convento di S. Nicola di Viadano nel Mantovano alla Congregazione dell'Osservanza di Lombardia ad istanza della Marca di Mantova. Il convento di Gaeta venne invece aggregato alla Congregazione di S. Giovanni in Carbonara. Nello stesso anno il F. concesse licenza al famoso predicatore frate Giovanni di Urbino di fondare un monastero nella terra di Castiglion Chiusino (Castiglione del Lago), dove Giovanni aveva predicato nella quaresima dell'anno 1451, e il 25 maggio frate Agostino Cazoli da Crema ottenne il permesso di fondare il convento di S. Monica, delle suore di Crema.
Nel 1453 nominò vicario generale delle tre province di Lombardia, Romagna e Marca Lunigiana frate Stefano, maestro del convento di S. Agostino di Pavia, che pochi anni dopo divenne procuratore generale di tutto l'Ordine. Inoltre, sebbene Niccolò V avesse unito, con una bolla del 1451, il convento di Salamanca, già osservante e riformato, alla Congregazione di Spagna, il F. ordinò che comunque non ne venisse rimosso lo studio.
Dopo il capitolo di Avignone del 1455 tornò in Italia attraversando diverse province e a Roma, dove si fermò fino alla fine del mese di novembre, elesse Alessandro Oliva da Sassoferrato suo vicario generale in tutta Italia eccetto le tre province della Terra del Lavoro, della Puglia e della Sicilia, che volle conservare ancora sotto la propria tutela. Ritiratosi a Napoli l'8 apr. 1456, estese il vicariato di Alessandro Oliva anche ad esse il 16 aprile dello stesso anno. Avvicinandosi il tempo della celebrazione del nuovo capitolo, lo confermò nelle numerose funzioni di vicario in tutta Italia conferendogli poteri ancora più ampi. Dopo aver trascorso alcuni mesi a Napoli, si ritirò a Messina.
Dalla nomina del vicario fino alla morte il F. si astenne quasi del tutto dal governo dell'Ordine: dai registri risultano soltanto pochi atti emanati in questo periodo, e di relativa importanza. Abbiamo notizie frammentarie sull'operato del vicario e sulla preparazione del capitolo celebrato a Tolentino, per la quale il F. gli aveva raccomandato di avere un "singularem oculum" (Dd. 6, f. 108v). Quando, durante il capitolo, il 12 maggio 1459 Alessandro Oliva da Sassoferrato venne eletto generale dell'Ordine, il F., secondo quanto attestano i biografi agostiniani, era già morto.
Il Perini data la sua morte al 20 maggio: in realtà la data rimane incerta tra il 15 aprile e il 12 maggio, ma, come commenta l'Esteban (Ann. Aug., VII, p. 26), se Alessandro Oliva adoperò lo stesso registro del F., trascrivendovi il primo atto il 14 maggio 1459, il fascicolo non poteva essere inviato da Messina a Tolentino in meno di quindici giorni dalla morte del F. e quindi quest'ultima sarebbe avvenuta alla fine di aprile circa. In realtà dall'esame della scrittura sembra che le disposizioni siano state annotate tutte in una volta il 20 maggio, come se prima il registro non fosse a Tolentino. Inoltre le disposizioni di Alessandro riguardanti i beni del suo predecessore, assegnati al suo convento d'origine, Salemi, risalgono al 20 e 21 maggio: tenendo conto del viaggio, sembra quindi verosimile che il F. sia morto entro la prima decade di maggio (Raponi, in An. Aug., XXVI, p. 207).
Oltre ad alcuni commentari dal contenuto non meglio precisato, gli scrittori agostiniani attribuiscono al F. le seguenti opere: Statuta pro conventu Parisiensi emanata an. 1447 a r.mo p. generali Iuliano de Salem (Parigi, Bibl. de l'Arsenal, Cod. Misc. 774 [29], ff. 16), De sensu composito, De medio demonstrationis, De Sophistarum regulis, Terminorum moralium, Tractatus singularis, Definitiones et Additiones super constitutiones, necnon formularium et privilegia Ordinis. Alla morte del F. Alessandro da Sassoferrato scrisse al provinciale di Sicilia perché dei beni del suo predecessore gli fossero inviati a Tolentino quelli che erano di pertinenza dell'Ordine, tra i quali anche i suoi manoscritti.
Fonti e Bibl.: Roma, Arch. gen. Ord. S. Augustini, Dd. 4 (Agostino Favaroni da Roma), ff. 82r, 149r, 152v, 15417; Dd. 5 (Gerardo da Rimini), ff. 279v, 280rv, 281r; Dd. 6 (Alessandro Oliva da Sassoferrato), f. 233r. Mancano i registri generalizi del F. per il periodo compreso tra il 18 luglio 1439 e il 22 luglio 1451. Il registro Dd. 6, diviso per province, documenta il generalato dal luglio 1451 al maggio 1459 ai ff. 1-8r, 16v-17r, 28r-31v, 38r-43r, 53r-55r, 63r-68r, 74r-83r, 88r-91r, 103r-108v, 118r-122r, 130r-133r, 142r-144v, 156r-158r, 170r-172v, 184r-186v, 194rv, 204r-208v, 218r-220r, 228r-233r, 238r-247r, 251rv, 261r-263r, 274r-276v, 289rv; Aeta graduum academicorum Gymnasii Patavini, a cura di G. Brotto-G. Zonta, Patavii 1922, ad Indicem; Analecta Augustiniana, VI (1916), pp. 404-410; VII (1917), pp. 13-32, 43, 45 ss., 85-88, 110, 379-388; D. Calvi, Delle mem. ist. della Congreg. osservante di Lombardia dell'Ord. erem. di S. Agostino, Milano 1669; L. Torcili, Secoli agostiniani, VI, Bologna 1680-1682, ad vocem; A. Mongitore, Bibl. sicula, Palermo 1707, I, p. 411; II, App. II al vol. I, p. 44; D. A. Perini, Bibliogr. August., II, Firenze 1935, pp. 44 s.; N. Raponi, Ilcardinale agostiniano A. Oliva, in Analecta August., XXV (1962), pp. 89-143, XXVI (1963), pp. 194-293, XXVII (1964), pp. 59-166; C. Alonso, Actas inéditas de diez capítulos generales 1419-1460, ibid., XLII (1979), pp. 55, 95-103.