BRANCA, Giulio
Nato a Cannobio il 13 dic. 1850 da Ludovico, avviato all'arte dallo scultore cannobiese Bergonzoli, frequentò all'Accademia di Brera la scuola del nudo e quella di scultura di G. Strazza. Ebbe i primi successi con il Monello di campagna alla Esposizione di Vienna del 1873, il Luigi XVII a quella Universale di Parigi del 1878 e la Rosmunda al banchetto di Alboino, esposta a Torino nel 1880 e premiata alla Esposizione internazionale di Amsterdam del 1883 (oggi a Blevio in raccolta privata). Del 1894 è l'Ave Maria di ispirazione milletiana, presentata con larghi consensi alla seconda Triennale di Brera (Milano, Galleria di Arte Moderna). Nel 1898, a Torino, espose l'Addio dello spazzacamino, nel 1906 alla Esposizione universale di Milano la Voce della coscienza, che suscitò gli entusiasmi di Raffaello Barbiera (Milano, Galleria di Arte Moderna); alla Triennale di Brera del 1915 il Ciceronis finis. Morì a Milano il 28 febbr. 1926.
Alle opere più note si possono aggiungere numerosissime altre (le sculture del B. si calcolano a circa quattrocento): monumenti commemorativi, monumenti funerari e bustiritratto. Fra i primi ricordiamo il monumento patrio 27-28maggio 1859 a Cannobio, del 1884; quelli al senatore A. Giovanola, del 1887, nel palazzo municipale, e a Giovanni Branca, del 1911, nella piazza di Cannobio; il monumento a monsignor Luigi Vitali, a Bellano, del 1915. Tra i monumenti funerari: quelli a Zaccheo (1885), Zoppi (1898), Borlotti (1899), a Cannobio; quelli a Giovanni Norsa (1881) e a Carlo Rossi (1887)nel Monumentale di Milano. Del 1888 il monumento al Figlio morto infante, che suscitò scalpore nelle cronache del tempo per avervi il B. raffigurato un angelo privo di braccia che stringe tra le ali il bambino morto.
I busti-ritratto sono tra le cose più solide del B.: da quello giovanile della Madre nel cimitero di Cannobio a quelli di A.Stoppani del 1892 (Milano, Museo di Storia Naturale), di A.Verga del 1903 (Milano, università), di A. Bazzini e G. Coronaro nel Conservatorio di musica G. Verdi, di G. Ascoli nel palazzo Landriani a Milano.
Il B. prese anche parte, in seguito a concorso, ai lavori di completamento di quell'alta parete muraria del duomo di Como rimasta per secoli incompiuta al di sopra delle falde del tetto della navata minore, scolpendo tra il 1897 e il 1900, in marmo bianco di Musso, i due telamoni-doccioni nel cornicione sopra il broletto e i quattro nel cornicione superiore della navata centrale, e inoltre alcune buone figurette della guglia sopra il broletto, delle quattro superiori e di quelle abbinate sopra la sacrestia dei canonici. Partito dai modi dello Strazza, padrone di un onesto mestiere, il B. non va oltre un tranquillo verismo illustrativo che attinge con gusto eclettico le proprie sorgenti di ispirazione.
Bibl.: Necrologio, in L'Illustraz. ital., 7 marzo 1926, p. 282; L'Espos. ital. del 1881 in Milano, Milano 1881, p. 89; Gazzettino artistico letter. di Firenze, 1º ag. 1881 (n. 5); L. Chirtani, in Natura e arte, II (1893-94), p. 299; S. Becchia, in Esposizioni riunite di Milano, 1894 (disp. 13); Arte illustrata, II, agosto 1896, n. 20; Rassegna popol. illustrata, 1898, n. 17; P. De Luca, Piccoli profili di artisti, in Natura e arte, XIII (1903), n. 4, p. 219; C. Morro, in La Revue moderne (Parigi), 25 luglio 1914; N. Bazzetta, in Gazzetta di Novara, 18 nov. 1916; P. Svanellini, Lo scultore G. B. di Cannobio, Vercelli 1926; A. Mezzetti, L'acquaforte lombarda nella seconda metà dell'800, Milano 1935, p. 151; F. Frigerio, Il duomo di Como e il broletto, Como 1950, p. 405; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, IV, p. 524.