ARESE, Giulio
Nacque a Milano - probabilmente intorno al 1560 - dal senatore Marco Antonio e da Ippolita Clari, figlia del giurista Giulio Clari, anch'egli senatore e reggente nel Supremo Consiglio d'Italia. Studiò giurisprudenza a Pavia, ove ebbe amici e con discepoli giuristi come Fabio e Paolo Belloni e Girolamo Bossi coi quali condivise anche interessi letterari e scientifici secondo quel ipo di cultura che sembra prevalere nello Studio pavese alla fine del '500 e che si esprime nelle numerose Accademie scientifico-letterarie fiorite in quegli anni. Così l'A. fu presente il io giugno 1594 alla seduta inaugurale dell'Accademia degli Inquieti - di cui fu forse uno dei membri fondatori - che aveva lo scopo di promuovere l'incremento delle scienze e cui parteciparono soprattutto medici e giuristi.
Ascritto al collegio dei giureconsulti di Milano e assunto, il 13 ag. 1596, al Consiglio dei Sessanta Decurioni, l'A. percorse rapidamente i più alti gradi della carriera amministrativa bene accetto in genere alle autorità spagnole. Fu questore nel Magistrato straordinario, senatore e presidente del Magistrato ordinario. Il 29 maggio 1613 fu nominato membro del Consiglio segreto. Il 31 genn. 1619 fu infine eletto presidente del Senato e il 2 marzo successivo prese possesso della sua carica prestando il prescritto giuramento; il decreto di nomina parlando dei meriti acquisiti dall'A. nella pubblica amministrazione ricorda anche le virtù e i meriti del padre e dell'avo: segno dunque che le fortune politiche della famiglia Arese si stavano ormai solidamente affermando.
Aveva ottenuto rendite sulle entrate dello Stato e la conferma di pensioni già godute dall'avo materno Giulio Ciari e dalla madre, come quella di 150 scudi sul dazio della mercanzia confermatagli per metà' nel 1608, da Filippo III. L'A. aveva ereditato dal padre un modesto patrimonio, ma con molta abilità riusci a incrementarlo, investendo in terre e case i propri capitali. In una supplica dei 1613, con cui chiede l'esenzione del terzo dei carichi, risulta proprietario di varie terre anche nei dintorni della città; nel testamento da lui redatto il patrimonio appare notevolmente aumentato.
Morì il 5 febbr. 1627 e fu sepolto nella chiesa di S. Vittore al Corpo, ricordato con una lapide dai figli Bartolomeo, futuro presidente del Senato, Cesare, Lodovico e Francesco Maria, natigli dal matrimonio con Margherita Legnani.
Secondo F. Argelati, Bibliotheca scriptorum Mediolanensium, I, 2, Mediolani 1745, pp. 89-91, annotazioni e commenti dell'A. alle Costituzioni e agli Statuti di Milano, di scarso rilievo, si sarebbero trovati nella biblioteca di famiglia. Modesti anche i versi in lingua italiana editi da G. Borgogni, Le Muse Toscane di diversi nobilissimi ingegni, Bergamo 1599, ove pure sono alcuni carmi a lui dedicati. Alle lettere, elogi e dediche all'A. nella sua qualità di presidente del Senato ricordati dall'Argelati, p. 91, vanno aggiunti gli epigrammi di G. Bossi (Encomiasticon... Sylvae, acclamationes et epigrammat, Mediolani s.d., pp. 13, 27, 33), del quale è edita anche una lettera senza data a lui indirizzata: H. Bossii Centuria selectarum epistolarum, Ticini 1640, p. 5. Paolo Belloni gli dedicò un'opera postuma del fratello Fabio: F. Bellonii De iure sui liber... ad illustrissimum et amplissimuni virum Iuliuni A. praesidem regiunique consiliarium, Ticini 1617.
Fonti e Bibl.: Docum. sull'A. sono nell'Arch. di Stato di Milano, Famiglie, cart. 8; Uffici Regi, p. a., cart. 39; i decreti di nomina a membro del Consiglio segreto e a presidente del Senato in Reg. della Cancelleria spagnola, serie 11, n. s, f 90 e n. 17, f. 34; due lettere al cardinale F. Borromeo, una del 26 ott. 1610, una del 30 ag. 1623, sono conservate nella Biblioteca Ambrosiana (cfr. Indice delle lettere dirette al card. F. Borromeo, Milano 1960, p. 21); j. De Sitonis De Scotia, Theatrum equestris nobilitatis, Mediolani 1706, pp. 180 s.; G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, 1, 2, Brescia 1753, p. 993; E. Casanova, Nobiltà lombarda, Milano 1930, tav. 18; F. Arese, Elenchi dei magistrati Patrizi di Milano dal 1535 al 1796, in Arch. stor. lombardo, LXXXIV (1957), pp. 161, 165; M. Bendiscioli, Vita sociale e culturale, in Storia di Milano, X, L'età dei Borromei, Milano 1957, p. 464; B. Caizzi, Le classi sociali nella vita milanese, ibid., XI, Il declino spagnolo, ibid. 1958, p. 350.