BARGELLINI, Giulio
Nato da famiglia contadina a Firenze il 14 febbr. 1875, vi frequentò l'Istituto di Belle Arti, sotto la guida, tra gli altri, di A. Burchi, e in particolare dello scultore lucchese A. Passaglia, dal quale apprese l'arte dell'intaglio nel legno. Dopo aver vinto nel 1895 il pensionato artistico nazionale con Il ritorno dei naufraghi (oggi nella National Art Gallery di Sidney), si stabilì a"Roma, orientandosi verso la decorazione murale. I frequenti rapporti con C. Maccari, del quale fu allievo e collaboratore, con D. Morelli, con F. P. Michetti, con M. Piacentini e altri esponenti dell'ambiente artistico romano furono determinanti per la formazione del linguaggio del B., il quale tentò di fondere la purezza lineare degli antichi maestri fiorentini, assimilati negli studi accademici, con le nuove ricerche sintetico-veristiche. Più che alle numerose tele di soggetto storico e religioso con le quali partecipò a Biennali veneziane e a frequenti esposizioni italiane e straniere, tra le quali si ricordano la Resurrezione e il Savonarola, oggi nella Galleria d'Arte moderna di Roma, il B. deve il successo alle lunette in mosaico, realizzate in collaborazione con A. Rizzi, per il propileo dell'Unità nel Vittoriano; e precisamente quelle rappresentanti la Legge, il Valore, la Pace, l'Unione, composizioni tutte di larga fattura, ma improntate a fredda retorica celebrativa; sempre nel Vittoriano, per la cripta, realizzata da A. Brasini (1934), egli preparò i disegni per i mosaici, tra i quali spicca un Cristo morente sulla parete che sovrasta il loculo. Molto apprezzata fu la sua attività di decoratore di chiese e palazzi. Di tali numerosi affreschi, ricordiamo quelli eseguiti nei palazzi Strozzi, Bastogi, Gattai e Targioni a Firenze, nella cappella di villa Targioni a Calenzano (1907-1914), nella cappella del palazzo Lovatelli in Livorno. Il B. eseguì anche mosaici per il monumento ai caduti di Tripoli e per la facciata della basilica di Getsemani in Gerusalemme; ma le sue opere più importanti sono, a Roma, le decorazioni del palazzo della Banca d'Italia e del palazzo di Giustizia, e ancora gli affreschi nel ministero degli Interni (Viminale), nel palazzo dell'Istituto nazionale delle Assicurazioni e nella chiesa di S. Prassede; fra questi sono soprattutto interessanti, in quanto espressione compiuta e impegnata delle sue qualità artistiche, gli affreschi aventi come tema l'esaltazione della Banca, nella sala del consiglio della Banca d'Italia, commissionatigli dal Piacentini e dal B. dettagliatamente descrìtti, e in parte riprodotti, in una relazione alla fine dei lavori (Roma 1924), e quelli della sala del consiglio nel palazzo di Giustizia (1929). Dal 1912 titolare del corso di decorazione all'Accademia di Belle Arti, il B. fu poi eletto membro dell'Accademia di San Luca, dell'Accademia di Firenze, dell'Albertina di Torino e socio onorario del Club of Art di Londra.
Mentre stava preparando i cartoni per la decorazione della cattedrale di Messina, di cui aveva assunto l'incarico dopo la morte del Sartorio, al quale era stata affidata, il B. morì a Roma il 10 marzo 1936.
Bibl.: R. Angeletti-E. Natali, Gli artisti a Roma, Roma 1904, 1, pp. 43-45; A. Colasanti, La Gall. Nazionale d'Arte Moderna in Roma, MilanoRoma 1923, p. 121; P. Vittoria, La Conciliazione negli affreschi di G. B., in Illustrazione romana, 1 (1939), pp. 14-17; F. Sapori, Il Vittoriano,Roma 1946, pp. 128, 151; G. Bistolfl, G. B., s.d.; Enciclopedia Italiana, VI, pp. 175 s.