ANTAMORO, Giulio
Nato a Roma nel 1877 da nobile famiglia, iniziò nel 1910 l'attività di regista per la CINES con alcune comiche di Tontolini (Polidor). Del 1913 sono i suoi primi lungometraggi, Sfumatura e Dopola morte, entrambi interpretati da Hesperia, Luciano Molinari e Leda Gys; films che, però, non andavano al di là della mediocre melodrammatica dannunziana del tempo, anche se l'A. riuscì, se non altro, a contenere l'eccessiva sensualità che per lo più caratterizzava quel genere di film. Nel 1915, in Avvenire in agguato, su soggetto di R. Bracco, appare già quello che resterà il carattere peculiare del suo modo di dirigere, e cioè un'indagine psicologica dei personaggi che suscitò l'entusiasmo dei contemporanei. L'anno seguente, sempre per la CINES, realizzò il suo film più importante, Christus, da un soggetto di Fausto Salvatori, interpretato da Alberto Pasquali, Amleto Novelli e Leda Gys, ottenendo un successo strabiliante; il film, girato in parte nei luoghi della Passione, pur enfatico, era grandioso e tenuto su un piano accettabile di dignità. L'enormità dei mezzi impiegati ne decretò inoltre il successo mondiale: fino al punto che nel 1917, tramite la Svizzera, il Vaticano riuscì a far giungere il film anche in Germania. Nel 1919 l'A. fondò la Novi Film e, in seguito, divenne direttore generale della ICSA e della Poli Film; proprio la ICSA, nel 1926, essendo ancora vivissimo il ricordo di Christus, gli commissionò Frate Francesco, interpretato da Alberto Pasquali e Donatella Gemmò, ma il film ebbe scarsi risultati, poiché la ricerca della "poesia francescana" si tradusse in un tono narrativo vagamente idilliaco e pochissimo emotivo, anche se abbastanza calligrafico. Qualche anno dopo (1929) l'A. si recò per poco tempo in Germania, ove curò la supervisione di Vera Mirzewa, diretto da Rudolf Meinert e interpretato da Maria Jacobini e da Jean Angelo.
Tutta l'altra produzione dell'A. (oltre trenta film) non si discostò da un livello artigianale onesto e curato, ma caratterizzata da un'urgenza costante di snellire il racconto e di non frenare il movimento, cosicché l'A. è da ricordarsi soprattutto per aver contribuito all'evoluzione del cinema muto e alla preparazione di un linguaggio filmico adatto alle esigenze del sonoro. Delle opere dell'A. resta pochissimo: solo alcuni frammenti di Christus che sono tuttavia sufficienti a testimoniare quella abilità nel dirigere gli attori e quella ricerca psicologica che la critica contemporanea gli ha, quasi concordemente, riconosciute. L'ultimo suo film. fu L'Angelo bianco (1943), con Emma Grammatica, Filippo Scelzo e Beatrice Mancini, diretto in collaborazione con Ettore Giannini e Federico Sinibaldi.
Morì a Roma l'8 dicembre 1945.
Filmografia essenziale: 1910: Comiche di Tontolini (Polidor); 1913: Sfumatura, Dopo la morte;1915: Colei che doveva morire con Tilde Kassay e Ignazio Lupo, L'avvenire in agguato con Vittorina Lepanto e Lamberto Picasso; 1916: Freccia d'oro, Chi non dovrebbe amare, Christus; 1917: Il Canto dell'agonia con Tilde Kassay, La Leda senza cigno da un soggetto di G. D'Annunzio, con Giorgio Genevois, Leda Gys e Pietro Concialdi, Oltre iconfini dell'anima con Tina D'Angelo e Pietro Concialdi, Ursus con Bruto Castellani; 1918: Sole! con Leda Gys, Bambola infranta con Diana Karenne, I Borgia con Silvia Malinverni; 1919: La fiamma e le ceneri con Diana Karenne, La Signorina Zoya con Diana Karenne, Il Bacio di Dorina;1920: Don Carlos con Enrico Roma e Elena Lunda, Provincialina con Fernanda Negri-Pouget; 1924: La fanciulla di Pompei con Leda Gys e Romuald Joubé; 1926: Frate Francesco; 1929: Vera Mirzewa; 1930: Antonio da Padova con Carlo Pinzauti e Ruggero Barni; 1940: Fanfulla da Lodi con Ennio Cerlesi e Germana Paolieri (in collaborazione con Carlo Duse); 1943: L'Angelo bianco.
Bibl.: E. M. Margadonna, Cinema ieri e oggi, Milano 1932, p. 115, n. 2; G. Sadoul, Histoire générale du Cinéma, III, Paris 1951-52, p. 163; A. Zúñiga, Una historia del cine, I,Barcelona 1948, p. 44; R. Jeanne e C. Ford, Histoire encyclopédique du cinéma, II, Paris 1952, pp. 18, 55, 250, 435; M. Bardèche e R. Brasillach, Histoire du Cinéma, I, Paris 1953, Le Cinéma muet, p. 133; E. F. Palmieri, Vecchio cinema italiano (1904-1930), in 50 anni di cinema italiano, Roma 1953, p. 17; R. Paolella, Storia del cinema muto, Napoli 1956, p. 157, 424, 425; L. L. Ghirardini, Storia generale del cinema (1895-1950), I, Milano 1959, p. 314; Encicl. dello Spettacolo, I, coll. 680 s.; Filmlexicon degli autori e delle opere, I, coll. 187 s.