TORNABUONI, Giuliano
TORNABUONI, Giuliano. – Nacque a Firenze il 7 settembre 1474, quartogenito di Filippo di Francesco e di Maddalena di Donato Bruni.
Di famiglia ricca e potente, strettamente legata ai Medici tramite il matrimonio di Lucrezia, zia di Giuliano, con Piero di Cosimo de’ Medici nel 1444, era nipote ex fratre di Giovanni, direttore della filiale romana del Banco Medici e tesoriere pontificio. Grazie alle relazioni con la Curia, fu precocemente avviato alla carriera ecclesiastica, ambiente cui fino a quel momento i Tornabuoni erano rimasti sostanzialmente estranei. La sua educazione fu molto curata: ebbe come precettore Santi Restituti da Caprarola, docente di diritto allo Studio di Roma, che Tornabuoni, all’atto di trasferirsi a Pisa per gli studi universitari, raccomandò caldamente a Lorenzo il Magnifico per un incarico (lettera del 15 settembre 1473, in Archivio di Stato di Firenze, Mediceo avanti il Principato, 29, 747).
Dall’anno accademico 1473-74 fino al 1478 seguì a Pisa i corsi di diritto canonico, laureandosi in tale disciplina il 21 luglio 1478. A quella data aveva già iniziato a conseguire benefici ecclesiastici: un canonicato nella chiesa cattedrale fiorentina nel 1468, la prioria di S. Martino a Gangalandi, oggi nel comune di Lastra a Signa, ove successe a Leon Battista Alberti, il 23 aprile 1472; inoltre deteneva la chiesa di S. Andrea a Vico d’Elsa. I proventi di questi benefici non erano però sufficienti a mantenerlo agli studi, tanto che lo zio si adoperava incessantemente a Roma e a Firenze per fargli avere altri benefici ecclesiastici.
Questa ricerca lo portò nel 1477 a scontrarsi con Angelo Poliziano per la prioria di S. Paolo a Firenze, beneficio al quale fu indotto a rinunciare da Lorenzo il Magnifico a favore di Poliziano. Giovanni Tornabuoni se ne lamentò epistolarmente con Lorenzo il Magnifico: «ristorerai messer Giuliano quando ti parrà tempo, che non abbi a esser prete di contado» (Mediceo avanti il Principato, 7, 400). Negli anni successivi, in effetti, Tornabuoni ottenne, anche per interessamento del Magnifico (Protocolli..., 1956, p. 138), nuovi benefici, tra cui la chiesa di S. Stefano in Pane e quella di S. Lorenzo a Montisoni, entrambe nei dintorni di Firenze, ma poco dopo l’elezione al soglio pontificio di papa Innocenzo VIII (29 agosto 1484), che, a differenza del predecessore, si mostrava ben disposto verso i Medici e i loro congiunti, decise di trasferirsi a Roma allo scopo di ottenere uffici di Curia. Il 25 febbraio 1485 conseguì infatti l’ufficio di sollecitatore delle lettere apostoliche, cui nel 1490 aggiunse quello di protonotaio apostolico e poi quello di cubiculario.
La sua carriera subì un’accelerazione soprattutto con l’elezione al pontificato di Giovanni de’ Medici (Leone X), figlio del Magnifico, che era suo cugino. Innanzitutto Tornabuoni fu designato dal governo fiorentino come uno dei membri della solenne ambasciata di obbedienza inviata a Roma per porgere le congratulazioni della Signoria; secondo la consuetudine, sarebbe spettato a lui tenere il discorso ufficiale, come unico ecclesiastico del gruppo e parente del papa, ma preferì cedere l’onore a Piero di Iacopo Guicciardini. Di Leone X Tornabuoni divenne uno dei prelati domestici e in questa veste ebbe un ruolo importante nell’organizzazione del viaggio del papa a Bologna per incontrare il re di Francia.
Il viaggio era stato deciso in tutta fretta ai primi di novembre del 1515 dal pontefice che, dopo la battaglia di Marignano (settembre del 1515), ritenne opportuno normalizzare i rapporti con la Francia, incontrandosi personalmente con il re Francesco I. Poiché al viaggio partecipava un ampio seguito, cui si doveva provvedere vitto e alloggio durante le numerose tappe, l’organizzazione richiedeva un notevole sforzo. Particolare importanza rivestiva per il papa la tappa fiorentina, dal momento che era un’occasione per i Medici di ostentare la rinnovata autorità su Firenze dopo diciotto anni di esilio e nello stesso tempo di cercare una pacificazione, nel tripudio della festa, con gli elementi del patriziato che si erano mostrati ostili al ritorno dei Medici. Per questi motivi Tornabuoni fu inviato in anticipo in città, in modo da creare un collegamento diretto tra Firenze e Roma. L’ingresso trionfale avvenne il 30 novembre 1515 ed ebbe il successo sperato.
Altri uffici e onorificenze ricevute da Tornabuoni furono quello di chierico di camera e quella di cavaliere di S. Pietro; infine, il 23 marzo 1516, fu nominato vescovo di Saluzzo. La diocesi di Saluzzo, immediatamente soggetta alla S. Sede, era stata creata nel 1511 da papa Giulio II in funzione antifrancese e perciò, avendo grande importanza strategica, era stata concessa a membri della famiglia Della Rovere, imparentati con il papa. Con Leone X, perdurando i motivi politici per i quali era stata istituita, divenne per circa trent’anni un beneficio della famiglia Tornabuoni. Giuliano prese possesso della diocesi il 13 luglio 1516 e, a differenza dei due predecessori, mostrò l’intenzione di risiedervi stabilmente e amministrarne personalmente gli affari: in questo senso vanno l’acquisto nel maggio del 1517 di una casa dal capitolo del duomo per farne la residenza vescovile e il fatto che poco dopo il suo arrivo, nell’agosto del 1516, organizzò un sinodo in cui emanò regole di comportamento per tutto il clero diocesano.
Nel 1517, tuttavia, ad appena un anno dal suo arrivo, egli lasciò la diocesi e fece ritorno a Roma, dove papa Leone X lo aveva nominato castellano di Castel Sant’Angelo. Non si conosce la data precisa del suo ingresso nella carica, ma non dovette essere anteriore ai primi di luglio, in quanto il 26 giugno 1517 si trovava ancora a Saluzzo, come testimoniato da un atto pubblico (Plebani, 2013, p. 237). Questo fatto è incompatibile con quanto riferito da Alessandro Ferrajoli, che pone il suo arrivo al 20 maggio e gli attribuisce un ruolo nella custodia in carcere dei cardinali Alfonso Petrucci e Bandinello Sauli, accusati di complotto contro la vita del pontefice, compito che fu probabilmente espletato da Domenico Colella, vicecastellano (Ferrajoli, 1984, p. 165). L’unico avvenimento degno di nota verificatosi durante il suo mandato di castellano fu l’incarcerazione di Gian Paolo Baglioni, già signore di Perugia. Il papa, temendo un’alleanza di questi con i Della Rovere, già duchi di Urbino, in funzione antimedicea, lo aveva convocato a Roma munendolo di salvacondotto. Nonostante questo, fu imprigionato a Castel Sant’Angelo nel marzo del 1520 e poi decapitato il successivo 11 giugno.
Leone X aveva manifestato l’intenzione di promuovere Tornabuoni al cardinalato nel concistoro previsto per il Natale del 1521, ma la morte improvvisa del papa il 1° dicembre vanificò il progetto (Cesareo, 1938, p. 84). La morte di Leone X avrebbe dovuto provocare automaticamente la fine del suo incarico di castellano, ma la prolungata assenza del successore Adriano VI fece sì che questo fosse procastinato fino al 21 settembre 1522. Alla fine dell’incarico tuttavia Tornabuoni non tornò a Saluzzo, avendo fatto approvare dal concistoro la nomina di un coadiutore «cum iure successionis» nella persona del nipote Filippo in data 3 ottobre 1522.
Il secondo papa Medici, pur prodigo di favori ad altri membri della famiglia, non dette incarichi né onorificenze a Tornabuoni e anzi, in data 10 luglio 1528, gli revocò la facoltà di disporre per testamento dei proventi dei suoi benefici ecclesiastici, che gli era stata accordata dai predecessori. Sembra che da allora in poi Giuliano si sia ritirato a vita privata: il 2 novembre 1530 rinunciò al vescovato di Saluzzo a favore del nipote Alfonso, essendo l’altro nipote Filippo morto nel frattempo.
Il 4 gennaio 1531 (1530 secondo lo stile fiorentino) elesse un procuratore per riscuotere certi crediti (Archivio di Stato di Firenze, Notarile antecosimiano, 1249, c. 342) ed è questa l’ultima data in cui era sicuramente ancora in vita.
Ebbe un figlio illegittimo di nome Valerio, che avviò alla carriera ecclesiastica, cedendogli il beneficio della chiesa di S. Lorenzo a Montisoni (Berti, 1889, p. 83). Il ritratto di Tornabuoni, insieme con quello di altri membri della famiglia, compare negli affreschi della cappella Tornabuoni in S. Maria Novella, eseguiti da Domenico Ghirlandaio e sua bottega fra il 1485 e il 1490.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Firenze, Tratte, 80 c.119r; Manoscritti, 813 (copie di bolle e brevi pontifici), non cartulato passim; Notarile antecosimiano, 1249 c. 342, 3334, c. 4v; Mediceo avanti il Principato, 29, 747, 1012; 109, 56.
S. Salvini, Catalogo dei canonici della Metropolitana fiorentina, Firenze 1672, pp. 72, 174; P. Litta, Famiglie celebri italiane, V, Milano 1836, Tornabuoni di Firenze; P. Berti, La parrocchia di San Lorenzo a Montisoni nel piviere dell’Antella. Ricordi storici, Firenze 1889, pp. 81-83; C.F. Savio, Saluzzo e i suoi vescovi. 1475-1601, Saluzzo 1911, pp. 136-149; K. Eubel - G. Gulik, Hierarchia catholica, III, Monasterii 1923, p. 290; G.A. Cesareo, Pasquino e Pasquinate nella Roma di Leone X, Roma 1938, p. 84; Protocolli del carteggio di Lorenzo il Magnifico per gli anni 1473-74, 1477-92, a cura di M. Del Piazzo, Firenze 1956, ad ind.; P. Pagliucchi, I castellani del Castel S.Angelo, Roma 1973, pp. 72-75, 155; A. Verde, Lo studio fiorentino, II-V, Firenze-Pistoia 1973-1985, ad indices; A. Ferrajoli, Il ruolo della corte di Leone 10, 1514-1516, a cura di V. De Caprio, Roma [1984], pp. 160-169; T. Frenz, Die Kanzlei der Päpste der Hochrenaissance (1471–1527), Tübingen 1986, ad ind.; I. Ciseri L’ingresso trionfale di Leone X in Firenze nel 1515, Firenze, 1990, pp. 19, 33, 144, 188, 292; E. Plebani, Giuliano e Alfonso Tornabuoni vescovi di Saluzzo alla corte dei Medici (1516-46), in Saluzzo città e diocesi. Cinquecento anni di storia, in Bollettino della Società degli studi storici, archeologici ed artistici della provincia di Cuneo, CIL (2013), 2, pp. 229-242 (in partic. pp. 233-239).