PARATICO, Giuliano
– Nacque a Brescia verso la metà del Cinquecento.
Le poche notizie sulla sua vita si desumono dagli Elogi historici di bresciani illustri dell’erudito e storico Ottavio Rossi (1620): «Per mettere in musica componimenti affettuosi, certa cosa è che alcuno mai non sopravanzò il Paratico, la cui dolce prattica fu sempre carissima ad ognuno, dilettando egli sommamente e per la soavità della sua voce e per la maestria con la quale sonava il lauto e ’l chittarone. Fu amicissimo del Marenzio, del Bertani ma né l’uno né l’altro poté mai levarlo da Brescia, nella quale egli volse e vivere e morire con somma tranquillità, procacciandosi da vivere non con la Musica ma con l’essercitar l’arte del notaro nella Cancelleria del Vescovato». Tali notizie sono riprese nella Libraria bresciana di Leonardo Cozzando (1694) e negli ottocenteschi Ragionamenti di cose patrie di Francesco Gambara (1840), che offre la fantasiosa ricostruzione di una sua disgrazia, mortificando l’impegno notarile a un avvilente mestiere di scribacchino («morì assai povero, e costretto per cibarsi a fare lo scribacchino della cancelleria nostra»).
Giuliano Paratico appartenne alla scuola bresciana di Giovanni Contino, dalla quale uscirono Luca Marenzio, Lelio Bertani, Gregorio Turini. Il sodalizio con Bertani, maestro di cappella in duomo e musico di maggior spicco nella Brescia del tempo, è confermato dall’inclusione di due sue composizioni nell’opera prima di Paratico, le Canzonette a tre voci, pubblicata dallo stampatore bresciano Pietro Maria Marchetti (s.d., ma probabilmente 1584), presentata alla contessa Barbara Maggi Gambara, mentre invece i singoli pezzi sono dedicati a esponenti maschili appartenenti a illustri famiglie bresciane (sopravvive la sola parte del Basso). Un Libro secondo di canzonette comparve nel 1588 per lo stesso editore, indirizzato al veneziano Giovanni Francesco Morosini, probabilmente imparentato con l’omonimo vescovo di Brescia; le singole composizioni sono dedicate a illustri personaggi sia maschili sia femminili.
Paratico appare dunque ben accreditato presso le famiglie illustri della città (Gambara, Bonarelli, Capriolo, Maggi, Fenaroli, Porcellaga ecc.) e inserito in un ambiente culturale che aveva il principale promotore in Marcantonio Martinengo, ingegnere militare della Repubblica veneta, uomo d’armi intendente di poesia e di musica, patrono di Claudio Merulo e di Bertani.
Come rilevato da Rossi, che doveva attingere a notizie di prima mano, Paratico non fu musico di professione, e non è improbabile che la sua attività compositiva si sia esaurita in quel breve circolo di anni; si possono anzi ricostruirne nel dettaglio le circostanze attraverso una serie di componimenti poetici che il benedettino Angelo Grillo pubblicò sotto lo pseudonimo di Livio Celiano, i quali collocano tra il 1582 e il 1585 un rapporto di frequentazione amicale tra i due e suggeriscono di riconoscere al monaco un ruolo propulsivo nella produzione di canzonette.
Da giovinetto, il genovese Angelo Grillo era rimasto impressionato dalle Canzonelle che Gasparo Fiorino aveva dedicato nel 1573 a svariate gentildonne genovesi, e aveva fatto della canzonetta una sua predilezione poetica. Resa la professione monastica nel 1572, dopo qualche anno di noviziato a San Benedetto Polirone (oggi San Benedetto Po), fu trasferito a Brescia sul finire del 1580, e quivi strinse amicizia con Lattanzio Stella che lo introdusse nelle case dei suoi parenti e nei diporti estivi della famiglia bresciana dei Maggi a Corzano e Pompiano. Nella canzonetta a «Giuliano Paratico musico eccellente», poi pubblicata sotto il nome di Celiano nelle Rime di diversi celebri poeti dell’età nostra (Bergamo, Comino Ventura, 1587), il poeta invita l’amico a considerare tutte le bellezze della giovanissima dama da lui vagheggiata, a cominciare dagli occhi: «Giuliano, se ben miri | i due cortesi giri | di questa verginella, | dirai ch’il Ciel non ha luce più bella», e così per altre cinque strofe (in Durante-Martellotti, 1989, pp. 300 s.). Altrove Grillo dipinge se stesso nel ruolo del pastore Lidio che intrattiene la comitiva mentre Giuliano (Lian) canta sul liuto le sue canzonette musicate: «Mentre Lidio pastore | con giochi scaltri e boscarecci l’ore | noiose iva temprando; | ed il gentil Lian talor cantando | di sua ninfa le grazie o ’l grave torto, | traea sì chiaro suon dal curvo legno | che del nome d’Orfeo parea ben degno» (p. 429). E le ragazze di casa Maggi cantano loro stesse: «Al suon de’ suoi soavi e dolci accenti | l’Acqua e la Terra e ’l Ciel vi stanno intenti» (p. 299), «Seguo il tuo dolce canto» (p. 289), «Bella Sirena mia, ch’in riva a l’onde | del pianto mio tempri sì dolci note» (p. 326), «Angelica è la voce che si frange | entro le vostre perle, alma Angioletta» (p. 305). Il breve canzoniere di Celiano alias Grillo è dunque una fonte preziosa per far rivivere gli ambienti nobiliari a cui si rivolge il genere poetico-musicale della canzonetta, appunto quello in cui brillò Paratico.
Nel maggio 1585 Grillo fu tolto da Brescia per essere di nuovo destinato a San Benedetto Polirone. Le testimonianze del breve periodo bresciano uscirono a stampa poco dopo: nel 1587 i versi imputati vuoi a Celiano vuoi a Grillo medesimo nelle citate Rime di diversi celebri poeti; nel 1588, come si è visto, il Libro secondo delle canzonette a tre voci di Paratico, dove figurano anche una napolitana musicata da «Incerto» e una canzonetta di Andrea Picenni (cinque o forse sei componimenti sono di Celiano, uno di Alessandro Spinola, uno di Fiorino, mentre tre napolitane erano uscite più di vent’anni prima con diversa musica).
La canzonetta dal secondo libro, Di pianti e di sospir nutrisco il core, fu poi ripresa nel Secondo libro de intavolatura di liuto di Giovanni Antonio Terzi (Venezia, Giacomo Vincenti, 1599).
Secondo François-Joseph Fétis (1864), Paratico sarebbe morto a Brescia nel 1617.
Fonti e Bibl.: O. Rossi, Elogi historici di bresciani illustri, Brescia 1620, p. 499; L. Cozzando, Vago e curioso ristretto profano e sacro dell’historia bresciana, Brescia 1694, pp. 141 s.; F. Gambara, Ragionamenti di cose patrie, IV, Brescia 1840, p. 58; F.-J. Fétis, Biographie universelle des musiciens, VI, Paris 1864, p. 450; O. Mischiati, Bibliografia delle opere dei musicisti bresciani pubblicate a stampa dal 1497 al 1740, Brescia 1982, p. 159; E. Durante - A. Martellotti, Don Angelo Grillo O.S.B. alias Livio Celiano, poeta per musica del secolo decimosesto, Firenze 1989, pp. 105-111 e passim; Don Angelo Grillo O.S.B. alias Livio Celiano, Rime, a cura di E. Durante - A. Martellotti, Bari 1994; The new Grove dictionary of music and musicians, XIX, New York 2001, p. 70; E. Durante - A. Martellotti, Le Canzonette a tre voci di G.P., un amico bresciano di Don Angelo Grillo, Firenze 2002.