CERADINI, Giulio
Nacque il 17 marzo 1844 a Milano da Antonio e da Maria Sala e qui compì i primi studi.
Nel 1860 si arruolò nell'esercito garibaldino e partecipò alla spedizione di Sicilia; caduto malato, fu costretto a congedarsi. Nel 1862 si iscrisse alla facoltà di medicina e chirurgia dell'università di Pavia. Nel 1867, mentre frequentava il quinto anno del corso, ebbe modo di mostrare ancora il suo generoso altruismo: in occasione dell'epidemia di colera che infierì diffusamente in Italia, accorse a prestare la propria opera in soccorso dei malati a Divignano e a Varallo Pombia, in provincia di Novara. Ne ebbe in ricompensa una piccola somma che in parte volle che fosse elargita tra i poveri dei due comuni, in parte utilizzò per l'acquisto di vecchi e preziosi testi latini, dei quali avrebbe più tardi fatto dono alla Biblioteca Vittorio Emanuele di Roma. Trasferitosi per ragioni familiari a Palermo nel 1868, in quello stesso anno vi conseguì la laurea.
Tornato a Milano, nel 1869 cominciò a frequentare l'Ospedale Maggiore e contemporaneamente intraprese, presso la scuola veterinaria, una serie di esperimenti sulla morte per sommersione, che alcuni anni più tardi descrisse in una pubblicazione. Usufruendo di un posto di perfezionamento all'estero, che aveva ottenuto per titoli, tra la fine del 1869 e i primi mesi del '70 fu a Heidelberg, nell'istituto di fisiologia diretto da H. L. F. von Helmholtz: nel semestre ivi trascorso pubblicò una breve e pregevole nota, Meiokardie und Auxokardie, che doveva rappresentare la base delle sue successive ricerche sulla fisiologia cardiaca. Per consiglio dello stesso Helmholtz si recò poi a Lipsia, presso l'istituto di fisiologia di C. F. W. Ludwig, ove si trattenne per due anni e mezzo, fino alla fine del 1872.
Sulla formazione scientifica del C. influì profondamente il contatto con i due illustri studiosi: Helmholtz, che aveva avuto il merito di individuare e illustrare le connessioni tra le discipline fisico-matematiche e quelle biologiche, e Ludwig, cui la fisiologia era debitrice dell'introduzione dei metodi della meccanica nello studio del funzionamento degli organi, perfettamente analizzati con rigorosa tecnica morfologica. Naturalmente disposto verso gli studi fisici, in particolare verso la meccanica (figlio di ingegnere, era anche fratello di un ingegnere, Cesare, che sarebbe poi divenuto direttore della scuola di ingegneria di Roma), il C. affrontò argomenti di fisiologia che prospettavano particolari problemi meccanici: sotto la guida e l'affettuosa assistenza del Ludwig, cui doveva rimanere legato da cordiale e mutua amicizia, effettuò numerose ricerche sul meccanismo della circolazione del sangue e della respirazione. L'unica pubblicazione di questo periodo, Il meccanismo delle valvole semilunari del cuore, rivela chiaramente le attitudini e i metodi del C.: lo studio sperimentale di alcune leggi idrodinamiche, quindi l'accurata osservazione, eseguita per mezzo di un ingegnoso apparecchio da lui ideato (speculum cordis) dei lembi valvolari in tutte le loro posizioni e in tutti i loro movimenti, rappresentano in questo lavoro i vari elementi presi in esame nel tentativo di spiegare secondo un concetto unitario i fenomeni indagati. L'opera, la cui parte sperimentale è preceduta da notizie storiche, pur non contenendo alcuna vera scoperta, rappresenta comunque un notevole contributo, per ricchezza di informazioni e rigore di metodo, alle conoscenze sulla fisiologia del cuore.
Rifiutato il posto di assistente offertogli da J. N. Czermak presso il proprio laboratorio di Lipsia, nel 1873 il C. tornò in Italia: dopo un breve periodo trascorso a Firenze nell'istituto di M. Schiff, ove venivano effettuate soprattutto ricerche di neurofisiologia per le quali non si sentiva attratto, nell'ottobre dello stesso anno fu nominato professore ordinario di fisiologia nell'università di Genova. L'attività didattica che qui intraprese doveva mettere in luce un aspetto singolare della personalità del C.: sebbene dotato di facile e piacevole eloquio e di salda preparazione, egli aveva timore di parlare in pubblico, così che ogni lezione diveniva per lui fonte di angosciosa inquietudine. Tuttavia, nella esposizione e nella difesa delle proprie idee faceva mostra di uno spirito polemico talvolta eccessivo e mal tollerabile, che lo rendeva poco gradito ai suoi ascoltatori.
Nell'università di Genova mancavano veri laboratori e attrezzature idonee alla sperimentazione, e il C. si vide costretto a interrompere quelle ricerche di meccanica circolatoria e respiratoria per le quali si sentiva particolarmente disposto. Egli si dedicò allora a un'accurata indagine storico-bibliografica sulla scoperta della circolazione del sangue, che espose con dovizia di particolari in una monografia edita a Genova nel 1875 (Qualche appunto storico-critico intorno alla scoperta della circolazione del sangue) e a Milano nel '76 (La scoperta della circolazione del sangue): in essa il C., sulla scorta di un rigoroso studio critico di numerosi documenti e testi, attribuì alla scuola padovana e ad Andrea Cesalpino la priorità, nei confronti di W. Harvey, della scoperta della circolazione del sangue. Questo suo scritto, che tra l'altro lo rivelava inaspettatamente come eccellente studioso di storia della scienza, ebbe subito una vasta diffusione e non mancò di suscitare le più disparate reazioni. In particolare, due tedeschi, il teologo di Magdeburg H. Tollin e il fisiologo di Jena W. T. Preyer, insorsero violentemente contro il C., sostenendo in una serie di pubblicazioni che il primo a intuire il processo della circolazione era stato M. Serveto e definendo plagiario del Serveto l'italiano R. Colombo, maestro del Cesalpino. Era quanto occorreva per accendere lo spirito battagliero del C., che replicò con una pubblicazione di notevole mole, a carattere chiaramente polemico, nella quale non solo difese con valide e documentate ragioni la propria tesi, ma mise in rilievo la scarsa attendibilità delle malfondate argomentazioni del teologo tedesco, che giunse a definire - con un'ironia quanto meno inusitata e di dubbio gusto nelle dispute scientifiche - sacerdosgloriosus (Difesa della mia memoria intorno alla circolazione del sangue contro l'assalto dei signori H. Tollin teologo di Magdeburg e W. Preyer fisiologo di Jena, e qualche nuovo appunto circa la storia della scoperta medesima, Genova 1876).
La questione della priorità della scoperta della circolazione del sangue è stata a lungo oggetto di discussioni e polemiche soprattutto tra gli autori italiani, che la attribuiscono a Colombo e a Cesalpino, e quelli anglosassoni, secondo i quali tale merito spetta invece a Harvey. La disputa si è trascinata per lungo tempo, indubbiamente con scarsa obiettività da una parte e dall'altra; ancora negli anni Venti apparvero in proposito scritti e repliche vivaci, anche se di tono pacato e garbato, dell'inglese D. F. Harris e dell'italiano G. Bilancioni. La questione è tuttora intricata e non interamente risolta, ma è certo che se l'Harvey dette la dimostrazione e il primo preciso schema della circolazione nell'uomo, fu il Cesalpino a introdurre il termine "circolazione" per indicare il movimento del sangue che aveva intuito avvenire dalla via arteriosa a quella venosa passando per il cuore. A sostegno delle tesi difese con tanto ardore dal C. basterebbe ricordare che il Cesalpino pubblicò a Venezia nel 1593 la sua opera Quaestionum peripateticum, libri V, mentre quella dell'Harvey, Exercitatio anatomica de motu cordis et sanguinis in animalibus, vide la luce a Francoforte nel 1628; e che uno scrittore del Lincolnshire contemporaneo dell'Harvey, H. Stubbe, sostenne nel suo scritto Legends no histories..., pubblicato a Londra nel 1670, che con molta probabilità il medico inglese aveva concepito la nozione della circolazione sulla scorta delle scoperte dell'anatomista italiano.
Impossibilitato per mancanza di mezzi a svolgere ricerche di fisiologia sperimentale, per la già ricordata limitazione dell'università genovese, il C. decise di indirizzare in altro settore di indagini la sua particolare attitudine alle applicazioni della meccanica. Fattosi sostituire nell'insegnamento, alla fine del 1879 cominciò a studiare la possibilità di realizzare un sistema di sicurezza automatico per evitare gli scontri ferroviari. In pochi anni ideò una serie di apparecchi che erano denominati "block", basati sul principio di dividere la linea in sezioni di lunghezza variabile a seconda della frequenza dei treni che la percorrono, e di fare in modo che nessun convoglio possa entrare in una sezione se il precedente non l'abbia abbandonata. Gli apparecchi elaborati dal C., automatici e semiautomatici, furono sperimentati in officina e sui tronchi ferroviari Milano-Corsico e Genova-Recco; uno di essi, interamente automatico, fu premiato alla prima esposizione internazionale di elettricità di Parigi nel 1881, e un suo modello che aveva partecipato fuori concorso alla prima esposizione industriale italiana di Milano fu acquistato dalla scuola di ingegneria di Roma. Tuttavia nel C. l'inventiva non si accompagnava certo allo spirito pratico: egli non seppe valorizzare né tantomeno sfruttare la sua invenzione, non si adoperò perché gli apparecchi che aveva realizzato venissero adottati dalle ferrovie, e a poco a poco finì per perdere ogni interesse per l'attuazione dei progetti di "block" che gli erano stati richiesti.
Inquieto e insoddisfatto dell'ambiente universitario genovese, sempre più il C. desiderava volgere altrove i propri interessi. Nel 1881 fu chiamato a coadiuvare il commissario Cremona nel riordinamento della Biblioteca Vittorio Emanuele di Roma, ove non poté ricoprire l'incarico di bibliotecario, che già aveva accettato, solo perché i decreti delle nomine del personale non furono poi firmati dal ministro. L'anno seguente, infine, si dimise dal proprio ufficio di professore universitario: libero, allora, dall'angoscioso conflitto interiore tra l'aspirazione alla ricerca sperimentale e l'impossibilità di potervisi dedicare nei laboratori genovesi, si volse completamente alla ricerca bibliografica. Era sua intenzione condurre profondi studi critici sulla vita e sulle opere del Serveto e di Realdo Colombo, riesaminare tutte le scoperte sulla grande e sulla piccola circolazione che avevano preceduto l'enunciato harveyano. Iniziò quindi una serie di ricerche in varie biblioteche italiane e straniere, nel corso delle quali doveva pervenire a un'importantissima scoperta: nel novembre del 1889, esaminando per caso due vecchi mappamondi che si trovavano in una sala della Biblioteca governativa di Cremona, poté dimostrare che erano opera del celebre cartografo G. Mercatore. Preso da un grande entusiasmo per il prezioso reperto, ne iniziò uno studio accuratissimo, che fu all'origine di una nuova pubblicazione: A proposito dei due globi mercatoriani 1541-1551. Appunti critici sulla storia della geografia nei secoli XV e XVI, opera voluminosa e di notevole interesse nella quale il C. trattò di vari argomenti, talvolta non strettamente inerenti alla storia della geografia.
Caduto malato nel '92, due anni dopo, il 24 luglio 1894, il C. moriva a Milano.
Tutti gli scritti del C. furono pubblicati a Milano nel 1906, in due volumi, sotto il titolo: Opere del dr. G. Ceradini. Nel primo sono compresi: Intorno all'azione dei revellenti, pp. 1-30; Progetto di citemaritmo, apparecchio per l'enumerazione dei globuli del sangue, pp. 31-48; Miokardie und Auxokardie, pp. 49-56; La meccanica del cuore, pp. 57-101; Della morte da sommersione e da introduzione d'aria nelle vene, pp. 103-153; Block-sistema automatico, pp. 155-184; Block sistema automatico con nuovo apparecchio a corrente periodica, pp. 185-197; A proposito dei due globi mercatoriani..., pp. 199-598(interrotto per la morte dell'autore). Nel secondo volume sono: La scoperta della circolazione del sangue. Appunti storico-critici, pp. 1-305; Difesa della mia memoria intorno alla scoperta della circolazione del sangue..., pp. 307-436; Il meccanismo delle valvole semilunari del cuore, pp. 437-502; Ricerche critiche ed esperimentali intorno al meccanismo della circolazione del sangue, pp. 503-553.
Fonti e Bibl.: Sulla vita e sulle opere del C. si veda: L. Luciani, G. C., in Archives ital. de biologie (Torino), XXII (1894-95), pp. 312-29; Id., Commem. di G. C., in Bull. d. R. Acc. medica di Roma, XXI(1894-95), pp. 17-26; A. Castiglioni, Il contr. degli Italiani alla fisiologia e alla patol. del cuore, in Nuova Antologia, 1º dic. 1930, pp. 364-377; Encicl. Ital., IX, p. 761, e XXX, p. 686, sub voce Sanguifero sistema. Sulla questione della priorità della scoperta della circolazione del sangue e sull'atteggiamento in proposito del C., si veda: G. Bilancioni, Veteris vestigia flammae. Roma 1922, pp. 199-286; Enc. medica ital., III,coll. 2370 s., sub voce Circolazione.