RICASOLI, Giuliano
- Nacque il 28 marzo 1553, probabilmente a Firenze, da Pietro e Lucrezia di Zanobi Girolami e appartenne al ramo in seguito denominato dei Ricasoli Rucellai. Ebbe come fratelli Vincenzio, Simone, Maria, Alfonso, Zanobi e un secondo Vincenzio, morti questi ultimi due entrambi giovani, e Maddalena che sposò nel 1564 Cesare di Bernardo Ricasoli. Il fratello Simone fu canonico della metropolitano fiorentina e piovano di S. Polo (in Rosso), beneficio di antico patronato della famiglia.
Il padre Pietro, allontanandosi dalla tradizione familiare che vedeva i Ricasoli radicati nei possessi terrieri toscani e avulsi dalle dinamiche politiche cittadine quale retaggio di una lontana identità magnatizia, si era stabilito a Roma e aveva esercitato la mercatura. Tornò comunque in patria con l’avvento del principato mediceo di cui la famiglia si rivelerà fermo sostegno, e divenne nel 1543 provveditore degli Otto di guardia (Arch. di Stato di Firenze, Mss., 321, p. 17), una delle magistrature di polizia e repressione su cui poggiava il nuovo potere ducale e dove spesso consorti Ricasoli verranno impiegati. La benevolenza di Cosimo I favorì l’ingresso di Pietro nel Senato dei 48).
Giuliano fu educato sotto la sorveglianza dello zio Giovambattista, vescovo di Pistoia e Cortona, e del padre. Si esercitò anche nelle discipline del corpo, per cui si dimostrò molto dotato, addestrandosi nell’uso delle armi e nell’arte di cavalcare. La sua educazione fu seguita dallo stesso Cosimo I, allorché Giuliano entrò fanciullo nella corte medicea in qualità di paggio. In seguito Cosimo I lo elesse suo gentiluomo di camera e in quel ruolo venne confermato anche dal successore Francesco I. Nel 1565 ricoprì la prima carica pubblica come uno dei Dodici Buonomini (delle Stinche). Ancora in giovane età, prese in moglie Cassandra di Alessandro Capponi, e alle loro nozze, successive al 1574, furono presenti il granduca Francesco e la granduchessa Giovanna, onore fino ad allora mai concesso ad altri sudditi. Il granduca lo avrebbe inoltre riconfermato nel ruolo di cameriere che aveva avuto con il padre Cosimo, servendosi di lui tuttavia anche come consigliere.
Giuliano e Cassandra ebbero un matrimonio felice allietato da molti figli: Alessandro, Ranieri, Francesco, Lucrezia, Pierfrancesco, Laudomine, Giovanbattista, Caterina, Alessandro, Giuliano, Settimia. Quest'ultima nel 1611 sposò il marchese Lodovico di Sorbello, legando con vincoli parentali i Ricasoli alle famiglie della società feudale italiana.
Francesco si servì di Ricasoli come uomo di fiducia e inviato speciale, spedendolo alla dieta di Ratisbona nel 1576; alcuni anni dopo, nel 1584 ebbe l’incarico di accompagnare a Mantova la principessa Eleonora, destinata sposa al duca Vincenzo Gonzaga. Si allontanò da Firenze ancora nel 1585, quando Carlo Emanuele I di Savoia si unì in matrimonio con Caterina Michela d’Austria figlia di Filippo II re di Spagna, per portare a Torino le congratulazioni ufficiali del granduca Francesco I. Nel 1587, alla morte del granduca Francesco, fu eletto da Ferdinando ambasciatore alle repubbliche di Lucca, Genova e Massa per notificare la successione. A Sarzana tuttavia la sua missione s’interruppe per ragioni di etichetta, perché Ferdinando I aveva saputo che a Genova le autorità non gli avrebbero dato il titolo di Serenissimo.
Nel 1572 Ricasoli era rimasto erede delle cospicue ricchezze accumulate dallo zio paterno, il vescovo Giovan Battista, attraverso il cumulo di numerosi benefici ecclesiastici. Pensò quindi di fondare una commenda nel neoistituito Ordine di S. Stefano e dapprima rivolse l’attenzione al priorato di Milano, col consenso di Francesco I. Morto il Medici senza che l’istituzione fosse conclusa, il nuovo granduca gli concesse di cambiare il priorato di Milano in quello di Firenze e del suo Stato. Così Ricasoli vestì con gran pompa l’abito dell’ordine il 19 agosto del 1589 (Arch. di Stato di Firenze, Raccolta genealogica Sebregondi, 4431).
L’anno successivo venne nominato ambasciatore residente a Vienna presso Rodolfo II, ma morì il 24 giugno 1590 a Firenze, poco prima di partire. I suoi funerali vennero celebrati in S. Maria Novella, dove la famiglia Ricasoli aveva le proprie sepolture. L'elogio funebre, letto da Francesco Serdonati, fu poi stampato dai Giunti in forma di opuscolo, Oratione in lode del molto illustre signor Giuliano Ricasoli priore de' Cavalieri di Santo Stefano della città di Firenze e suo stato, molto raro; l’elogio è considerato tuttavia testo esemplare di lingua.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Firenze, Mss., 321; Raccolta genealogica Sebregondi, 4431; Firenze, Biblioteca dell’Accademia della Crusca, Misc. 264/12: F. Serdonati, Oratione in lode del molto illustre signor Giuliano Ricasoli priore de’ Cavalieri di Santo Stefano della città di Firenze e suo stato, s.l. e d.; L. Passerini, Genealogia e storia della famiglia Ricasoli, Firenze, Cellini, 1861, p. 81.