ACCIANO, Giulio
Nacque a Bagnoli Irpino il 13 genn. 1651 dal dottor Lorenzo e da Camilla de Rogato. Adolescente, frequentò la scuola pia fondata in Bagnoli dal vescovo di Nusco, Michele Resta. Senonché, circa il 1666, l'acuirsi di lotte intestine bagnolesi tra "popolari" e "aristocratici" induceva il feudatario del paese, Giambattista Mayorca Strozzi, a fare arrestare e tradurre nel Castel dell'Ovo, a Napoli, quale uno dei più influenti "popolari", l'ora mentovato dottor Lorenzo. Lo seguirono a Napoli i figliuoli Giulio e Giambattista, i quali frequentarono i corsi di giurisprudenza anche dopo che il celebre avvocato Francesco d'Andrea riuscì a trarre di carcere e a far tornare il loro genitore al paese natio. Tuttavia, più che a studiare codici e pandette, l'A. attendeva a comporre versi segnatamente satirici, i quali, pur non raggiungendo mai l'arte ed essendo talora metricamente difettosi, fluivano facili, abbondanti e qualche volta anche ben girati dalla sua penna. Da ciò, severi rimbrotti del padre, che, per punirlo, lo richiamò per qualche tempo a Bagnoli, salvo poi a rimandarlo a Napoli, ove il giovane finì col laurearsi ed esercitare, molto straccamente, l'avvocatura. Ben presto, per altro, nel 1681, veniva ucciso da un tumore maligno al rene e sepolto nella chiesa di S. Domenico Maggiore.
Marinista o barocchista nei suoi primi saggi, aveva aderito poi con tanto ardore alla campagna antimarinistica o neopetrarchistica promossa da Carlo Buragna da asserire, in una sorta di testamento poetico, di non volere altro compagno nella vita di oltretomba che "il saggio e gentilissimo Buragna, Cui sempre pianger deon carte ed inchiostri". D'altra parte, anche perché legato da parentela col bagnolese Lionardo di Capua, non era possibile che l'A. si tenesse estraneo a quel profondo rinnovamento della cultura napoletana propugnato, col precetto e l'esempio, dal di Capua, da Tommaso Cornelio e da Francesco d'Andrea, e non s'invischiasse anche lui nell'annosa e fiera polemica tra "capuisti" o "antigalenisti" e "pignataristi" o "galenisti" e in talune delle battagliere controversie collaterali.
Fanno parte della sua produzione La Caputeide,incompiuto poemetto in ottava rima e in dialetto napoletano, ispirato da un Francesco Caputo da Cosenza, mercante e raccoglitore di libri; una trentina di sonetti, taluni in dialetto, altri, tra cui due contro Giuseppe Valletta, in italiano, e uno in linguaggio fidenziano; nonché un'elegia latina in morte di Antonio Miroballo e una canzone in morte di Ottavio Caracciolo di Forino, soprannominato "il capitano Spavento".Senonché la parte cospicua di essa consta di undici capitoli in terza rima (altri tre, attribuiti a lui, sembra non gli appartengano). Notevoli quello, in tre parti, contro il "babuasso", ch'era, per l'autore, il tutt'altro che babuasso canonico Carlo Celano; l'altro al monaco basiliano Basilio Bertucci, ricco di ragguagli autobiografici; un terzo "agli amici", ossia l'anzidetto testamento poetico, composto quando l'autore si rese consapevole dell'inguaribilità del male che lo trasse alla tomba. Tutti, poi, per le continue allusioni a uomini e cose del tempo, hanno valore, sia pur tenue, di documenti storici.
Bibl.: Lasciate in gran parte inedite, ma pur diffuse in più copie manoscritte, le poesie dell'A. cominciarono a esser pubblicate soltanto molto tempo dopo la morte. Il capitolo al Bertucci vide la luce nel Giornale napoletano della domenica (anno I, n. 51 del 17 dic. 1882), a cura di S. Volpicella. Uno dei sonetti in dialetto napoletano e talune ottave della Caputeide furono editi a Napoli nel 1876 nei XII conti pomiglianesi di Vittorio Imbriani, poi anche nella rivista napoletana Giambattista Basile (anno VII, 1889, numeri 3, 15 marzo, e 5, 15maggio). I sonetti contro il Valletta da S. Marano in un opuscolo nuziale (Salerno 1890). Tutte poi, edite e inedite, vennero raccolte e ampiamente illustrate dal Marano e da S. Capone nel volume Un Poeta satirico del XVII secolo (Salerno 1892). Cfr. inoltre G. de Rogatis, Cenni biografici degli uomini illustri di Bagnoli Irpina,Avellino 1914, pp. 15-28.