BELLI (Bello, Del Bello), Giulio
Nacque intorno al 1570 a Capodistria, da antica famiglia, onorata per incarichi pubblici e distinta da una notevole vocazione letteraria. Negli anni compresi fra il 1584 ed il 1588 attese agli studi nella città natale. Da Bartolomeo Lentulo e da un Niccolò da Vicenza sembra imparasse l'arte retorica. Non ancora ventenne entrò a far parte dell'Accadernia Palladia, la cui direzione, affidata prima al famoso Santorio Santorio, passò nel 1587 a Girolamo Vida (da non confondere con l'omonimo poeta cremonese). Il B. partecipa con assiduità alle discussioni dei giovani palladiani intorno ai problemi d'amore, lasciando una testimonianza della sua sensibilità psicologica nell'orazione Chi di questi due rivali sia più amato, o colui che sarà favorito furtivamente, o quello che sarà favorito pubblicamente?, discussa con Niccolò Manzuoli (futuro autore della Nova descrittione della provincia dell'Istria, Venezia 1611) e stampata per conto della Accademia.
Nel clima di queste esercitazioni umanistiche nascono le prime prove letterarie: un epigramma, stampato insieme con Il Sileno, dialogo di Hieronimo Vida, Iustinopolitano, nel quale si discorre della felicità dei mortali, et si conclude che tra tutte le cose di questo mondo l'amante fruisca solo la vera e perfetta beatitudine humana (Vicenza s. d. [1589], p. 64), i garbati distici in onore del Quirini, gli esametri in lode di un congiunto Ottonello Belli, giureconsulto, futuro ambasciatore di Capodistria a Venezia, autore della satira sulla vita studentesca Lo scolaro (1588) e dell'Oratione al serenissimo M. Antonio Memmo per la esaltazione sua al principato di Venetia (1613) e commentatore delle opere di G. Vida.
Fra il 1588 e il 1592 il B. frequentò l'università di Padova. 1 suoi studi giuridici e le sue letture dei classici si accompagnavano ad un interesse fortissimo per i fatti storici e ad unesperienza viva delle cose e degli uomini di vari ambienti e nazioni. Particolarmente fruttuosi furono i vincoli di amicizia con gli studiosi polacchi e tedeschi che egli strinse a Padova.
Dopo aver conseguito il dottorato utriusque iuris nel 1592, il B. si trasferì a Roma (vi risiedette sicuramente dal 1595), dove ebbe l'occasione di approfondire la sua cultura letteraria e filosofica, essendo in relazione con studiosi insigni, quali Alessandro Borgia, Scipione Cobelluccio, Luigi Lollino, Antonio Querenghi (poeta padovano, amico del famoso poeta polacco M. K. Sarbiewski), e partecipando alle riunioni e ai dibattiti della Sapienza. Erano gli anni in cui Lelio Pellegrini commentava l'Etica aristotelica, mentre Francesco Patrizi esponeva i principî della Nova de universis philosophia e presentava i testi letterari più significativi, soprattutto la Gerusalemme liberata del Tasso.
Nel vario svolgersi dell'attività letteraria del B. è possibile cogliere l'adesione alla corrente tassesca, di cui i primi suggerimenti gli furono offerti ancora dall'Accademia Palladia. Del resto il culto del Tasso era vivo nell'ambiente a lui più vicino: un suo parente Aurelio Belli stava traducendo in latino la Gerusalemme liberata, mentre nel 1585 il citato Girolamo Vida pubblicava la favola boschereccia la Filliria, modellata sull'Aminta.Dopo la morte del Tasso il B. dedicava a Maurizio Cataneo un carme, in cui, elogiando l'eloquenza di Camillo Pellegrino, autore del famoso dialogo in lode di T. Tasso, intitolato Il Carrafa o vero della Epica Poesia, esprimeva il suo compianto per il poeta scomparso.
Durante il soggiorno del B. a Verona, avvenuto in un'epoca imprecisabile fra il 1597 e il 1606, la sua sensibilità retorica e "musicale" si approfondì per i contatti con Alberto Fabriano, direttore dell'Accademia dei Filarmonici. L'insegnamento del Fabriano lascerà un'impronta nelle sue dottrine sulla musica esposte nel trattato Hermes politicus.
Nel 1606 il B. lasciò l'Italia, recandosi in Polonia. È difficile precisare con sicurezza allo stato attuale delle ricerche quali fossero i motivi pratici che lo indussero a scegliere quella terra come prima tappa del suo lungo soggiorno all'estero. Con ogni probabilità, oltre ai favori della corte reale (simili a quelli poco prima concessi al suo concittadino Santorio), egli cercava le condizioni adatte alla sua vera vocazione di scrittore politico. Nonostante i tumulti e le incertezze interne del Regno, la Polonia costituiva, grazie alla libertà politica e alla tolleranza religiosa, un rifugio per molti stranieri e soprattutto per gli Italiani, oppressi dall'atmosfera greve e circospetta della Controriforma. Lo stesso Tasso espresse nel 1593 al suo amico polacco Stanislao Reszka il desiderio di trasferirsi in Polonia per trovare la pace che invano aveva cercata in Italia. È, probabile che sia stato lo stesso Reszka a consigliare al B. il viaggio in Polonia durante il suo soggiorno a Padova nel 1588 in qualità di ambasciatore del re polacco. A stimolare la sua vocazione di scrittore politico influirono in seguito i rapporti con le potenti famiglie dei nobili protettori polacchi: Zamoski, Sapielia e Radziwiłł. È particolarmente significativo il fatto che col soggiorno in Polonia inizia la ricca attività del B., non priva di una certa autonomia rispetto alle teorie ortodosse della Controriforma. Essa appare evidente già nelle prime pagine dell'Hermes politicus sive de peregrinatoria prudentia libri tres (Francofurti 1608) che, in una audace allusione, contengono la difesa di Giordano Bruno (p. 5).
Il trattato, scritto durante i primi due anni del soggiorno in Polonia (1606-07), è dedicato al vescovo di Würzburg J. Echter, rinnovatore dell'università che porta il suo nome. Nel vasto panorama di osservazioni geografiche, economiche, sociali, politiche, etniche e culturali su vari paesi e in particolare sulla Polonia il B. intreccia le sue erudite divagazioni filosofiche, sorrette dalla conoscenza dei greci e latini, nonché alcuni accenni autobiografici, inquadrandoli in una sottile precettistica, volta a definire le qualità dello studioso viaggiatore. Questa felico: e originale trasposizione della precettistica umanistica (cui era caro soprattutto l'ideale cortigiano e cavalleresco) fu sicuramente stimolata dall'ambiente nobiliare polacco, inipegnato nelle discussioni sull'utilità degli studi all'estero particolarmente in voga fra i giovani polacchi. Molte teorie del B. riflettono le opinioni degli scrittori polacchi più illuminati del Cinquecento, quali Modrzewski, Orzechowski, Górnicki e Kochanowski e presuppongono la conoscenza diretta delle loro opere. Alcune sue riflessioni sui dubbi spirituali e sulle loro risonanze psicologiche e sociali si rifanno al dinamismo della filosofia eraclitea: "praesertim de rebus divinis incredibili dissensione perplexas mortalium mentes in furorem adigi, mirandum ac miseranduni est, ut quia incontaminatae religionis lucem pleraeque gentes descruerunt, in truculentas et immanes genus christianum discordias divisis viribus ruat; qua de re contendere, et disputationibus certare, salutari consilio et iure prohibentur quicunique sacrarum literarum mysteria non attigerunt, iuxta Pythagoricum illud Ne loquare de Deo sine lumine". Corrisponde a questa concezione l'uso del latino, lingua del cattolicesimo e della Curia e la sua condanna del particolarismo, e dei pregiudizi nazionali.
Durante il viaggio in Lituania il'13. ebbe modo di osservare personalmente gli effetti benefici di questo superamento degli interessi particolari che era da tempo attuato nell'unione fra la Lituania e la Polonia. Questa unione viene esaltata nella figura del principale eroe dell'Hermes Nicola Cristoforo Radziwiłł, gran maresciallo di Lituania, il quale, convertitosi al cattolicesimo, strinse rapporti col re Sigismondo III in opposizione alle tendenze separatistiche del padre e di alcuni magnati.
Nel 1608 il B. ritornò in patria seguendo questo itinerario: entrato in Germania dal confine orientale presso Francoforte sull'Oder attraversò la Sassonia e seguì il corso del-Meno fino a Wúrzburg e Magonza. A Francoforte attese alla stampa dell'Hermes e strinse relazioni con i dotti tedeschi Hasdall, Hisberg e Vesler.
Intorno al 1609 fu al servizio del cardinale Gallo e nel 1610 diventò segretario del cardinale Dietrichstein, fervido restauratore della Chiesa romana in Moravia. Pur conformandosi apparentemente ai principi ortodossi, le opere politiche, scritte in questo periodo, risentono in pratica di motivi desunti nel clima delle massime machiavelliche. Dopo la prima manifestazione della sua adesione al tacitismo nella traduzione latina del Discorso sopra Cornelio Tacito di S. Ammirato, edita nel 1609 (Scipionis Amirati... Dissertationes politicae sive discursus in C. Cornelium Tacitum, Helenopoli 1609), seguì nel 1610 la versione latina del Tesoro Politico.
La prima edizione della versione latina col testo italiano a fronte venne stampata a Francoforte nell'Anno 1610 sotto lo pseudonimo di Filippo Onorio e con il titolo Praxis prudentiae politicae, hoc est: selectiores tractatus, monita, acta, relationes et discursus... Opus collectum ex italicis cum publicatis tum manuscriptis variis variorum ambassatorum observationibus et discursibus concinnatum... nunc latine simulet italice editum a Philippo Honorio S.M.D., Francofurti, tip. M. Beckerus, 1610. L'opera venne ristampata nell'anno 1617, col titolo Thesaurus politicus, hoc est: selectiores tractatus, monita, acta, relationes, et discursus plurivariam et exquisitam regiae prudentiae, et principum, rerum publicarum, gentiumque documenta suppeditantes, universis prudentiae civilis et politicarum rerum studiosis, quive domi militiaeque cum gloriae et honoris fam a versari, et in magnatum procerumque aulis dignitatem, et in legationibus authoritatem obtueri cupiunt, perutiles et omnino necessarii. Authoribus partim praeclaris et prudentissimis summorum monarcharum, et rerum publicarum oratoribus, partim aliis doctissimis et rerum agendarum expertissimis viris, Editio postrema, Francofurti, I. Fischeri, 1617. Seguirono varie edizioni, complete o parziali delle singole relazioni, spesso attribuite al B. (per es. Relatio Philippi Honorii De Regno Britannico, in T. Smith, De Republica Anglorum libri tres, Lug. Batavoruni 1625; Philippi Honorii De Regno Gallico sive Francico relatio, in Respublica sive status Regni Galliae, Lug. Batavorum 1626; De interregno Poloniae, in Respublica sive status Regni Poloniae, Lug. Batavorum 1627; Relatio de Serenissima Republica Venetorum, con G. Contarini, De Republica Venetorum libri quinque, Lug. Batavorum 1628; Dissertatio: Turcicum Imperium etsi tyrannicum, insuperabile ac perdurabile videri, in Turcici Imperii status,Lug. Batavorum 1630). Il Tesoro politico, condannato dalla Chiesa nel 1605, contiene numerose istruzioni e relazioni diplomatiche, trattatelli e scritti politici vari sulla geografia, la vita sociale, le condizioni demografiche e i sistemi di governo di molti paesi del mondo.
Dopo aver effettuato altri viaggi in Europa (nel 1614 fu a Madrid), il B. diventò nel 1617 "historiarum secretarius" alla corte asburgica. Questo incarico, che si protrasse almeno fino al 1627, gli perrnise di raccogliere un ricco materiale storico, esposto nella sua opera più ponderosa Laurea Austriaca, hoc est: commentariorum de statutu reipublicae nostri temporis, sive de bello Germanico, eiusque causis, intra Divum Matthiam, et Invictissimum Ferdinandum II, Romm.Impp. nec non Fridericum V, Palatinum, aliosque cum Imperii tum exteros Reges Principesque, gloriose vincente Aquila Caesarea, gesto, libri XII, Francofurti 1627 (attribuita talvolta a un Niccolò Belli, il cui nome compare nella versione tedesca dell'opera stampata sempre a Francoforte nel 1625, 1626).
Nato nell'atmosfera dell'assolutismo asburgico, il libro ne risente il peso nella parte elogiativa in onore di Ferdinando II, di vari principi ed elettori austriaci e di altri regnanti fautori della Controriforma. Cionondimeno esso costituisce una fonte importante per la storia europea degli anni 1617-1627 e del periodo boemo-palatino-valtellinico della guerra dei Trent'anni. La descrizione dei fatti storici contemporanei si basa su documenti quali lettere imperiali, decreti, trattati. Pur mancando espliciti riferimenti autobiografici le esperienze personali dell'autore rimangono vive nella documentata presentazione dei fermenti interni e delle discordie religiose in Boemia, nonché nelle pagine dedicate alla storia della Polonia.
"A rege Sarmatiae ad Galliarum regem destinato", come si leggeva in una epigrafe latina di casa Belli riprodotta dallo Stancovich, il B. passò gli ultimi anni della sua vita in Francia. Morì a Parigi intorno al 1650.
Bibl.: N. Manzuoli, Nova descrittione della provincia dell'Istria, Venezia 1611; J. A. Bose, De comparanda prudentia iuxta et eloquentia civili, Ienae 1678; V. Placcio, Theatrum anonymorum et pseudonymorum, Hamburg 1708, p. 367; M. Foscarini, Della lett. venez, Padova 1752, p. 462; G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, II, 2, Brescia 1760, p. 673; V. Lancetti, Pseudonymia, Milano 1836, p. 139; G. Melzi, Diz. di opere anon. e pseudon., Milano 1848, I, p. 121; II, p. 9; A. Gindely, Gesch. des Böhmischen Aufstandes von 1618, Praga 1878, III, p. 342; P. Stancovich, Biografia degli uomini distinti dell'Istria, Capodistria 1888, II, pp. 228 s.; K. Estreicher, Bi-bibliografia polska, wiek XV-XVIII, Kraków 1892, XII, p. 452; J. Cella, L'omaggio di Cherso al conte Quirini, in Pagine istriane, IV(1906), pp. 244-261; A. Coreth, Osterreich. geschichtsschreibung in der Barockzeit, Wien 1950, p. 85; B. Ziliotto, G. B. capodistriano, in Pagine istriane, VIII (1957), nn. 30-31, pp. 40-42; IX (1958), n. 32, pp. 26-35; I. Mamczarz, "Studiosus peregrinus" e le sue tradizioni italo-polacche, in Studi in onore del Prof. M. Brahmer, Warszawa, in corso di stampa; J. F. Michaud, Biogr. univer. ancienne et moderne, IV, p. 114.