Giulini della Porta, Cesare
Uomo politico (Milano 1815 - ivi 1862). Legato da una fitta rete di parentele a gran parte della nobiltà lombarda, esercitò una nascosta quanto efficace opera di collegamento fra gli esponenti dell’aristocrazia liberale e quei settori della borghesia che costituirono l’ossatura del movimento del ’48. Membro del governo provvisorio di Lombardia nel 1848 e della Consulta lombarda (1848-49), fu incluso nella lista dei cittadini espulsi dallo Stato dopo il ritorno degli austriaci. Rientrato a Milano due anni dopo a seguito dell’amnistia, svolse un’efficace opera di amalgama, specialmente dopo il fallimento dell’insurrezione milanese del 1853, fra le varie correnti del patriottismo lombardo, mentre si teneva costantemente in contatto con gli esuli lombardi in Piemonte. Proprio per questa sua capacità di coordinamento e di mediazione, Cavour nel 1859, all’inizio della seconda guerra d’indipendenza, gli affidò la presidenza di una commissione con l’incarico di preparare il testo dei decreti governativi da emanarsi nelle province che, in caso di vittoria, sarebbero state annesse alla monarchia sabauda. Cofondatore del giornale «La Perseveranza» (1859), presidente del Consiglio provinciale di Milano (1860-62), fu nominato senatore nel 1860.